18. Rock your soul

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Ama il tuo sogno, se pur ti tormenta.

Gabriele D'Annunzio


Almeno fino al giorno precedente, Draco Malfoy aveva potuto beatamente ammettere di non soffrire oltremodo di incubi notturni. Ovvio, i sogni sgradevoli erano capitati pure a lui, di tanto in tanto; le vecchie e oscure celle di Azkaban ad agitare il suo riposo di bambino, per poi essere trionfalmente rimpiazzate, qualche anno dopo, da suo padre che lo inseguiva infuriato con un esercito di riccone inglesi alle calcagna. Non che queste ultime avessero mai costituito una grande pena, per lui. Di solito Draco era sempre riuscito a svignarsela, correndo a perdifiato lungo lo sfondo bianco della fastidiosa visione, riuscendo poco a poco a seminare l'orda diabolica che gli urlava alle spalle. Una volta si era perfino divertito a seguito di uno di questi incubi; era accaduto, infatti, che una delle tante pretendenti fosse inciampata nella sottana del prestigioso vestito d'epoca, aggrappandosi al braccio di un'altra che a sua volta aveva afferrato la parrucca della vicina, creando un effetto domino perversamente divertente che aveva consentito al terrorizzato Draco del sogno di arrestarsi, per poi voltarsi a contemplare enfaticamente la massa disordinata di ragazze sconfitte. Poi però si era accorto che Lucius stava ancora in piedi, perciò aveva ricominciato subito a correre.
A quelli che adesso andavano considerati bei tempi, il momento del risveglio si era rivelato tutt'altro che terribile. Draco si era sempre limitato a scuotere un po' la testa per togliersi il ricordo, afferrando la bottiglia più vicina ed inaugurando con essa la felice dimenticanza dei suoi problemi più insormontabili. Eppure stavolta qualcosa era diverso. Non si trattava più di lasciarsi alle spalle un branco di galline inferocite.
Stavolta il suo incubo era ben più minaccioso, e ovviamente non vi era la più piccola possibilità di toccare dell'alcool entro le prime ore mattutine. Scoprì di sentirsi spossato e irritato come pochi; dopo essere a stento riuscito a prendere sonno, infatti, Tiger era caduto dal letto atterrando su un paio di bottiglie di vodka. Il frastuono era stato enorme, e sebbene le imprecazioni dirette al compagno avessero costituito, per un felice istante, la rivincita appropriata per il suo beato sonno interrotto, Draco non aveva sfortunatamente più avuto modo di riacquistarlo. Era stato un rigirarsi incessante nelle coperte fino all'alba, il cuscino scagliato lontano e poi ripreso, le lenzuola allontanate e poi riavvicinate, sbuffi continui emanati ad intervalli di pochi secondi.
Quel maledetto sogno a turbare incessantemente i suoi pensieri irritati.
Belle gambe che ancora sembravano camminare davanti ai suoi occhi.
Seccato, Draco posò la tazza vuota sul tavolo e si sporse disperatamente ad afferrare la caraffa per la terza volta. Fu un cozzare rumoroso di brocche e cucchiaini che attirò ben più di uno sguardo infastidito, ma il Serpeverde in questione, del tutto incurante di qualsiasi cosa non fosse il commovente fiume nero che si riversava nella propria tazza, continuò a proprio agio ad armeggiare con caraffe e boccali tenendoli d'occhio come a sfidare qualsiasi presente a sottrargliele. Dopodiché si attaccò al bordo della tazza di caffè e socchiuse le palpebre in un cipiglio inaspettatamente pacifico.
Blaise e Pansy, seduti di fronte a lui, lo guardavano di sottecchi. L'uno esibiva ancora l'immancabile occhio nero, e l'altra, intenta a sfogliare distrattamente Eyes, aveva già da qualche minuto deciso di fare a meno del caffè, convinta che al suo allungare la mano verso la caraffa Draco avrebbe subito cercato di mozzargliela con il coltello della marmellata. Theodore, di fianco a lui, ruotava il cucchiaino nella tazzina di tè gettando frequenti occhiate all'indirizzo di Daphne; Tiger e Goyle continuavano indolenti ad abbuffarsi di salsicce.
All'ultima goccia di caffè, Draco ritrasse la tazza dalle labbra e per un attimo ne fissò le profondità. Lo zucchero si riversava in granelli chiari sui lati di porcellana e il fondo era ancora scuro della sua miracolosa bevanda. Nero color pece, quasi, un piccolo dipinto circolare di una stanza buia, con un riflettore dorato posto in alto da qualche parte, proprio lì dove non era finito lo zucchero, due gambe belle e sottili che affioravano come petali candidi nell'oscurità...
Fanculo.
Draco allontanò la tazza da sé con un gesto stizzito. Era stato certo che il caffè, almeno quello, non l'avesse mai tradito.
« Sicuro che vada tutto bene? » Gli giunse la voce divertita di Blaise. « Hai una faccia a dir poco atroce ».
« Me lo hai già chiesto quattro volte, Zabini, e come prima ti rispondo di sì. » Sibilò Draco, incrociando le braccia. « Soltanto una brutta nottata ».
« Ma stavolta non c'era nemmeno una ragazza a buttarti giù dal materasso, no? »
« C'era. » Replicò Draco torvamente. « Fidati, c'era. Anche se non la definirei precisamente una ragazza. Diciamo un manico di scopa. Un manico di scopa ben agghindato. Un bel manico di scopa. Una Firebolt di ultimo modello ».
Blaise lo guardava perplesso. Draco, tuttavia, continuò ad apparire pensieroso finché non si accigliò. « No, aspetta, cosa diavolo sto dicendo? Non mi piacciono i manici di scopa. E soprattutto, non quel manico di scopa. Io li odio. Soprattutto quando fanno i saputelli e mi aggrediscono. Stanotte sono stato quasi assalito. Salazar, mi ossessionerà anche sul letto di morte ».
Draco afferrò brutalmente la caraffa e prese a riempirsi la tazza. Blaise aveva gli occhi allargati e Pansy, sconcertata, sembrava pensare che Draco avesse perso del tutto il lume della ragione. Represse una risatina e scambiò uno sguardo allegro con Blaise, che fortunatamente per loro il diretto interessato non riuscì ad intercettare. Intanto, candidamente ignaro del malumore dell'amico, Theodore si era sporto lungo il tavolo in direzione di una certa bionda intenta a rigirarsi una mela tra le dita.
« Buongiorno, Daphne! »
Theo le sorrideva da un orecchio all'altro. Lei si volse lentamente, dedicandogli la minima attenzione concessa dal proprio autocontrollo. Poi si fece altera, raddrizzando la schiena, e fissò ancora la mela.
« Sai, stanotte ti ho sognata. » Continuò lui, falsamente lezioso. « Eri così bella, i capelli color oro che si libravano come farfalle al ritmo de... »
« Taci. » Sbottò Daphne, artigliando la mela. « Non sono stupida. Ieri sera eri troppo ubriaco perfino per ricordarti che esisto ».
Blaise si passò desolatamente una mano sugli occhi, reprimendo una risata. Theodore guardava Daphne ammutolito.
« Ma certo che esisti! Tu sei per me l'aurora, l'unica luce che mi dona la forza di svegliarmi al mattino... »
« Fidati, Nott, se dipendesse davvero da me non avresti tanta misericordia ».
« Adoro il tuo sarcasmo! » Theo le rivolse un pollice all'insù. « Sempre così divertente, la tua dolcezza che si cela dietro a una finta facciata di freddezza, la tua voce musical... ehi!»
Daphne scagliò la mela all'indirizzo di Theo; lui si abbassò velocemente, le braccia a coprire la testa. Il frutto colpì secco uno sfortunato Tassorosso che si volse torvo verso di loro, massaggiandosi la nuca.
« Santo cielo » ridacchiò Pansy, e nello stesso momento Daphne si alzò decisa dal tavolo, il bel volto furente di rabbia, lasciando in tutta velocità la Sala Grande. Theodore seguì la sua sagoma con lo sguardo fino all'uscita, dopodiché, improvvisamente seccato, si voltò di nuovo verso i compagni. Blaise e Pansy lanciarono occhiate svagate tutt'intorno, Draco lo guardava con l'espressione rallegrata di chi assiste a disgrazie peggiori delle proprie, e Tiger e Goyle, presi dalla colazione, sembravano a malapena rendersi conto di dove si trovassero.
« Al diavolo. » Theodore sbuffò nella propria tazza ancora piena. « Poi ha il coraggio di dire che non la considero. Ieri ho buttato via venti minuti da sobrio per leggere poesie da dedicarle ».
« Uno sforzo davvero enorme » commentò Pansy con acredine.
« Vero? E per riconoscimento quasi mi becco una mela in testa ».
Theo posò la tazza e prelevò una fiaschetta dalla tasca. Parte del liquido ambrato che conteneva fu riversata nel tè intatto. Illuminandosi, Draco gli strappò di mano la fiala e la svuotò nella tazza di caffè; Nott rimase per un attimo con la mano ancora sospesa, poi scrollò le spalle e cominciò a bere.
« Di certo questo non è il modo adatto per conquistarla. » Intervenne Pansy, osservando Theo. « Io non vorrei un donnaiolo alcolizzato come ragazzo ».
« Ah, no, non andare a finire in quel discorso. » Il Serpeverde smise di bere e l'ammonì con un'occhiataccia. « Non mi si può chiedere di rinunciare all'alcool. Cazzo, la mia giornata inizia e finisce con lui. E' l'amore della mia vita. E a Daphne evidentemente sta bene così, perché con il suo atteggiamento mi spinge verso di lui. A modo suo, approva ». Blaise ridacchiò piano, e Draco annuì con forza. « Ha ragione. Parkinson, l'alcool e alcuni tipi di ragazze vanno d'accordo più di quanto tu creda. Si beve la sera per non ricordarsi il volto di chi ci portiamo a letto, e a loro sta bene così, perché spesso vogliono la stessa cosa. Ci sono le perfettine che approfittano della nostra sbronza per farsi la scopata della loro vita. Niente legami, nessun ricordo. Scompare ogni nostra traccia e loro sono libere di tornare a incartarsi per i loro fidanzati ufficiali ».
« Te l'ho detto, non è ciò che vuole Daphne. » Reagì Pansy ostinata. « Theodore dovrà cambiare una volta per tutte, se vorrà davvero conquistarla ».
Lui scosse lentamente la testa. « Ascolta, in questi giorni ho provato a fare il gentile. Merlino, le ho regalato anche dei fiori. In cambio non ho ottenuto assolutamente niente. Perché gettare alle ortiche tutta la mia vita per qualcuno che non sa ringraziarmi? »
Theodore trasse a sé una brioche, perso nei suoi pensieri. Blaise osservava l'amico con un ghigno, ma non si espresse sull'argomento; Draco ebbe la netta impressione che fosse la presenza di Pansy ad impedirgli involontariamente di farlo. Era logico che Blaise fosse d'accordo con Theo. In quanto a casini ci andava giù forte; magari beveva di meno, ma Draco non riusciva sinceramente a ricordare com'era la sua faccia senza uno di quei lividi violacei.
In verità non aveva mai capito cosa ci fosse esattamente tra quei due. Blaise e Pansy erano amici fin dal primo anno. Mai una litigata, incollati come orsi ad ogni occasione disponibile, sempre tante parole e tanti sorrisi. Talvolta Draco si era distrattamente chiesto se andassero almeno a letto insieme, ma aveva sempre dubitato di questa possibilità: la loro amicizia sembrava così ingombrante da non lasciare spazio per nient'altro, neanche per il sesso. Lui non si era mai scoperto geloso di un simile rapporto. In verità disprezzava abbastanza le ragazze da limitare i legami con loro alla semplice camera da letto. Forse non era mai riuscito a capirle fino in fondo. Per andare d'accordo con loro ci voleva una sensibilità tutta particolare che Blaise aveva, ma che lui invece non era mai riuscito ad eguagliare. Gli piaceva fingere di comprenderle, sopperendo con grande fantasia i punti oscuri che le contraddistinguevano, ma in verità i suoi ragionamenti erano dettati più da immaginazione che da seria applicazione.
E quanto al costruire un rapporto serio con una di loro, Draco aveva lasciato perdere già molti anni prima. Qualcuna magari aveva tentato di fare un discorso con lui, uno di quelli veri, colmi di riflessioni e sentimentalismi, ma nel giro di un paio di minuti Draco si stava già chiedendo che bisogno ci fosse di parlare così tanto. Così era passato direttamente all'approccio fisico, trovandosi nel suo elemento.
Meditabondo, Draco prese un altro sorso di caffè corretto. Sì, il lato fisico era l'unica cosa che si salvasse nelle ragazze. O nella razza umana in generale. Ecco, se ad esempio non avesse conosciuto già alla perfezione l'odioso carattere della Granger, nel sogno della sera prima l'avrebbe perfino trovata attraente – cosa che, come si stava convincendo già da qualche ora, non era affatto accaduta. E magari non si sarebbe nemmeno fatto scrupoli a cederle, no? Draco rimase assorto a contemplare il manico della sua tazza, rimirandone distrattamente i riflessi lucidi. Darsi subitaneamente dell'idiota parve così semplice da disorientarlo per qualche istante. Almeno a se stesso avrebbe potuto ammetterlo; eccome se l'aveva trovata attraente. La Mezzosangue era stata una vera e propria visione, e lui ancora poteva vedersela davanti agli occhi, camminare con l'eleganza di una gatta su quei tacchi altissimi. Era stato soltanto uno stupido sogno, ma era ancora così vivo da bruciargli nella carne, penetrandogli la mente e i pensieri. Rifletté sulle sue gambe, sul sorriso seducente che gli aveva dedicato, il lento avvicinarsi alle sue labbra. Un bacio mancato che scatenò in lui le sensazioni più contrastanti, le viscere attorcigliate in qualcosa di vagamente sgradevole. Salazar, chi se ne importava. Era un sogno, no? Finché tutto ciò continuava a rimanere nella sua testa, non ci sarebbero stati pericoli. L'importante era non farsi trascinare, o permettere a un certo traditore in mezzo alle gambe di fargli smarrire la bussola della ragione.
Deviando su quei pensieri, Draco tornò presente a se stesso e si scontrò col profilo di Theodore, concentrato a giocherellare con le briciole lasciate dalla sua brioche.
« Secondo me dovresti andarci a letto » annunciò.
Pansy sgranò gli occhi; Blaise e Theo sbatterono le palpebre in sincrono, quest'ultimo ancora più stupefatto. « Per la miseria, Draco, non ci sto forse provando da anni? »
Draco fece una smorfia. « Tu non ci stai provando, Theo, stai mendicando. Le ragazze sono meno delicate di quel che vogliono farci credere. Se davvero lo vuoi, falle la proposta diretta. Se ti dice di no, passa all'attacco. Nell'ipotesi che credo io, cederà subito, anche se in caso contrario ti converrà tornare al metodo di partenza ».
« Wow. » Pansy era scettica. « E' questo il tuo mirabolante segreto? Sbattere al muro e ficcare la lingua in gola? »
« E' il desiderio erotico più ricorrente, Parkinson. » Draco le sorrise angelico. « La passione spalanca più porte di una poesia zuccherosa ».
« Solo le porte che interessano a te, vorrai dire ».
« Una cosa per volta. » Lui continuò a sogghignare. « Tutte quante si sono perdutamente innamorate di me dopo... »
« Ma per favore. » Pansy lo mise a tacere con un'occhiataccia. « Tu che ti vanti di capire così bene le ragazze, Draco, dovresti sapere che niente le irrita di più che udire la lista delle vecchie conquiste ».
« Infatti tiro fuori la lista soltanto con quelle che non ambisco a conquistare ».
« Touché. » Intervenne Blaise, stroncando la replica della ragazza. « Adesso piantatela, sono sveglio soltanto da mezz'ora ».
Pansy e Draco si squadrarono per un attimo, minacciosi, prima di tornare alle precedenti occupazioni. Lei riprese a sfogliare Eyes e Draco finì per l'ennesima volta il suo caffè. Theodore fissava il vuoto meditando sulle parole dei compagni, e cosa ancora più insolita, anche un'altra persona sembrò aver subìto gli effetti dei consigli di Draco.
Avendo mollato la salsiccia già da qualche istante, Goyle si era fatto bizzarramente pensieroso. Poi si girò esitante verso Millicent Bulstrode, ancora indecisa se seguire Daphne fuori dalla sala o attendere il suono della campanella. Cominciò a stuzzicare distrattamente un angolo del giornale. Poi si accorse dello sguardo di qualcuno puntato su di sé e intercettò quello di Goyle.
Lui trasalì, agitato. Poi sembrò farsi coraggio. Si passò lentamente la lingua sulle labbra.
Meno di un istante dopo, Millicent si era già scaraventata fuori dalla Sala Grande.

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