42. Just like you

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Non credere a nulla finchè non sia ufficialmente smentito.
Otto von Bismarck

Draco si batté forte le mani sulle vesti, liberandosi dagli ultimi residui di Polvere Volante, dopodiché mise un piede giù dal camino con aria decisamente costernata. Le orribili occhiaie che deturpavano il suo bellissimo viso erano un chiaro indice di quanto la situazione fosse tragica. Draco non aveva nemmeno avuto il coraggio di specchiarsi per più di dieci secondi consecutivi. Il che la diceva lunga, visto che quella bella superficie riflettente era sempre stata una delle sue amiche più care, quella che lo consolava nel momento del bisogno. Ma le femmine sono traditrici, sono maligne, e Draco lo sapeva fin troppo bene. E la superficie riflettente, quella mattina, gli aveva ignobilmente voltato le spalle. Un morto che cammina, aveva pensato Draco rimirando il suo doppione: la tipica faccia sciupata e sconsolata di chi non ha spento il cervello per una notte intera. Da quando il suo meraviglioso piano aveva avuto inizio, Draco non si era mai sentito meno tranquillo. Tutto quanto, ogni singolo dettaglio, era stato una garanzia; lo stress dei suoi genitori già messo a dura prova da tutti quegli incontri falliti, le prove con le quali ricattare la Granger, e poi quelle divinità, certo, qualcuno lassù che per tutto quel tempo aveva vegliato su di lui preservandolo dalla catastrofe. Nonostante le piccole difficoltà lungo il cammino, infatti, Draco non poteva negare che fosse andato tutto quanto liscio come l'olio. Eppure, proprio quando il piano era in procinto di compiere i suoi tre mesi di vita, ecco che i suoi genitori volevano parlargli.
L'idea non lo rasserenava affatto. Non per una questione di nervi, ovviamente; Draco era assolutamente certo delle proprie capacità recitative. Più che altro, si domandava come avrebbe reagito la Granger nel venire a conoscenza che il piano continuava a venir attuato sotto al suo naso. Era scontato che ormai lo trovasse sconveniente, visto come stavano le cose al momento – vista la situazione serissima in cui lo aveva ficcato. Draco cercò di non pensarci troppo, accantonando quei pensieri in un angolo della mente. Alla Granger avrebbe pensato dopo, magari, una volta tornato a scuola; allora lei avrebbe messo su un ring alla babbana e lui le avrebbe sicuramente prese. Per un attimo contemplò l'ipotesi di doversi risvegliare il mattino successivo con la faccia gonfia di lividi e arrossamenti. Deglutì. La Granger era un'avversaria troppo forte per lui.
Sconsolato, come se già non lo fosse abbastanza, Draco mosse alcuni passi sul lucido pavimento della grande sala da pranzo, esalando un respiro profondo. Le mani corsero automatiche a rassettarsi ancora le vesti. I residui di Polvere Volante gli si appiccicarono alle dita. Poi si diresse più decisamente verso la porta, la camminata svelta e il cuore che gli tamburellava nel petto. Se prima la sua mente era stata invasa da ogni sorta di pensiero, adesso questa continuava a svuotarsi passo dopo passo come attraverso un imbuto. Si sentiva solo il peso morto dei suoi passi che riecheggiavano, ed era fastidioso, sul serio. Nessun pensiero gli faceva più compagnia. E Draco arrivò alla maniglia con il cervello istantaneamente dileguato da qualche altra parte, il respiro bloccato, soltanto distrattamente consapevole di avere ancora a disposizione il silenzio di metà ala della casa prima di incontrare i suoi genitori. La ruotò, in un bizzarro slancio di audacia, e si ritrovò catapultato nel corridoio. Solo allora si bloccò una volta per tutte, gli occhi sgranati. Le dita erano ancora artigliate alla maniglia della porta sospesa. Non era possibile. Rimase lì immobile sulla soglia, inorridito.
« Ciao Draco, sono Meredith Elizabeth Bloockers. Ci siamo già incontrati in estate, ricordi? Oh, sembra passato tanto tempo... ma mi sembra ancora di vederti lì seduto a quel tavolino del tè! Ricordi, vero? I tuoi genitori mi hanno detto che sei cambiato da allora, e grazie al cielo, ho pensato io, eri stato così sgarbato! A quanto pare hai messo la testa a posto. Io non l'ho ancora fatto, ma l'importante è che almeno uno di noi abbia cominciato, no? »
Il tutto finiva con una risatina agghiacciante. Draco ebbe giusto il tempo di avvertire i capelli rizzarsi sulla nuca. Poi riprese a respirare, piano piano, sbattendo le palpebre. I tentativi per ritrovare la voce furono vari. Poi tossicchiò, sputacchiò qualcosa, sentendosi gelare.
« Quella... quella dei conigli ».
Cadde il silenzio. Poi Meredith batté le mani. « Oooh, ma allora ricordi! »
Draco non ebbe bisogno di altro. In un solo gesto, tirò a sé la porta e la richiuse con un tonfo. Rimase spiaccicato alla superficie con la maniglia salda tra le mani; Meredith, dall'altra parte, doveva essersi aggrappata al pomello. La maniglia continuava a vibrare minacciosa tra le mani di Draco. Lui assisteva impotente, sconvolto, senza avere il coraggio di assimilare ciò che stava succedendo. Era tutto così terribile che non poteva essere nemmeno lontanamente spiegato. Era un incubo. E nei suoi occhi completamente sgranati, c'era ancora riflesso quel mostro con tre chili di trucco e un parruccone talmente alto da sussultare minaccioso a ogni sua risatina sinistra. E poi il vestito pomposo, e tutti quei pizzi e merletti, e i gioielli, e quella disgrazia! Perché doveva succedere proprio a lui? Dove diavolo erano i suoi genitori, cosa avevano architettato?
« Draco! » La voce di Meredith giungeva lamentosa dall'altra parte. « Draco, perché fai così? Ti prego, apri, voglio parlare, voglio conoscerti meglio! »
« Vattene! » Draco continuava a lottare con la maniglia. « Salazar, ho... ho una bacchetta! Sono armato! »
« Non preoccuparti, so già tutto! » Squittiva Meredith, continuando a cercare di ruotare il pomello. « I tuoi genitori mi hanno avvertito. Il tuo comportamento non è altro che paura dell'amore! Di fronte al vero amore, tu fuggi e ti nascondi! Ma io ti aiuterò a superare queste difficoltà, sono qui per questo, perché so di non esserti indifferente. Tua madre mi ha detto tutto, nelle tue lettere non facevi altro che parlare di me! »
Draco, inorridito, guardò la porta come se questa fosse cosparsa di letame. « Ma che diavolerie stai dicendo? Dovevo immaginarlo che era tutta una trappola. » Staccando una mano dalla maniglia, la intrufolò nella tasca della sua uniforme. « Ti avverto di nuovo, ho una bacchetta e non ho paura di usarla! »
« Oooh, spero proprio che la userai! » cinguettò Meredith dall'altra parte.
Draco si arrestò, scandalizzato, con la bacchetta in posizione di attacco. Sentiva il sudore freddo gocciolargli giù per il collo. Doveva essere veloce e fulmineo, non c'era altra possibilità. Doveva uscirne vivo. Rapido e indolore, ecco. Cercò con tutte le sue forze di farsi coraggio mentre l'arpia, dall'altra parte, continuava a massacrare la maniglia. La porta vibrava come se una furiosa tempesta la scuotesse dall'altra parte. Draco cercò di non pensare a niente, perché altrimenti sarebbe rimasto lì a rifletterci per anni e anni. Semplicemente, tutto ciò di cui si rendeva conto, era che non poteva essere possibile.
E poi, in un ennesimo slancio di ardimento, Draco lasciò la presa dalla maniglia. La porta rimbalzò all'indietro; sembrò che Meredith avesse perso l'equilibrio. Lui si fece avanti, la bacchetta sguainata, le labbra in procinto di formulare l'incantesimo; e poi ecco arrivare il disastro. Una mano, una mano selvaggia, le unghie affilate laccate di rosso, emerse da dietro la porta afferrando la bacchetta in una presa salda. Draco urlò a pieni polmoni; Meredith, minacciosa, saltò allo scoperto con la bacchetta in aria in un gesto vittorioso. Draco contemplò per un momento la propria disfatta. E poi, proprio mentre il mostro smetteva di esultare e si voltava a guardarlo, conscio di avere il potere dalla sua parte, non trovò altro da fare.
Le gambe scattarono.
Tutto ciò che seguì fu un'immensa accozzaglia di confusione e roba assordante. Draco vedeva le proprie ginocchia andare avanti e indietro, avanti e indietro, sempre più veloci e fulminee. Decine di porte gli sfilavano accanto in una fila sfocata. Lui correva e urlava, correva e urlava. Le risate di Meredith lo seguivano per il pianerottolo; i suoi incantesimi si infrangevano sul soffitto e, quando invece le andava bene, mancavano Draco di solo una decina di centimetri. Lui cercava di godersi il più possibile i suoi ultimi istanti di vita urlando a squarciagola.
Ecco cosa la gente tramava alle sue spalle. Ecco cosa la sua stessa famiglia gli combinava. Dov'era l'amore tra genitori e figlio? Draco non si era sentito mai così tradito in vita sua. Si ritrovava a dover scappare nella sua stessa casa, inseguito dalla pretendente che aveva detestato di più tra tutte quante, il suo regale portamento scombinato per sempre da quella fuga disastrosa! Draco si ritrovò a ringraziare mentalmente che nessuno dei suoi conoscenti lo potesse vedere.
Poi si rese conto che non era affatto la prima volta che fuggiva da una ragazza che lo inseguiva. Pensò alla Granger e all'inseguimento per i corridoi molto tempo prima. Ma in quel caso Draco stava anche seguendo Pix, il che gli aveva conferito una certa aria dignitosa.
Ora invece scappava e basta. Correva, e quella pazza armata della sua bacchetta riusciva a stargli dietro anche con quei tacchi simili a trampoli. Draco si chiese come fosse possibile. E intanto continuava a correre, veloce, impetuoso, svoltando un angolo dietro l'altro. Non aveva la minima idea di dove fossero i suoi genitori, i traditori per eccellenza, ma anche la sua salvezza. Forse avrebbe dovuto semplicemente buttarsi da una finestra qualunque e sperare di atterrare nella fontana. Ma da quale lato era la fontana? Draco cercava di pensarci mentre urlava e schivava incantesimi nello stesso tempo.
Fontana, fontana... si trovava davanti al roseto, quindi sotto a uno dei balconcini. Il balconcino sul quale aveva baciato la Granger. Draco si illuminò. La sala da tè, la sala da tè con le finestre grandi e alte. Si sarebbe buttato giù dalla sala da tè. Era perfetto. Continuò a correre, esaltato, il sudore appiccicato dappertutto. Stava per salvarsi, per sfuggire al mostro imparruccato che ancora lo inseguiva. Sentiva i suoi tacchi tempestare il pavimento, le risate abbattersi sulle mura, e vedeva i soggetti dei ritratti ritrarsi sotto la cornice e lanciare occhiate spaventate tutt'intorno. Draco svoltò un altro angolo, il fiato che cominciava a mancare. E poi, nitida e allarmata, una faccia familiare comparve da una fessura di una porta qualunque. Draco smise all'istante di urlare. Una mano fragile emerse dalla porta e lo afferrò per la manica della camicia; Draco si sentì catapultare all'interno. La porta fu subito richiusa con un incantesimo. Un caldo soffocante gli riempì i polmoni. Draco si accasciò lungo la porta, stremato, lasciandosi andare sul pavimento. Il cuore batteva veloce sotto la camicia. Intanto, davanti a lui, Druella Rosier si portava entrambe le mani sui fianchi in una posa altezzosa.
« Siete soddisfatti? » La sua voce risuonò esasperata. « Guardate come lo avete ridotto! Ce n'era forse il bisogno? Hai fatto bene a scappare, tesoro, » aggiunse raddolcita, guardando Draco, « ho avuto dei dubbi fin dal primo momento in cui l'ho vista. Quella ragazzaccia non ha nemmeno la metà del contegno e dell'umiltà della cara Hermione ».
Proprio in quel momento, da dietro la porta, si udirono le grida di Meredith che si spargevano per il corridoio. Queste si affievolirono lentamente. Draco, inebetito, lasciava correre lo sguardo sulla sala da pranzo in cui era finito. Lucius e Narcissa Malfoy, serissimi in volto, stavano in piedi vicino alla finestra a braccia incrociate.
Suo padre gli scoccò un'occhiataccia. « Suvvia, Draco, rimettiti in piedi. Un po' di decoro ».
Draco rimase lì dov'era. Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente. Credeva di aver finito la voce. Sua nonna, intanto, si era fatta di nuovo indignata. « Voglio sperare che non abbiate intenzione di continuare ancora con questo teatrino. Draco è grande abbastanza da poter decidere da solo ».
« Oh, ma non sono io il fautore di questo teatrino. » Lucius si fece sardonico. « Sono sicuro che Draco disponga di molto più talento di me ».
Tacque, rimirando il figlio con palpabile ironia impressa su quegli occhi gelidi. Draco sentiva il cuore continuare a battere, allarmato. Si rifiutava di voler credere a quello che stava succedendo. Deglutendo, invece, si affrettò a deviare il discorso. « Mi... mi avete messo alle costole quello scherzo della natura! Per la seconda volta! Non avete cuore, siete persone aride e insensibili come un deserto in piena siccità che... »
« Ma Meredith ti piaceva! » Narcissa Malfoy aveva sbarrato gli occhi chiari. « Ti aveva colpito, lo so, una madre le sa notare queste cose! »
« Ma se il nostro incontro in estate è stato un disastro! » Sbottò Draco, la voce arrochita. « L'ho offesa, l'ho trattata male, e lei se ne è andata all'istante! »
« Ma è il tuo modo di essere! » Sua madre scosse la testa, convinta delle proprie parole. « Ti sei sempre comportato così con ciò che ti piaceva. Fin da piccolo, fingevi di odiare i giocattoli a cui tenevi di più; e poi, da grande, hai cominciato a fare così con le persone. Io ti conosco ».
Draco era talmente allibito che non seppe cosa rispondere. E intanto sua madre lo fissava con lo sguardo di una pazza. Si sentì a disagio. Lucius, che aveva un inspiegabile sorrisetto beffardo ad arricciargli le labbra, si volse verso la moglie.
« Oh, Narcissa, ma tu devi essere un'illusa se credi di poter prendere sul serio i suoi comportamenti. » Sogghignò e, con altrettanta disinvoltura, guardò Draco. « Ci ho riflettuto a lungo, e sono giunto alla conclusione che non ci sia niente di vero in quello che dici. Sei sempre stato abile nell'arte dell'inganno. E la tua relazione con quella Mezzosangue è forse la messinscena più riuscita che tu abbia mai architettato ».
Draco si sentì mancare l'aria. Rimase impietrito lì sul pavimento, la schiena schiacciata alla porta. Cercò di non mostrarsi sorpreso o turbato, almeno in volto, ma forse suo padre lo conosceva troppo bene per non cogliere alcun segnale sospetto. Si chiese seriamente cosa stesse succedendo. Il mondo si era come rovesciato. Dove erano finite le sue divinità? Perché non lo proteggevano, cos'altro stavano facendo di così importante?
Druella, sorpresa, guardò torva i due coniugi. « Lucius, cosa ti salta in mente? Non è abbastanza evidente che Draco sia innamorato? Mi è bastato vederli una volta; una soltanto. Sono una bellissima coppia e non c'è niente di finto in loro. Queste sono solo sciocchezze ».
« Druella, da' al nostro Draco l'opportunità di rispondere. » Lucius guardò il figlio come un predatore in procinto di divorare una carcassa. « Allora, non hai niente da dire in proposito? »
« No. » La voce di Draco traboccò di sicurezza. « Se non che le tue sono davvero soltanto sciocchezze. Con Hermione sono felice. E' la ragazza giusta per me. E' quello che ho sempre cercato, e non mi importa niente delle vostre contestazioni. Io seguirò il mio cuore ».
Druella sorrise compiaciuta, ma Lucius piegò la bocca in qualcosa di molto diverso. Si fece avanti, le dita a stringere i bordi di una delle sedie della tavolata. Si volse sarcastico verso Narcissa. « Non lo senti, mia cara? Lui seguirà il suo cuore. » Guardò ancora il figlio, gli occhi scintillanti. « Noto che la recita scolastica non è stata l'unica alla quale ti sei dedicato ultimamente ».
« Hai finito? » Draco, spazientito, cercò di assumere un'aria annoiata. « Sempre la solita solfa. Perché nessuno riesce mai a credere che io sia cambiato? Per la prima volta in vita mia mi sento diverso, sono felice e innamorato, e cosa mi trovo davanti? Una famiglia di malfidenti! »
Guardò i suoi genitori con dispetto, incrociando le braccia. Si sentiva sprofondare minuto dopo minuto. Non poteva permettere che il suo piano andasse a monte proprio adesso, dopo soli tre mesi di vita. Proprio adesso che con la Granger stava cominciando a combinare qualcosa. Proprio adesso che i frutti di tutte le sue fatiche mentali cominciavano a farsi sentire. Avrebbe dovuto aspettarsi quel momento, l'ora della resa dei conti, molto tempo prima; eppure aveva sempre preferito non pensarci, terrorizzato dall'idea che si verificasse davvero. Ed ora eccola lì, la situazione critica per eccellenza; l'interrogatorio di suo padre e solo la nonna a prendere le sue difese. Se fosse uscito vivo da quella stanza, Draco avrebbe potuto considerarsi invincibile a tutti gli effetti. Doveva riuscire a convincerli del suo amore per la Granger. Non era difficile parlare in quel modo di lei, della Mezzosangue, perché comunque Draco si sentiva veramente bene quando stava con lei. Le voleva bene, insomma. Ovvio, non erano ancora arrivati all'amore folle e imperituro che declamava ai suoi genitori, e Draco un po' aveva paura di quel momento, perché probabilmente avrebbe minacciato davvero di cambiarlo come aveva detto. Ci rifletté per un attimo, concentrato. Forse un giorno avrebbe detto tutte quelle cose pensandole veramente, senza quel tono eccessivo e l'affettazione della teatralità. Forse le avrebbe sentite. Lui lo voleva davvero? Voleva davvero innamorarsi di lei?
Draco scosse appena la testa, come infastidito. Quei pensieri gli mettevano un gran casino in testa. Intanto, da qualche metro di distanza, suo padre non lo aveva perso di vista un momento. Continuava a sorridere affabile. Narcissa era gelida e Druella sembrava ansiosa.
« Ovviamente. » Lucius sorrise ancora di più, un gelido calore che non sfiorava gli occhi penetranti. « Che pena terribile dev'essere, per te, dover sostenere il fardello di una famiglia diffidente ».
« Una Mezzosangue. » Narcissa, massaggiandosi le tempie, si volse verso la finestra. « Una Mezzosangue! » ripeté, addolorata.
« Non angustiarti, mia cara. » Lucius non staccava gli occhi dal figlio. « Sono del tutto sicuro che Draco provi il nostro stesso ribrezzo ».
Draco sbatté le palpebre. Il padre lo studiava intensamente. « Lo ammetto, è stato un grande atto di coraggio, il tuo. Pochi Purosangue avrebbero accettato l'onta di una compagna Mezzosangue... anche se finta ».
« Non c'è niente di finto. » Draco si fece torvo. « Io la amo, padre! »
« Certamente. » Lucius agitò noncurante la mano, come se Draco avesse soltanto tossito. « Ma andiamo più a fondo, proviamo ad entrare nella tua testa. Io e tua madre sappiamo bene che hai sempre detestato incontrare le ragazze da noi proposte. Il ruolo ti andava abbastanza stretto, non è vero? Così tu, in evidente disperazione, hai scelto la compagna che più delle altre ci avrebbe mandato su tutte le furie. Non importava il fatto che anche tu la disprezzassi; l'unico tuo obiettivo era quello di farci arrabbiare e sospendere gli incontri. Tutto questo montato, ovviamente, perché tu non sei minimamente in grado di adempiere alle tue responsabilità ».
L'ultima frase risuonò fredda come una cascata ghiacciata in pieno inverno. Druella, sorpresa, sgranò gli occhi. « Lucius! » protestò.
« Non sottovalutare tuo nipote. » Lucius era serafico. « Draco è sempre stato molto scaltro... e deve aver trovato il modo di costringere la Mezzosangue a dargli retta. Tenderei ad escludere incantesimi o malefici di vario tipo; ho osservato la ragazza, durante i nostri incontri, e devo dire di averla trovata sempre in evidente disagio. Non il ritratto del folle amore che tu declami, almeno ».
« E' timida! » Draco, ribelle, si rimise in piedi a fatica. « Queste cose non fanno per lei, non sono nel suo stile, voleva vivere il nostro amore in assoluta serenità! Io invece l'ho portata qui e... »
« Certo. » Ripeté Lucius, ma sorprendentemente non sembrava in alcun modo irritato. Anzi, constatò Draco, era il ritratto della calma e della serenità. Forse aveva architettato qualcos'altro. Prima che potesse rifletterci, suo padre prese posto al tavolo. Indicò a Druella di fare lo stesso. Poi guardò Draco. « Siediti pure. Potremmo parlarne civilmente davanti a una tazza di tè. Narcissa, ti dispiacerebbe... »
La moglie annuì velocemente e partì verso una stanza adiacente. Druella, con un sospiro, si sedette, e Draco fece lo stesso, anche se un po' in ritardo. Lucius aveva unito le mani sopra al tavolo e sembrava pensieroso. Draco lo osservava chiedendosi cosa lo aspettasse. Stava per essere diseredato. Se lo sentiva. Ecco cosa c'era da discutere civilmente. Ecco perché suo padre pensava così tanto, adesso. Draco si sentì rabbrividire. Era come essere sprofondati in un mondo parallelo. Si immaginò la scena; suo padre che con la sua voce gelida gli toglieva tutto, lo disconosceva come figlio, gli augurava una buona permanenza per il resto dell'anno a Hogwarts, dopodiché eccolo in mezzo a una strada. Perfino il pensiero gli dava malessere. Non avrebbe resistito all'avverarsi di questa eventualità; Draco non l'avrebbe permesso. Era fra questo, che avrebbe dovuto scegliere? Il suo piano o la sua eredità? La sanità mentale o una delle tante parruccone che lo inseguivano? Avrebbe voluto mettersi le mani nei capelli. Tutto quel silenzio lo mandava in paranoia, e la nonna sembrava preoccupata. Poi Narcissa tornò con il vassoio del tè. Camminava rigidamente e il viso era una superficie liscia di freddezza. Si fermò davanti a ognuno di loro, servendo le tazze già riempite. Draco fissò lo sguardo sulla sua finché anche la madre non si fu seduta. Adesso erano davvero due fazioni; Draco e la nonna da una parte, i suoi genitori dall'altra. Lucius prese un sorso di tè; Druella armeggiò con lo zucchero. Narcissa era immobile e fissava il tavolo. Draco aveva lo stomaco sottosopra.
« Vorrei soltanto che parlassimo della questione senza degenerare, Draco. » Lucius posò la tazzina. « Non dovrebbe essere difficile. Forse troveremo un modo per venirci incontro ».
Draco era immobile. « Io sono fidanzato con Hermione Granger. Non c'è altro da dire ».
« Bene, possiamo iniziare da qui. » La voce di Lucius era carezzevole. « Bevi il tuo tè. Non vorrai che si raffreddi ».
Draco abbassò lo sguardo sulla tazzina fumante. Si sentì nauseato. « Non mi va, grazie ».
« Hai lo stomaco chiuso? » Lucius sorrise nel prendere un altro sorso di tè. « Sei così nervoso, Draco? »
Narcissa puntò lo sguardo sul figlio. Draco serrò la mascella; non poteva permettere di sembrare nervoso o a disagio. Stirando un sorriso freddo, più simile a una smorfia, Draco ficcò due dita nell'impugnatura della tazza. Se la portò alle labbra e il tè al limone gli scivolò giù per la gola secca. Lucius sembrò rilassarsi. Draco, che si accorse delle sue spalle improvvisamente distese, smise di bere. Il silenzio adesso sembrava assordarlo. Poi suo padre cancellò il sorriso.
« Adesso puoi dire la verità, Draco. » Sussurrò, deciso. « E' vero che stai con Hermione Granger? »
« Sì. Io sono fidanzato con Hermione Granger ».
Draco sentì le parole abbandonarlo all'istante. Si alzò dal tavolo, brusco; le quattro tazzine di tè tintinnarono sulla superficie. Le mani erano premute sulla gola.
Veritaserum.
Passò in rassegna le facce di tutti quanti, sconvolto – allibito da ciò che era appena accaduto. Lucius era impietrito; Narcissa si portò una mano alla bocca.
« E' vero, Lucius. » Mormorò, senza fiato. « E' vero ».
« Certo che lo è! » Druella annuì con vigore, le guance chiazzate di rosso. « Ora che hai utilizzato i tuoi trucchetti, Lucius, spero tu sia soddisfatto ».
Ma Lucius non lo sembrava affatto. Anzi, a meno che Draco non si sbagliasse di grosso, era a dir poco livido di rabbia. I pugni gli tremavano. « Tu dici, Druella? Guarda com'è nervoso. E' evidente che nasconde qualcosa ».
« Gli hai fatto la domanda, e lui ti ha risposto. Cosa vorresti sapere di più? » Druella, orgogliosa e altezzosa, si alzò anch'ella dal tavolo. « E' fidanzato con Hermione, lo ha detto lui stesso. Non vedo cos'altro dovrebbe interessarti della loro vita privata. Piantiamola qui, per favore ».
Appoggiò una mano ossuta sulla spalla di Draco. Lui si accorse soltanto in quel momento di tremare come una foglia. Le mani erano andate a coprirsi la bocca, gli occhi sbarrati e il cuore che pompava come un forsennato. Poteva essere davvero stato così fortunato? Così fortunato che Lucius gli avesse fatto proprio l'unica domanda priva di rischi? Così fortunato che ciò non fosse accaduto una settimana prima, quando lui e la Granger non stavano ancora insieme? Sarebbe svenuto lì e subito, all'istante. Non poteva crederci.
« A quanto pare ho davvero un figlio amante dei Mezzosangue. » Lucius osservava il figlio da una patina di delusione e freddezza. « Questa è una sorpresa ».
« Hai soltanto un figlio innamorato. » Druella batté una mano sulla schiena del nipote. « Dovresti essere orgoglioso che sia capace di provare simili sentimenti. Da come lo avete cresciuto, ho sempre immaginato che sarebbe diventato tale e quale a Cygnus ».
« Il che non sarebbe stata esattamente una sfortuna. » Sbottò Lucius, scoccando alla nonna un'occhiata poco accondiscendente. Poi guardò il figlio. « Non so fino a che punto hai giocato finora, ma sappi che scoverò tutto quel che ci sarà da scovare. La questione non si chiude qui. Intanto... perché no? Estirpiamo qualche vantaggio da tutta questa pagliacciata. » Lucius sorrise di nuovo, tranquillo, alzandosi in piedi; la sedia strofinò sul pavimento. « Domani sera qui daremo un gala di beneficenza. Lo stesso teatro di ogni anno... generose donazioni sotto agli occhi di tutti, il massimo numero di invitati... il prestigio che la nostra famiglia potrà ricavarne... » la sua voce risuonò pratica e sbrigativa. « Perché non partecipi con la tua amata? Non sarà un problema convincerla a venire, suppongo. Nostri vecchi parenti Purosangue, importanti funzionari del Ministero, il Ministro della Magia in persona... la gran classe di una Mezzosangue dovrebbe venir notata a colpo d'occhio. » Lucius sogghignò. « Fiero come sei del tuo grande amore, non credo che avrai problemi a presentarla ufficialmente a tutti gli invitati ».
Draco si sentì sbiancare dietro la mano premuta sulla bocca. Cercò di annuire, ma si sentiva come colpito da un incantesimo pietrificante. Intanto la nonna si era fatta di nuovo torva. « Via, Lucius, smettila di tormentarlo. Draco è soltanto un ragazzo. Ed è uno studente, non un attore di teatro. Lui domani sera verrà e presenterà Hermione come la sua fidanzata perché è la verità. Complotti, macchinazioni, bugie, segreti... ma con chi credi di avere a che fare? Ti sembra che Draco possa pensare a queste cose? Che addirittura possa arrivare a concepire un piano così assurdo e complicato per sottrarsi alle sue responsabilità? Addirittura fingere che Hermione sia la sua fidanzata! Evidentemente non conosci tuo figlio ».
Draco si volse grato. « Tu sì che mi capisci, nonna ».
Lei, in risposta, gli diede un buffetto sulla guancia. « Andiamo, ti accompagno al camino. Devi tornare subito a scuola. E poi non vorrei che quella ragazzaccia scalmanata fosse ancora qui in giro; ti difenderò io ».
E afferrandolo per la manica, Druella partì decisa verso la porta. Draco non ebbe nemmeno il coraggio di voltarsi e di vedere le facce dei genitori. Semplicemente, più depresso che mai, si fece trascinare dalla nonna.

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