28. Hypnotize

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Il coraggio è la capacità di confrontare ciò che può essere immaginato.
Leo C. Rosten

A quanto si diceva, la partita svoltasi quel pomeriggio tra Grifondoro e Corvonero era stata spettacolare.
Ginny Weasley aveva segnato più di una dozzina di goal, e Harry Potter, nonostante la pioggia impetuosa che aveva scosso il campo e la scarsa visibilità che questo aveva comportato, era riuscito prontamente ad individuare il Cercatore avversario saettare verso il Boccino d'Oro e a sottrarglielo con una capriola che aveva tolto il fiato a parecchi spettatori. Il corteo dei vincitori, completamente zuppo di pioggia ma esultante come pochi, si era in breve tempo ritirato negli spogliatoi seguiti da un'unica figura stonata; un Ron Weasley particolarmente abbacchiato che, le spalle cadenti e l'aria pensierosa, li aveva seguiti trascinando i piedi nel fango. Le sue parate in verità non erano state fenomenali, quel giorno, e c'era chi non esitava ad attribuire la colpa di quel lieve calo alla notizia che nel giro di poche ore aveva attraversato il castello in lungo e in largo. Il fatto che Ron Weasley e Hermione Granger si fossero lasciati era un titolone degno di Eyes, che non aveva esitato a dar risalto all'avvenimento con tanto di caratteri fosforescenti. I diretti interessati, ovviamente, si erano fatti vedere in giro il meno possibile, seppur per motivi diversi; Ron aveva avuto da prepararsi per la partita e Hermione continuava a ripetere di essere indietro con i compiti.
Eppure, nonostante la loro preoccupazione, entrambi non poterono fare a meno di ringraziare mentalmente i propri compagni di Casa per la loro discrezione; al di là di una lunga serie di occhiate furtive e curiose, nessuno aveva ancora avuto il coraggio di avvicinarsi a uno dei due per chiedere se la notizia fosse vera. Hermione sospettava che fosse stata Ginny a tenerli buoni, ma non aveva molto tempo da spendere in congetture, presa com'era dai compiti e dal rigoroso piano-studio stilato fin dalle vacanze estive. La rottura con Ron e con Malfoy l'aveva illuminata su quanto studiare le fosse mancato. Perdere le giornate sui libri alla continua ricerca di dati, informazioni e curiosità, attorniata dal buon odore delle pergamene nuove e dallo scintillio dell'inchiostro scuro nel calamaio, checché ne dicessero gli altri, era per lei una fonte continua di energia e di tranquillità.
Era stata costretta a saltare la partita pur di concludere in tempo il suo tema di Storia della Magia, ma ne poteva sentire lo stesso tutti gli effetti; la sala comune era adesso zeppa di compagni scatenati e più di una volta, con sommo orrore, Hermione aveva scorto una bottiglia di Whisky Incendiario sfrecciarle accanto. Radio Strega Network spargeva musica sgangherata per tutta la stanza, e i compagni continuavano a discutere della partita a voce così alta che Hermione, nel giro di un paio di minuti, conosceva già a memoria ogni singola azione e fallo e mossa commessi dalle due squadre in combutta. Non le ci volle molto per comprendere che il suo pomeriggio di studio era completamente saltato. Continuava a scrivere senza nemmeno più far caso al senso del suo tema, ostinata com'era a non voler sollevare gli occhi dal foglio. Si trovava seduta ad un tavolo piuttosto nascosto, letteralmente sepolta da alte pile di libri polverosi, eppure aveva come l'impressione che le occhiate incuriosite dei compagni continuassero a premerle addosso. Sapeva che Ron doveva trovarsi a pochi metri di distanza e non aveva il coraggio di constatare se anche lui si sentisse a disagio allo stesso modo.
« Ciao, Hermione ».
Lei alzò lo sguardo, sorpresa. Calì, senza nemmeno chiedere il permesso, aveva accatastato tutte le sue pergamene sulla cima della montagna di libri e le si era seduta accanto. Hermione provò una grande fitta di fastidio; conosceva bene quel sorrisetto pettegolo, e non tardò affatto a indovinare l'argomento di cui la civetta volesse discutere.
« Sì, io e Ron ci siamo lasciati. » Disse in tono definitivo. « E adesso devo leg... »
« Non intendevo chiederti niente di Ron! » Squittì Calì, scuotendo con noncuranza la testa. « Insomma... voglio dire, era già talmente evidente... »
Le dita di Hermione si contrassero sull'impugnatura della penna d'aquila. Una cosa positiva del fatto che Calì e Ginny non si rivolgessero più la parola, era che di conseguenza si riducevano anche le occasioni in cui lei doveva sorbirsi la compagnia delle civette. Hermione si era così abituata a non averle più intorno che adesso anche soltanto la presenza di una di loro era in grado di indisporla.
« E cosa vuoi, allora? » domandò Hermione, cercando di non apparire troppo brusca.
Calì sbatté le lunghe ciglia. « Bè, devi sapere che circolano alcuni pettegolezzi su te e Draco Malfoy ».
La notizia fu in grado di indurre Hermione a staccare gli occhi dal foglio.
« Chi? » Sbottò. « Chi li ha messi in giro? »
Calì si prese del tempo per rispondere, guardandosi intorno, come se godesse nel far restare Hermione sulle spine. Poi si volse con un sorriso angelico. « Bè, ecco... ieri sera Ron è tornato dalla ronda dicendo che eri fuggita via con Malfoy. Io e Lavanda abbiamo pensato a una specie di fuga romantica ».
Se possibile, Hermione perse istantaneamente tutto il suo buonumore. Chiuse il libro con un tonfo. « Non è accaduto niente di tutto questo. Posso assicurarti che io e Malfoy a malapena ci rivolgiamo la parola ».
« Sì, ma per via della recita scolastica passate molto tempo insieme, no? »
Calì esplose in una risatina e la guardò entusiasta, quasi come aspettandosi che anche Hermione sorridesse a sua volta e prendesse subito a confidarsi con lei. Non avrebbe potuto essere più illusa. L'altra era decisamente oltraggiata ed era evidente che trovasse la compagnia di Calì del tutto sgradita.
« Il fatto che io mi sia lasciata con Ron, » disse, rigida e controllata, « non autorizza nessuno di voi a pensare che mi sia buttata subito tra le braccia di un altro. Per quanto mi riguarda, la questione è chiusa ».
Riaprì ancora il libro, infuriata. Calì tuttavia non sembrò infastidita dalla sua reazione; al contrario, il suo sorriso si fece ancora più grande. « D'accordo. Sappi però che i pettegolezzi andranno avanti, e non ci vorrà molto prima che compaia qualcosa anche su Eyes... »
Con un'ultima smorfia sgradevole, Calì si alzò e se ne andò. Gli occhi di Hermione rimasero incollati su righe fresche d'inchiostro che aveva smesso di leggere già da un bel pezzo. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento, era di un pretesto per continuare a pensare a Malfoy. Non ce n'era il minimo bisogno, grazie mille; ormai il suo cervello si adoperava già da solo, in completa autonomia, come se godesse della stessa cattiveria di Calì nell'infastidirla. Hermione ormai si era quasi rassegnata, il che la diceva lunga su come l'argomento continuasse inesorabile a perseguitarla. Era la prima volta che trovava impossibile deviare i pensieri da una certa zona pericolosa. Si era addormentata pensando a lui per poi risvegliarsi, poche ore di sonno tormentato dopo, con il ricordo del suo viso in procinto di baciarla.
Non stai più con Weasley, le aveva detto. Se lo era lasciato sfuggire? Faceva parte del suo piano, di qualche assurda macchinazione tipica della follia di Malfoy?
Hermione si trovava disperatamente a sperare che Malfoy non fosse stato serio. L'idea che lui avesse voluto approfittare della sua rottura con Ron per provarci con lei era qualcosa di troppo inverosimile per poter essere anche soltanto tenuta in considerazione. Era pazzesco, assurdo, qualcosa di troppo idiota perfino per lui. Doveva essere una specie di scherzo, ecco. Per questo stavolta non aveva osato fare menzione di tutto ciò con Ginny; lei tendeva sempre a ingigantire le cose, e Hermione preferiva convincersi che gli strani segnali inviatale da Malfoy non fossero altro che frutto della sua immaginazione.
Fortunatamente, ad interrompere quei pensieri molesti, giunse Harry che si sedette al posto di Calì. Aveva gli occhiali appannati di caldo e i capelli piuttosto scarmigliati.
« Ancora a studiare? » Le domandò, osservando la pila di temi arrotolati. « Non hai finito? »
Hermione scosse la testa. « No... devo trascrivere gli appunti di Pozioni, fare cinquanta centimetri di saggio e leggere questi tre libri entro dopodomani ».
Harry sollevò le sopracciglia in un'espressione da cui Hermione capì che non la invidiava affatto.
« Mi dispiace di non essere venuta alla partita. » Gli disse. « Ma sono contenta che abbiamo vinto ». « Già, non ce lo aspettavamo. » Affermò Harry con gioia. « Di solito i Corvonero riusciamo a batterli solo in finale, è sempre stato più semplice cominciare con i Serpeverde. Malfoy come Cercatore è a dir poco una schiappa, e... »
« Oh, santo cielo! Non riuscite proprio a farne a meno, vero? » Hermione si alzò di colpo, agguantando un paio di libri a caso. « Comincio a pensare che quell'idiota vi abbia scagliato addosso una maledizione! »
« Ma cosa...? »
« Buonanotte! »
E senza aggiungere altro, Hermione radunò tutte le pergamene sotto le braccia e partì diretta su per le scale. Harry la guardò perplesso finché non fu sparita, grattandosi la testa. Si sentì molto impotente. Poi, prima ancora che potesse chiedersi cosa mai avesse detto di tanto grave, si beccò un flash fotografico in piena faccia.
Harry si tolse gli occhiali, le mani premute sugli occhi, mezzo accecato. Non se l'era aspettato, e già vedeva il sorrisetto di Colin ammiccargli dal retro della macchina fotografica. Provò l'impellente istinto di andarsene, magari di correre lontano da lui, e non ne sapeva nemmeno il perché.
« Ehi, Harry? Harry, tutto bene? Scusa, non... »
« Non importa ».
Riaprì gli occhi, sbattendo veloce le palpebre. Colin si sedette subito nel posto appena lasciato da Hermione, aggeggiando con la macchina fotografica. Stava sorridendo compiaciuto.
« Vuoi vedere come sei venuto? Stavolta la tua faccia è un po' più confusa, sembra quasi che tu stia... »
« Ti mancava alla collezione? »
Harry sentì letteralmente sfuggirgli le parole di bocca; il che era strano, perché di solito aveva bisogno di cavarle fuori a forza. Ma stavolta era diverso. Non ne conosceva il motivo, ma era qualcosa che doveva affrontare, in cui voleva vederci chiaro. Intanto, Colin sembrava aver assorbito tutto il suo tono seccato. Già non sorrideva più e lo fissava a sua volta, gli occhi celesti pervasi di incertezza.
« In che senso? » disse svelto.
L'aria da finto tonto irritò ancora di più Harry, ma ne approfittò per assicurarsi che nessuno fosse in ascolto. Quando guardò ancora Colin, qualcosa gli suggerì di parlare con chiarezza. Magari c'era davvero una buona scusa per quell'album fotografico.
« Colin... » tentò con più pacatezza, « cosa ci fai con tutte queste mie foto? »
Le dita di Colin strinsero di più la macchina fotografica. Adesso sembrava vagamente nervoso. Era strano veder dissolto quel sorriso amichevole che di solito aveva stampato sulle labbra.
« Perché me lo chiedi? »
Non era di certo una risposta alla sua domanda, ma Harry, se possibile, lo apprezzò di più di una bugia inventata lì su due piedi. Prese un gran sospiro.
« L'altro giorno... io e Ron siamo venuti in camera tua. Lui ti stava cercando. » Cominciò, e Colin si irrigidì. « Per sbaglio ha rovesciato qualcosa sul tuo comodino, e l'ho visto. L'album ».
Sapeva che Colin aveva capito, e non fu deluso; sembrava scioccato. Arrossì come una fiamma perfino nella penombra della sala comune. Poi parve sforzarsi di trarre coraggio, e ci riuscì; era un Grifondoro, dopotutto. Non guardò più Harry, ma si morse le labbra.
« D'accordo. Mi hai scoperto. » Disse Colin, cogliendo Harry di sorpresa. « Ma non credo che nessun altro qui l'abbia notato, sai. Non mi hanno mai fatto domande ».
« Non è un problema il fatto che tu sia gay » lo tranquillizzò Harry.
Colin incrociò d'istinto il suo sguardo. Harry lesse varie cose in quella espressione, eppure non riuscì ad afferrarne il senso di nessuna. Rimase ad aspettare, paziente, qualcosa che non aveva idea di cosa fosse. Aspettava e basta. Aspettava e rischiava, perché anche Colin aveva rischiato. Poi l'altro si schiarì la voce, il respiro spezzato. « Non... non pensare cose strane. Ho quell'album dal primo anno, e continuo a conservarlo e a riempirlo, ma... » Si interruppe, in difficoltà. « E' sempre stato così. Se ti dà fastidio posso buttarlo via, o rispedirlo a casa ».
« Non... non lo so. Non è necessario » replicò Harry.
Colin parve rincuorato. L'esitazione di Harry lo incoraggiò ad andare avanti. « Bè, non posso farci niente. Forse avrai già capito tutto, ma... ho cercato di farmela passare. Davvero. Ci ho provato, ma ogni volta era sempre più difficile, e quell'album era un modo come un altro per... sai, per avere qualcosa di te ».
Harry si sentì arrossire; distolse subito lo sguardo. Non si era aspettato una confessione del genere.
« Scusa... non volevo metterti in imbarazzo » aggiunse Colin allarmato.
« Non fa niente ».
« Quindi... bè... ci vediamo ».
Ma Colin si era già dileguato prima ancora che Harry avesse potuto aprire bocca per salutarlo.

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