22. Feel

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Ciò che è irritante nell'amore è che si tratta
di un crimine in cui abbiamo bisogno di un complice.

Charles Baudelaire

Il mattino successivo, Hermione Granger si destò con la raffinata orchestra musicale offertale dai sonori rombi emessi dalla bocca spalancata di Lavanda.
Tirò su la testa arruffata, trafitta dalla pioggia di luce viva che la finestra riversava sulle pieghe delle lenzuola accartocciate; poi sporse il braccio al di là della falda bordeaux che pendeva dal baldacchino, decisa, e urtò un candelabro che andò dritto a fracassarsi sul pavimento. Qualcuno mormorò « Silencio » poco distante. Hermione, che si era già chiusa entrambe le mani sul volto in un cipiglio esasperato, dischiuse lentamente un paio di dita.
In prossimità dell'adesso assolutamente silenziosa sagoma russante di Lavanda, la chioma rosso fiamma di Ginny risaltava così vivacemente da far apparire sbiadita la coperta cremisi sulla quale stava distesa – le punte a solleticare la pergamena su cui aveva appena smesso di scrivere e la bacchetta ancora puntata sull'altra compagna.
« Scusa. » Disse subito la giovane Weasley. « E' che, insomma... io ci ho fatto l'abitudine ».
L'espressione di Ginny era un tale misto di nervosismo, spavalderia e finta ingenuità che Hermione, mentre si tirava su a sedere con gli occhi ancora impastati dal sonno, ebbe quasi l'impressione di rivedere Ron fronteggiarla come la sera precedente. Le distanze erano le stesse, il colore di capelli pressoché identico, come medesimo era il modo in cui entrambi, fratello e sorella, muovevano frettolosamente lo sguardo tutt'intorno alla stanza nel sentirsi osservati. Ginny arricciava distrattamente l'angolo della pergamena nello stesso gesto che Ron, qualche giorno prima, aveva ripetuto sul tema degli Incantesimi di Memoria. Hermione sentì il cuore sprofondarle come un macigno che le occupava tutto lo stomaco, quasi come ad impedirle di alzarsi da quel materasso.
« Sei arrabbiata? »
Alzò ancora gli occhi su Ginny. La risposta arrivò senza che dovesse pensarci. « No, non lo sono ».
« Sicura? » Chiese l'altra in fretta, la fronte aggrottata. « Ieri sera non hai reagito molto bene. Te ne sei andata dopo pochi minuti ».
La sua ricerca di aria fresca non doveva essere passata inosservata, allora. Peccato che qualche istante dopo si fosse trovata invischiata in un clima decisamente più caldo, lo stesso calore che le aveva impedito di acquistare sonno a festa terminata, portandola a rigirarsi incessantemente nelle coperte fino a notte inoltrata.
Hermione si trovò meccanicamente a stringere i bordi delle lenzuola, lo sguardo abbassato e assorto.
Ricordava tutto, ogni minimo particolare. Il suo odore, la pelle calda a contatto con la sua guancia. Quelle brevi risate al suo orecchio – suoni che le giocavano intorno, senza più deriderla, senza più schernirla. L'aria leggera che per la prima volta aveva respirato insieme a lui, priva di tensione e di pensieri. Era stato come addormentarsi tra lenzuola fresche e confortevoli, abbandonarsi alle lusinghe di illusioni ingannevoli come lo stato in cui Malfoy si era trovato al momento. Lui probabilmente non avrebbe ricordato niente, ma lei, Hermione, non poteva bearsi della sua stessa condizione; ed era come se quelle labbra continuassero a sfiorarle il volto, le guance che si arrossivano al rimando involontario di lui – il Draco Malfoy meno Draco Malfoy con il quale si fosse mai trovata a che fare. Deglutì impercettibilmente. Se possibile, il macigno dentro di lei accrebbe di due volte il suo volume.
« Senti, mi dispiace per il festino. » Sbottò Ginny precipitosamente, interpretando la pausa di Hermione come un silenzio risentito. « Forse avrei dovuto chiedertelo prima, ma sai, pensavo – o meglio, speravo – che ti fossi un po' ammorbidita. Che avresti approvato ».
« Non importa, davvero, te l'ho detto. » Fu la pronta replica di Hermione, che si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. « Con tutto quello che è successo, la festa in sé è l'ultima cosa di cui dovrei preoccuparmi ».
Come previsto, Ginny raddrizzò le spalle. « Parli di Ron? » Si lasciò sfuggire, per poi farsi inaspettatamente esitante. « Voglio dire... »
« Ti ha detto qualcosa? »
Hermione continuò a fingersi perfettamente tranquilla, nonostante, al di sotto del pigiama, il cuore avesse preso a tamburellarle a ritmo a dir poco preoccupante. Si aspettava notizie del tutto pessime. Ginny però scosse la testa. « No, non ci ho parlato. Ma ti ho vista uscire dal dormitorio, e lui è sceso subito dopo di te... ho immaginato che aveste avuto una discussione ».
« Magari. » Sbottò Hermione, aspra. « Come al solito Ron si è dimostrato del tutto incapace di mettere in fila due parole di senso compiuto. Mi credi, Ginny, se ti dico che non ho la minima idea di cosa sia successo? » Si sentì d'un tratto infervorata. « Mi ha chiesto di seguirlo su nel dormitorio, ma evidentemente sul momento gli è mancato il coraggio di dirmi qualcosa. Io ero... bè, non mi sentivo molto bene. E il fatto che lui non riuscisse ad essere sincero con me mi ha mandata fuori dai gangheri. Gli ho fatto capire che non deve sforzarsi di fare il fidanzato se non è quello che vuole veramente. Lui è rimasto a guardarmi senza dir nulla. Allora me ne sono andata ».
Il respiro di Hermione era ormai accelerato e la voce spezzata di collera.
Era buffo che soltanto in quel momento – ancora infilata nel letto, con i capelli inevitabilmente sconvolti dal dormiveglia agitato, Lavanda che russava a bocca aperta a qualche metro di distanza e Ginny a fissarla ad occhi spalancati – si rendesse conto, a dispetto di ciò che aveva appena detto, di come fossero realmente andate le cose. Non era stato altro che un fallimento, l'ennesimo. Un altro tentativo andato a vuoto nello sforzo di sistemare le cose, trovare un confronto, comprendersi, arrivare ad una soluzione. L'ennesima prova schiacciante di quanto lei e Ron fossero distanti – estranei l'uno con l'altra.
« Cosa? » Ginny era orripilata; si rizzò a sedere e guardò Hermione con tanto d'occhi. « Stai scherzando. Dimmi che mio fratello non è stato così idiota ».
Hermione imbastì una smorfia scettica. L'altra si fece ancora più stupita.
« Deve essere soppresso. » Disse Ginny convinta. « Sono anni che cerco di convincere la mamma, Ron è un inutile spreco di spazio, ma... »
Calì si avvolse rumorosamente tra le lenzuola. Hermione scoccò all'altra un'occhiata allarmata, e quando parlò, la sua voce era bassa e concitata. « Si è comportato da perfetto codardo. » Commentò, assorta. « Anche se forse avrei dovuto aspettarmelo; nemmeno con Lavanda ha avuto il coraggio di rompere. Ha atteso che prendesse lei l'iniziativa. Probabilmente ha intenzione di fare la stessa cosa con me ».
« Quale sarà la tua prossima mossa, allora? » domandò Ginny, indagando sulla sua espressione.
Hermione esitò un momento, prendendosi del tempo nell'abbottonare una manica del pigiama. « Non saprei. L'ultima cosa che ho intenzione di fare è dargli ancora soddisfazione. Affrontare di nuovo il discorso, d'altra parte, nemmeno a parlarne... Pensa, Ginny, sette anni! » Esclamò, guardandola. « Più cinque mesi di fidanzamento buttati via in questo modo! Soltanto Ron sa quanto io l'abbia aspettato, quante energie abbia sprecato per indurlo a darsi una mossa con me. E adesso è finito tutto quanto, all'improvviso. » Hermione sentì gli occhi bruciarle. « Non riesco ancora a rendermene conto ».
Cadde un silenzio inframmezzato dai lievi rantoli assonnati di Calì. Ginny era rimasta senza parole, ma parve riflettere per un istante prima di aprir bocca. « Mi dispiace. » Disse, sincera. « Ma Ron è troppo immaturo per stare con una come te, l'ho sempre detto. Non credo nemmeno che sia pronto per una storia seria ».
« E' stato lui a chiedermi una storia seria! » Sbottò Hermione in un sussurro un po' più alto. « Ti prego di non credere che io lo abbia costretto a fare qualcosa che non voleva ».
« Ehi, non ho detto questo. » La interruppe Ginny, serafica. « Immagino solo che nemmeno Ron si sia reso conto a cosa stesse andando incontro. Ha fatto il passo più lungo della gamba, ecco – o più semplicemente, ha tentato di portare a compimento qualcosa che il suo misero cervellino non poteva nemmeno sperare di... »
« Ho incontrato Malfoy ».
L'affermazione era sorta così spontanea che Hermione stessa si stupì della propria leggerezza. Si era detta e ridetta, la sera prima, di portarsi quell'avvenimento nella tomba; ma erano stati sufficienti i ricordi impetuosi di qualche istante prima per renderle viva la necessità di parlarne con qualcuno, scoprire come un occhio esterno avrebbe valutato la vicenda. Intanto, Ginny si era come illuminata. Guardava Hermione a occhi ormai spalancati. « Per incontrato, intendi... »
« Per caso. » Spiegò l'altra precipitosa, già pentita di essersi avventurata nel discorso. « Sai, durante la festa di ieri. Dopo aver discusso con Ron sono uscita fuori dalla sala comune... e c'era lui in corridoio, con il suo amico Nott. » Hermione sentì il sangue bollente riscaldarle le guance. « Erano ubriachi, molto ubriachi. Poi Nott è sparito, Malfoy mi ha vista e... »
Sentì che la voce le si era incastrata in gola. Ginny aveva smesso di respirare già da mezzo minuto.
« E...? » Ripeté, impaziente. « Cosa è successo? »
« Bè, era completamente sbronzo. » Continuò Hermione, in tono quasi ragionevole. « Ovviamente non si rendeva conto di quel che faceva, dubito che quando si sveglierà sarà in grado di ricordare qualcosa. Comunque, ecco, mi ha abbracciata... »
Ginny spalancò la bocca.
« E mi ha dato un bacio sulla guancia » concluse Hermione in fretta, decidendo con saggezza di sorvolare sulle sensazioni contrastanti che l'avevano posseduta in quel momento.
Ciononostante, Ginny era assolutamente emozionata. Gli occhi le brillavano. « Malfoy ti ha baciata? E tu? »
« Io l'ho spinto via, naturalmente! » sbottò Hermione, scandalizzata. « Cioè, ecco... »
Esitò, sostenendo a fatica gli occhi penetranti di Ginny. L'amica sembrava leggerle in piena faccia l'unico dettaglio che Hermione aveva avuto ferma intenzione di nascondere. Sbiancò, e poi arrossì di nuovo, incrociando le braccia. « Insomma, cosa c'è? »
Ginny inarcò un sopracciglio. « Avanti. La tua espressione dice tutto, Hermione ».
« Sarebbe a dire? »
Com'era possibile che quando c'era di mezzo Malfoy, non ci fosse verso di stare tranquilli?
Ginny sbuffò, spazientita, con gli occhi scuri che mandavano lampi. « Dì la verità. E' riuscito a baciarti ».
« No! » Boccheggiò Hermione, in tono così acuto che Calì, poco distante, si mosse nervosa tra le coperte. « D'accordo, ehm... l'ho morso ».
Ci fu un istante di silenzio. Ginny pareva essersi sgonfiata, ma continuava a guardare Hermione interdetta, come meditando su quella rivelazione totalmente inaspettata. « Un morso? » Ripeté lentamente; poi le sue labbra si arricciarono maliziose. « Però è... sexy ».
Hermione finse di non aver sentito, prendendo a tormentarsi le mani. « Pensi... pensi che possa essere considerato un tradimento nei confronti di Ron? Voglio dire, io non ho praticamente colpa, dal momento che ha fatto tutto Mal... »
« Hermione, chi se ne frega di Ron? » Esplose Ginny, poi scivolò dal suo letto e atterrò in un salto su quello di Hermione. « Chissà cosa sarebbe accaduto, se tu non lo avessi fermato! »
Una brusca immagine prese luogo nella mente di Hermione. Improvvisamente il ricordo di quelle labbra si fece più caldo, e si sparse scottante nell'oscurità di quel corridoio, fin dentro la sua bocca, scivolando nell'abbraccio che l'aveva unita a lui. Arrossì furiosamente, sentendosi d'un tratto molto arrabbiata. « Non è questo il punto! » Proruppe. « Il fatto è che la mia situazione con Ron... »
« Ti è piaciuto? »
« Ginny! »
« Andiamo, Malfoy non è un brutto ragazzo. » Continuò l'altra, sorridendo da un orecchio all'altro. « Antipatico quanto vuoi, d'accordo, ma il lato estetico non è da buttare via ».
« Non sono il tipo di ragazza che si lascia ammorbidire dal lato estetico. » Enunciò Hermione con grande dignità, incrociando torva le braccia. « E Draco Malfoy ha difetti così spregevoli da subissare inevitabilmente la sua ipotetica bellezza ».
« Però ti ha colpita, secondo me. » Suggerì Ginny, astuta. « Altrimenti non me ne avresti nemmeno parlato, giusto? Oddio... è forse possibile che Malfoy risvegli in te gli ormoni che Ron aveva mandato in letargo? »
Hermione si sentì pungolata. « Assolutamente no. Se non fosse stato per il timore di essere stata scorretta nei confronti di Ron, avrei dimenticato questo incontro come se niente fosse ».
« Ma te e Ron non vi eravate lasciati? » insinuò Ginny, con il tatto di un elefante in una cristalleria.
« Sì! Bè... oh, non lo so! » Disse Hermione stancamente. « La situazione è troppo complicata. Sarebbe folle trarre conclusioni adesso ».
« Quindi ancora un po' ci speri. » Il tono di Ginny era forzatamente naturale, mentre la guardava con attenzione. « Che Ron si faccia di nuovo avanti, intendo ».
Hermione non rispose, le labbra socchiuse che si congiunsero l'istante successivo. Stavolta non aveva idea di cosa dire, né di cosa fosse più lecito pensare – o sperare. Rimase, meditabonda, avvolta nella sua coperta scura, impigliata in una fitta rete di pensieri contraddittori e controproducenti.
Ginny la guardò inespressiva prima di scendere dal letto, raggiungere di nuovo il proprio e chinarsi sulle pergamene scritte. Intinse la penna nell'inchiostro e cancellò un paio di righe, accingendosi ad aggiungere quel nuovo evento alla storia. Ginny però sapeva che avrebbe risparmiato di integrare le ultime battute di quella conversazione; poiché era evidente, dallo sguardo nostalgico di Hermione, che Ron le avesse lasciato una ferita più profonda di quanto il suo romanzo avrebbe potuto sopportare.

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