4. Apocalypse Please

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Love don't really mean a thing around here the fake scenes,
the plastic-made dreams
Say you don't want it, say you don't want it

One Night Only, Say you don't want it

« Secondo te mi fa i fianchi larghi? »
In effetti, essendo il tuo cranio molto ridotto rispetto al normale, si potrebbe notare un certo difetto di simmetria.
« No, affatto ».
« E queste scarpe? »
Terribili.
« Ehm... »
« Pensavo di abbinarci questo cerchietto, come lo trovi? »
« Non ne so niente di questa roba. » Si arrese Hermione con rabbia. « Niente. E in più devo studiare ».
Se c'era qualcosa di peggio di dover sopportare Calì e Lavanda a lezione, nel dormitorio e per tutto il resto della giornata, era doverlo fare senza che Ginny fosse presente. Quando c'era lei, Hermione per loro diventava praticamente invisibile; il che era un vantaggio assolutamente da non sottovalutare.
« Certo. Scusa tanto ».
Calì si volse con ostentato contegno e riprese a fissarsi allo specchio. In breve tempo, arrivò di nuovo Lavanda e la spinse via con una spallata.
La festa clandestina, come la chiamava con disapprovazione Hermione dentro di sé, era alle porte e bastava guardarsi intorno per coglierne la fastidiosa presenza. Il dormitorio brulicava di vestiti sparsi proprio come il giorno prima, le scarpe affollavano il pavimento e lo sguardo di Hermione non poteva muoversi da nessuna parte lungo la stanza senza finire accecato alla vista di qualche gioiello sfavillante.
Grattastinchi, decisamente provato da tutto quel trambusto, pochi minuti prima era furtivamente riuscito a portare sotto al letto una scarpa griffata di Lavanda; ma Hermione, dopo essersi appena sporta dalla sponda nel tentativo di riprenderla, si era bloccata con un sorriso al raschiare incessante che aveva cominciato a levarsi lieve dal basso.
Quel piccolo barlume di vendetta, però, seppur a suo modo appagante, non era neanche lontanamente valido a saldare le pene infernali che Hermione stava subendo con l'avvicinarsi della loro festa; si trovava su quel letto già da un'ora e mezza, e con la confusione che le civette avevano messo in atto non aveva ancora trovato modo di poter studiare.Calì e Lavanda si erano cambiate d'abito almeno sei volte ciascuna e continuavano, disperate, a fare su e giù per il dormitorio senza essere sicure di cosa fosse appropriato indossare.
Mancavano soltanto dieci minuti all'inizio della festa ed erano così turbate di indecisione da sfiorare l'orlo delle lacrime. Era in quei momenti che la presenza di Ginny si rivelava per loro fondamentale; lei poteva comandarle a bacchetta e le civette, sentendosi impartire ordini sicuri e incontestabili, si sarebbero improvvisamente sentite perfette.
Hermione aveva troppa poca esperienza in merito per elargire consigli validi, ma nel sollevare lo sguardo sulla minigonna inguinale di Lavanda e i tacchi esageratamente alti di Calì, dubitava che Ginny avrebbe mai approvato.
« Lavanda, credi che Zabini mi noterà così alta? » Per non perdere l'equilibrio, Calì si appoggiò alla spalla della compagna. « Così lui mi supererà di soltanto dieci centimetri ».
« Se vuoi farti notare, devi vestirti di bianco. » Affermò Lavanda con sicurezza, sistemandosi i capelli. « Sarai più appariscente ».
« Sì, ma il bianco ingrassa, lo sanno tutti ».
« Ma questo blu elettrico ti incupisce, tesoro. La tua carnagione è già abbastanza scura ».
Voglio morire, si disse Hermione dalla lontananza del suo letto.
Poi, nelle sembianze di un vero e proprio miracolo, Ginny entrò nel dormitorio. Hermione ebbe soltanto il tempo di sospirare di sollievo, prima che le civette si scagliassero da lei e Calì quasi rischiasse la vita inciampando su quei trampoli.
« Cosa...? »
« Ginny, devi assolutamente aiutarci. » Lavanda era a dir poco disperata. « Non sono affatto sicura dell'adeguatezza di questo vestito ».
« E io dei miei tacchi. » Aggiunse Calì, rimettendosi faticosamente in piedi. « Penso che potrebbero esserci problemi nel caso in cui, sai, io scendessi in pista ».
Fortunatamente a Ginny bastò un'occhiata per inquadrarle, e un'altra all'armadio spalancato per scegliere cosa indossare. In breve tempo fu in grado di tranquillizzarle e riparare ai loro accostamenti sbagliati in una praticità dalla quale non si poteva non trovare conforto, e nello stesso tempo riuscì addirittura a vestirsi per conto proprio.
Hermione, rinunciando definitivamente a studiare Erbologia, lasciò vagare l'attenzione su di loro e si perse nell'osservare la giovane Weasley.
Pensò che la passione per la moda non fosse poi così malvagia, se questa non sfociava nel fanatismo più incontrollato; Ginny infatti aveva altre svaghi oltre ad essa, come il Quidditch. Certo, quando tentava di convincerla a sistemarsi i capelli era a dir poco fastidiosa, e la volta in cui l'aveva truccata mentre dormiva era stata ancora peggiore, ma l'apprezzava così com'era, era l'amica di cui aveva bisogno.
Hermione sorrise nel vedere quanto quel vestito nero stesse bene su di lei, ma nell'avvistare con la coda dell'occhio la scarpa di Lavanda, appena schizzata sul pavimento visibile, irrimediabilmente mutilata, si affrettò ad allungare la gamba e a ricacciarla sotto al letto.
« Giusto in tempo. » Disse Ginny, lanciando un'occhiata all'orologio da muro. « Abbiamo cinque minuti per arrivare. Hermione, nel caso in cui tu cambiassi idea... »
« Cosa che non accadrà mai ».
« ... noi siamo nella Stanza delle Necessità. Alla fine non trovavamo altri posti, e per questa volta abbiamo deciso di arrangiarci. L'interno sarà comunque meraviglioso ».
« Ginny, io non eviterò il settimo piano. » Mise in chiaro Hermione. « Controllerò anche quel punto, e sai cosa accadrà nel caso in cui dovessi incrociare uno di voi ».
Calì e Lavanda la osservarono in cipigli truci; Ginny, tuttavia, non batté ciglio.
« D'accordo, dirò di fare attenzione. Divertiti con le tue perlustrazioni ».
Le dedicò un sorriso leggero e, in compagnia delle civette, uscì dal dormitorio. Hermione rimase a fissare il punto in cui le ragazze erano sparite sentendosi ammantare da una strana sensazione; senza sapere esattamente, per la prima volta, quanto fosse giusto per lei sentirsi in colpa.

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