35. This is the night

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Chi ha pazienza può avere ciò che vuole.

Benjamin Franklin

Hermione strinse i denti. La testa le doleva proprio come se tanti piccoli sassolini, tenaci e fastidiosi, continuassero a colpirla a ripetizione. Allargò piano le braccia, assicurandosi di tenere la schiena ben dritta; rilassò le spalle e oscillò un po' sulla gamba destra, strofinando il piede sul pavimento per ristabilire l'equilibrio. Un lungo e sentito sospiro le scappò dalla fessura delle labbra. Attese qualche istante, senza quasi più respirare, nella quiete quasi intatta del dormitorio, lo sguardo vuoto di fronte a sé. Poi strizzò le palpebre per farsi coraggio; portò un piede più avanti di un paio di centimetri. Per un attimo si bloccò, il volto ancora compresso in una smorfia concentrata, le braccia sospese a mezz'aria. Le sopracciglia si sollevarono in stupore, nonostante gli occhi fossero ancora ben chiusi. A Hermione sfuggì un secondo sospiro; e portò il piede al pari dell'altro, prudente e impaziente insieme, proprio quando il familiare fragore sul pavimento la colpì così improvvisamente da farla sussultare. La Grifondoro gettò uno sguardo ai suoi piedi; libri sfasciati vi stavano disordinatamente ammucchiati.« E' incredibile. » Sbuffò, le guance chiazzate di rabbia. « Sono passate quasi due settimane, e ancora non vedo il minimo risultato! »Si chinò, con la schiena dolorante, ad afferrare i libri sparpagliati per terra. Poco più in là, distesa sul letto con il consueto blocco di fogli di fronte a sé, Ginny Weasley sorrise attraverso le increspature della sua piuma d'aquila. « Bè, non esagerare. Sbaglio o prima ti sono rimasti sulla testa per almeno mezzo minuto? »Hermione, mentre impilava un libro sopra l'altro, arrossì ancora. « Era un Incanto Pietrificus. Volevo... ecco, volevo vedere come ci si sentiva ad eseguire l'esercizio in modo perfetto ».Ginny contemplò l'amica con la fronte decisamente aggrottata; poi, decidendo con saggezza di ignorare la questione, abbassò di nuovo lo sguardo sui suoi fogli.« La cosa buffa, » sbottò Hermione in quel momento, riponendo la voluminosa pila di libri sul letto, « è che Malfoy non mi ha più detto una sola parola a proposito degli esercizi. Verrebbe quasi da pensare che debba essere io ad impegnarmi per la riuscita del suo stupido piano ».« Allora non farli, no? » Ginny era accigliata. « Se nemmeno a Malfoy importa così tanto, perché diavolo continui? »La mano di Hermione corse sulla copertina del primo libro, assorta. Cadde il silenzio; Ginny sorrise con malizia. « Fammi indovinare. Sua nonna ».L'altra strinse le labbra, evitando il suo sguardo. Ginny lo prese come un invito a continuare. « Non fa parte di te rischiare di deludere le persone. » Giocherellò con la punta della sua piuma. « Solo che in questo caso si tratta di puro masochismo, Hermione. Questi esercizi sono tremendi ».Hermione non poté fingere di non averla udita, ma si limitò a scuotere appena la testa, sfogliando qualche pagina a caso del tomo che aveva tra le mani. Dentro di sé, sapeva perfettamente di essere d'accordo con Ginny; nessuno le imponeva di dedicarsi al libro del galateo, nemmeno Malfoy, il quale in teoria avrebbe dovuto avere molto a cuore la questione. Eppure, ogni volta che, in uno slancio d'orgoglio, tentava di metterlo da parte, ci pensava il ricordo di Druella a dirottare altrove le sue volontà; ed ecco affiorare di nuovo, nella sua mente, la sorprendente gentilezza mostrata al maniero dei Malfoy, quel sorriso rassicurante che tanto l'aveva colpita, e poi entusiasmata, tanto da ripercuotersi pian piano nell'opinione che Hermione aveva sempre conservato per il nipote. Perfino uno come Malfoy appariva meno spiacevole, quando un membro della sua famiglia elargiva affetto con così tanta semplicità – un affetto che Hermione avrebbe alimentato volentieri, conquistandolo di nuovo e ancora più a fondo, godendo del riuscire ad essere benvoluta in una famiglia così distante e irraggiungibile per lei. Accettata da Druella, accettata da Draco. Hermione si sorprese nel constatare quanto quell'idea fosse gradevole; quasi si stupì di se stessa e dei propri, irrefrenabili pensieri. E Ginny, probabilmente intuendo il soggetto al quale questi erano destinati, sorrise complice a suo indirizzo.« Allora, novità dal fronte verde-argento? »Hermione trasalì; in qualche strano modo, il libro le sfuggì di mano. « Ehm... in che senso? »« Andiamo. » Ginny era divertita. « Sono rimasta al punto in cui veniamo a scoprire che quella bella pozioncina di Fred e George è finita erroneamente nella gola del tuo fidanzato».« Finto fidanzato! » Esplose Hermione, piccata. « E non è proprio il caso di riderne, Ginny; è una cosa tremenda ».« Chiamalo destino. » Ginny, puntellandosi sui gomiti, si fece sognante. « Pensaci; quella pozione sarebbe potuta finire nelle mani di chiunque. Perfino in quelle di Tiger! » Represse un'espressione schifata. « Invece, guarda caso, l'ha bevuta proprio... »« Una semplice coincidenza. » Hermione, severa, prese Grattastinchi tra le braccia, appena sbucato fuori dal letto. « Non vedo la ragione di ricamarci tanto sopra. A quest'ora Malfoy avrà già preso l'antidoto ».Accarezzò distrattamente il pelo fulvo del gatto, liscio e voluminoso contro le sue dita. Grattastinchi fece le fusa, ma Hermione le udì a malapena; fili di pensieri e di ricordi le appannavano i sensi, rendendola sorda e cieca a qualsiasi cosa. Rivide Malfoy di fronte a sé, e il suo tormento, il suo imbarazzo, quel rossore che così tante volte aveva acceso il suo colorito pallido; e poi le confessioni, la voce che inciampava su se stessa, il respiro soffocato e represso dentro la gola mentre le gettava addosso tutta la verità che gli faceva male. Hermione, emozionandosi un po' al solo ricordo, poté sentirsi di nuovo ingabbiata dall'intensità dello sguardo di Malfoy e dalla forte presa contro la sua uniforme, in quell'abbraccio a metà, vitale e necessario, troppo dolce per potersene sottrarre, troppo spaventoso per poterlo ricambiare. Non poteva credere che fosse successo davvero; che Draco Malfoy avesse gettato alle ortiche tutti i suoi pregiudizi in nome dei sogni erotici di cui lei, Hermione, era stata la protagonista. Poteva davvero essere bastato così poco per far sì che un Purosangue convinto come lui, di punto in bianco, prendesse a desiderare una Mezzosangue? E sarebbe bastata la stessa facilità perché, una volta ottenuto ciò che voleva, Malfoy magari riprendesse a disprezzarla, pentendosi di essersi lasciato affascinare da una come lei? Hermione era ormai partita in una direzione tutta sua; non dava molto affidamento a quelle possibilità, in fondo, ma adesso che qualcosa – ancora mancava una vera definizione – aveva preso il via tra di loro, era dura restarne indifferenti. Cominciava a sentirsi coinvolta, in pericolo. Cominciava a tenerci e a pensarci con serietà. E cominciava anche ad accorgersi di come fosse insopportabile, davvero, la sola idea che tutto ciò potesse finire senza aver avuto l'opportunità di evolversi.Grattastinchi sgusciò via dal suo grembo, ed Hermione sbatté le palpebre, ridestata. Lanciò un'occhiata verso Ginny; si vide osservare con curiosità. Aveva preferito non dirle niente del suo ultimo incontro con Malfoy, nel sotterraneo di Pozioni. Ginny aveva questa impellente tendenza ad ingigantire le cose; ed era praticamente certa che, sotto le dichiarazioni confuse e impappinate di Malfoy, ci avrebbe intravisto una seria proposta di matrimonio di cui Hermione ovviamente non doveva essersi accorta.« D'accordo. » Disse Ginny, che per qualche ignota ragione sembrava divertita. « Allora magari stasera potrai scoprirlo ».Hermione si fece confusa. « Cosa intendi? »« Bè, i Tassorosso hanno organizzato un, ehm... ritrovo carino. » Ginny sorrise angelica. « Sai, una cosa tranquilla... Burrobirre, musica leggera, giochi da tavolo ».Ma Hermione si era già inalberata. « Che nella tua lingua corrispondono ad alcolici illegali, musica spaccatimpani e poker ».« Oh, andiamo... »« Non parteciperò al vostro festino. » Tagliò corto Hermione, torva, lasciandosi andare a sedere sulla sponda del letto. « Non impedirò a nessuno di farlo, stavolta, ma io ne starò assolutamente fuori. Senza contare che io e Ron stasera abbiamo le ronde notturne, quindi... »« Ehm... » Ginny la interruppe con una smorfia a metà tra il colpevole e il divertito, « temo che mio fratello non sia della stessa idea ».Hermione la guardò con occhi indagatrici. « Non dirmelo ».« Verrà con noi, esatto. » Ginny scrollò le spalle. « E dal casino che sta facendo giù in sala comune, direi che non vede l'ora ».Hermione non ebbe bisogno di sentire altro; mettendosi subito in piedi, come colpita da una scarica elettrica, si catapultò fuori dal dormitorio. Oltrepassò Calì e Lavanda che risalivano ridacchianti le scale, e scese giù, in tutta fretta, con la mente sgombra e la tipica faccia da funerale di quando c'era qualcosa che non andava. Comprese le parole di Ginny non appena si ritrovò in sala comune; Ron, seduto a un tavolo assieme a Harry, Dean e Seamus, era chino su un listino zeppo di nomi. Hermione prese ad avvicinarsi a grandi falcate. Giunse dietro la schiena di Harry proprio mentre Ron bisbigliava, pensieroso: « Allora, Firewhisky, cinque bottiglie... rum, quattro... di Burrobirre, quante ne prendiamo? »« Cosa state facendo? »L'intero gruppetto sussultò. Ron sbiancò letteralmente, affrettandosi a ficcare il listino in una tasca, e gli altri si scambiarono occhiate nervose; Hermione Granger era l'unico soggetto che non ci voleva in situazioni del genere.« Niente. » Borbottò Ron. « Stavamo, uhm... »« Ho sentito dire » ringhiò Hermione, entrambe le mani sui fianchi e un cipiglio particolarmente minaccioso, « che stasera mi lascerai a fare la ronda da sola ».Ron deglutì. Dean si passò una mano sugli occhi, Seamus sembrava scocciato. Harry dardeggiava lo sguardo da Hermione a Ron come aspettandosi un'improvvisa esplosione. E quest'ultimo, lentamente, sembrò ritrovare la voce.« Bè, sai... per una volta potremmo anche saltare... non credi? »Non avrebbe potuto dire cosa peggiore. Anziché ricambiare l'eroico sorrisetto di Ron, Hermione allargò così tanto gli occhi che gli altri ragazzi, pur Grifondoro, parvero seriamente tentati dall'alzarsi di lì e fuggire a gambe levate.« Sei un Caposcuola. » Sibilò, la voce acuta come mille graffi su una lavagna. « Come riuscirai a farti rispettare, Ronald, se preferisci andare a divertirti piuttosto che adempiere ai tuoi doveri? Non posso assolutamente credere che stasera ti ubriacherai fino a notte fonda! E se i professori ti scoprissero, Ron? Come dovrei... come potrei giustificare un comportamento tanto scorretto e ingiustificato? E Harry! » Come notandolo soltanto in quel momento, Hermione mise nuova enfasi al suo tono. « Non mi sarei mai aspettata un comportamento simile da parte tua – sono a dir poco sconvolta! Tu più di tutti gli altri non dovresti partecipare, sarebbe sufficiente un'infrazione alle regole come questa per farti rischiare l'espulsione! Non riesco a capire come si possa agire in un modo tanto sconsiderato! »Tutti i ragazzi erano ammutoliti; nella sala comune era caduto un perfetto silenzio. Hermione era lì a riprendere fiato, incollerita, mentre Ron, sinceramente atterrito, si inumidì appena le labbra. « Hermione... ascolta... può capitare di tanto in tanto. » Respirò a fondo e si fece coraggio. « Succede, è una cosa normale ».« Non è affatto normale, Ronald. » Sbottò Hermione, col respiro mozzo. « E' una festa clandestina. E' illegale a Hogwarts ».« Godric, quanto la sta facendo lunga » bisbigliò Seamus a nessuno in particolare, ma dopo scoccò un'occhiata di disprezzo verso Hermione, e lei si ritrasse, come fulminata.Né Ron né Harry presero le sue difese. Tutti i ragazzi avevano preso ad evitare il suo sguardo; gli altri presenti nella sala comune, indaffarati con i compiti, avevano distolto l'attenzione dalle pagine per dedicarla a quella nuova, rumorosa scena. Il silenzio di tomba perforò Hermione più di un insulto in pieno viso; dovunque si girasse gli studenti la fissavano accigliati, in modo strano, i sorrisi cancellati dai loro visi, occhieggiandola proprio come se lei fosse il problema, non loro. Improvvisamente si sentì distaccata da tutto quanto – come appartenente a un altro pianeta. Nessuno capiva le sue intenzioni; Hermione non era altro che una guastatrice di feste. Quella che non si divertiva mai, che troncava qualunque iniziativa, l'outsider che doveva per forza catalizzare l'attenzione su di sé a forza di rimproveri e contestazioni. Hermione poté leggerlo nello sguardo di chiunque. Nessuno la sopportava.Era come essere tornati al primo anno, nell'era in cui non aveva amici e si faceva forte delle sue idee per prevalere sugli altri. Hermione aveva creduto di essersi ammorbidita durante gli anni, di essere cambiata; invece eccola lì a punto e a capo, a rendersi odiosa anche per i suoi migliori amici, per chiunque si trovasse nelle sue vicinanze. Gli occhi cominciarono a bruciarle, e pochi istanti dopo era già partita su per le scale senza che nessuno la richiamasse indietro. Divorò uno scalino dietro l'altro con la vista annebbiata e i pensieri confusi; poi spalancò la porta del dormitorio e, attraversando la stanza senza guardare in faccia nessuno, si chiuse nel bagno.Ascoltò il silenzio intatto, circondata dalla penombra della sera. Poi si appoggiò alla porta e affondò il volto nelle mani aperte.

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