29. Talk

336 12 1
                                    

Per la gelosia, niente è più tremendo della risata.
Françoise Sagan

Hermione Granger non aveva avuto nemmeno ventiquattr'ore di tempo per rallegrarsi del fatto di essere libera. Gli eventi si erano susseguiti a una velocità tale che tornata al dormitorio, a pomeriggio inoltrato, con gli abiti disordinati e i capelli a formarle una nuvola crespa sulla testa, aveva finito col chiedersi inebetita se tutto ciò non fosse stato altro che un grottesco incubo.
Perché no, semplicemente non poteva essere possibile. Niente di ciò che ricordava aveva la minima logica. Non che Draco Malfoy avesse mai avuto di per sé particolarmente senso, ma a tutto c'era un limite ben stabilito, aveva pensato Hermione, ed era per questo che per un paio di minuti – un meraviglioso paio di minuti – si era fortemente convinta di aver sognato tutto quanto. Si era semplicemente addormentata su quel banco mentre leggeva il copione, ecco tutto. Del resto, quante altre volte le era capitata una cosa del genere? Hermione si era cullata nei bei ricordi che l'avevano vista risvegliarsi con il naso appiccicato al retro di una pagina di Rune Antiche. Il pensiero, per un attimo, era stato perfino in grado di consolarla. Le cose erano andate esattamente in quel modo; si era addormentata, Malfoy aveva saltato il loro appuntamento, lei si era risvegliata ed era tornata alla torre.
Hermione era rimasta a pensarci su per qualche istante. Eccola, si era detta infine, la piena e concreta ragionevolezza. Ma come è facile immaginare, il suo buonumore ebbe vita tragicamente breve. Il tempo di scendere le scale e di ritrovarsi in sala comune, un malloppo di libri sotto al braccio e la meravigliosa prospettiva di una serata intera di compiti ad allietarla, che Seamus Finnigan era piombato da loro riportando scherzosamente ciò che Pix il poltergeist andava urlando per tutta la scuola. Al che Hermione, bloccandosi proprio sull'ultimo scalino, aveva potuto rispondere soltanto con una valanga di libri e appunti che fracassò contro il pavimento.

La notte che seguì fu una delle più tormentate che Hermione avesse mai passato. Il fatto che Malfoy, non contento, oltre che la sanità mentale, la salute dei suoi malridotti nervi e la vitale concentrazione per i compiti, la privasse anche delle ore di sonno, era qualcosa di assolutamente inconcepibile. Più di una volta Hermione dovette resistere alla tentazione di indossare il Mantello dell'Invisibilità di Harry, scendere a Serpeverde e riempire quel farabutto di botte. La sua condizione era talmente drammatica che Hermione non poté in alcun modo impedirsi di formulare pensieri del genere. Anzi, l'idea la consolava. Ed era rilassante, davvero, chiudere gli occhi e godersi i tonfi sordi dei pugni che urtavano le camicie perfettamente stirate di Malfoy. Le avrebbe sgualcite, gliele avrebbe riempite di increspature e di pieghe antiestetiche. Si sarebbe compiaciuta del puro patimento impresso su quel viso pallido. E poi... e poi, sì, avrebbe pensato a qualche antipatico incantesimo da propinargli. Magari qualcosa che gli rendesse il naso un po' meno dritto e gli occhi un po' meno belli. Quella faccia da schiaffi era diventata il suo incubo. Un tormento nel vero senso della parola. E quando Hermione si bloccava, ancora ad occhi chiusi, in procinto di rispolverare il ricordo riguardante quel favoloso ceffone del terzo anno, altre immagini molto più recenti chiedevano la precedenza insinuandosi fastidiose in quello che era diventato un ring in piena regola. Improvvisamente le camicie di Malfoy diventavano perfette. E lui non era più disteso e ferito e straziato, ma alto di fronte a lei, imperturbabile, i piedi a tamburellare nervosi sul pavimento. Hermione non era più una pugile improvvisata. Era silenziosa e immobile, seduta su quel banco. Respirava l'aria di quell'aria vuota. Respirava la pelle di Malfoy che le aveva appena sfiorato le labbra. E poi arrivava la rabbia, e la vista insopportabile di quella macchina fotografica.
Forse per un momento si era soltanto illusa che Malfoy volesse baciarla davvero. Forse.
Poi Hermione aveva sollevato le palpebre, lentamente, incontrando il soffitto del letto a baldacchino. Era rimasta così per un po', a ricordare, a tentare di sbollire. Gli occhi ad un certo punto avevano bruciato forte. Allora lei se li era strofinati, decisa, e voltandosi su un fianco, era stata finalmente capace di addormentarsi.

The TheatreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora