19. Agitated

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Le donne sono un sesso
affascinante e caparbio.
Ogni donna è una ribelle;
di solito insorge violentemente
contro se stessa.

Oscar Wilde

Oltre le finestre slanciate, la pioggia scuoteva impetuosa le fronde degli alberi lontani. I vetri annebbiati di umidità rilucevano gelidi in contrasto con il piacevole calore emanato dal camino ardente.
Stagliato contro la soglia movimentata delle fiamme amaranti, vivaci e sinuose al furioso scrosciare che si udiva all'esterno della torre, uno schienale scuro si riscaldava lasciandosi alle spalle l'inclemente atmosfera di quel giorno. Una testa spettinata emergeva dalla linea della spalliera, la tonalità fiammeggiante che bruciava come i ceppi che si sbriciolavano nel fuoco.
Con una mano mollemente poggiata sul bracciolo della poltrona, inclinata di qualche centimetro in direzione del tappeto, e un piede che sbucava dall'angolo della sua visuale, in bella vista sul tavolino di legno, Ron Weasley dava l'impressione di esser stato del tutto coinvolto dal tepore inviatogli da quelle invitanti vampate roventi.
Prudentemente, Hermione scese gli ultimi gradini della scalinata di pietra, gli occhi castani fissi sulla sagoma dorata che intravedeva contro il bagliore del camino. Giunse allo schienale della poltrona in passi silenziosi, un'occhiata veloce lanciata verso le finestre appannate, la chioma di Ron che faceva capolino dalla linea del divano di pelle. Poggiata sul grembo, pendente verso il pavimento, stava una pergamena pressoché immacolata che Ron aveva tentato di riempire con qualche parola incerta. Curvandosi appena in avanti, le dita strette allo schienale, Hermione notò che si trattava del tema di Incantesimi.
« Ron » mormorò, chinandosi su di lui.
Il giovane Weasley si lasciò sfuggire un basso mugolio assonnato. Hermione si fece ancora più avanti. La piuma d'aquila di Ron era caduta sul tappeto.
« Ronald, svegliati » disse con più decisione, la bocca vicina al suo orecchio, e stavolta Ron sobbalzò leggermente. Si guardò intorno per vari istanti, allargando gli occhi, finché non notò il profilo di Hermione sbucare al suo lato. « Oh! »
« Cosa fai quaggiù? » Domandò Hermione inquisitoria, increspando le sopracciglia. « Ti sei alzato presto per fare il tema? »
Ron soffocò uno sbadiglio dietro la mano, ripescando poi la penna d'aquila dal pavimento. « Già... cioè, ci ho provato. Ma sai bene che gli Incantesimi di Memoria non sono mai stati il mio forte, Hermione... »
« Questo è perché durante le lezioni continui a distrarti, Ron » puntualizzò Hermione alle sue spalle.
« Sì, bè, se tu mi aiutassi... soltanto un pochino! » supplicò lui, fissandola, un sorriso incerto che gli aleggiava sulle labbra. « E' che non so come iniziare il discorso... »
Sistemò di nuovo il foglio di pergamena sulle proprie gambe, la penna impugnata, lo sguardo assonnato e speranzoso puntato su Hermione. Ma gli occhi di lei, ben lungi dal dedicarsi al compito che Ron le indicava, continuavano a dirigersi distratti sulle dita che la Grifondoro aveva preso a torturarsi. Hermione si sentì osservata senza essere realmente vista. Ron non era mai riuscito a capirla, a scavare dentro di lei.
« Non ti aiuterò a fare i compiti, Ronald. » Disse definitiva, e vide le dita di lui contrarsi sulla carta. « Pensavo invece che sarebbe stata una buona idea andare a Hogsmeade... passare un po' di tempo insieme ».
Non c'è passione.
« Ma sta diluviando, non vedi? »
Non c'è passione.
« Me ne sono accorta, Ron ».
Non.
« Se vuoi possiamo rimanere qui in sala comune... »
C'è.
« Per farci raggiungere da Harry, Ginny e gli altri? »
Passione.
« Bè, sai, un po' di compagnia può essere divertente... »
Il cipiglio torvo di Hermione fu sufficiente a far esitare il sorrisetto di Ron. Si sentirono entrambi avvolgere da un silenzio spiacevole; lei continuava a tormentarsi le dita, lui aveva preso ad arricciolare assorto l'angolo della pergamena.
Stupida.
Hermione gelava come se non fosse lì in balia del calore del camino, ma fuori, nel bel mezzo della tempesta, fradicia fino al midollo di pioggia ghiacciata e insidiosa.
Come aveva potuto pensare che fosse così facile risolvere tutto?
Dì un po', Granger, quanti soldi spendi regolarmente per la Pozione d'Amore di Weasley?
« O se vuoi aspettiamo domani. » Udì la voce di Ron provenire lontana, fragile ed esitante. « Magari ci sarà bel tempo... »
Hermione incrociò il suo sguardo. « Ne ho abbastanza di aspettare ».
Bè, sicuramente dovrai aver trovato un modo per tenerti stretta un ragazzo!
« Cosa stai...? »
Hermione avrebbe voluto che tacesse. Che semplicemente Ron capisse, leggendole dentro come chiunque altro – perfino Malfoy – era riuscito a fare in quegli ultimi giorni. Uno sguardo, un'occhiata, una frase detta a metà, un tocco meno distratto degli altri; mai le commoventi storie d'amore dei suoi romanzi le sembravano irreali come quando si trovava in presenza di Ron. Loro due erano totalmente al di fuori di ogni schema, di ogni sentimento che facesse palpitare il cuore di emozione.
Aveva così freddo quando stava con Ron.
Faceva così freddo.
Sollevandosi dallo schienale, Hermione aggirò la poltrona e si sedette sulle sue gambe. Ron si fece paonazzo, come se il movimento di lei lo avesse messo a disagio; osservò boccheggiando la pergamena caduta a terra, poi deglutì.
Non riesco a immaginare che razza di fegato debba avere, per essere il tuo fidanzato.
« Voglio parlare, Ron ».
« Ehm, di cosa? »
Si sforzava di fare il disinvolto, ma la sua schiena era rigida e si rigirava nervosamente la penna d'aquila tra le dita.
« Di noi! » Sbottò Hermione, sentendo vacillare la propria pazienza. « Di cosa altrimenti? Non ti sei accorto che abbiamo seri problemi di comunicazione, Ronald? »
Lui si fece perplesso. « A me sembra che comunichiamo benis... »
« Intendevo un altro tipo di comunicazione! » Lo interruppe Hermione, e arrossì quasi quanto lui. « Insomma, noi... te l'ho detto l'altro giorno nel dormitorio, no? Mi hai risposto che sarebbe andato tutto bene, ma in realtà non è cambiato niente ».
Come diavolo possa anche solo toccarti...
« Bè, io... ecco, Hermione, vedi... » borbottò Ron.
« C'è qualcosa di importante che devi dirmi? »
« In effetti... bè, no, forse non così importante... »
Come possa sopportare il tuo caratteraccio...
Hermione continuava a guardarlo fisso, indagando sul suo volto in cerca di qualsivoglia sentimento a cui potersi aggrappare. Avrebbe soltanto voluto capire cosa stesse succedendo dentro di lui, quali fossero le parole rimaste impigliate nella gola di Ron. Sotto di sé, le gambe di lui vibravano nervose. Hermione provò l'istantaneo impulso di abbracciarlo, e scivolò in avanti di qualche centimetro, sentendo ardere le guance.
Come possa venire a letto con te...
« Hermione, cosa... cosa fai? »
Ron la afferrò istintivamente per le braccia; non per trarla a sé, notò Hermione, ma per respingerla. Quella consapevolezza le bruciò come un pugno nello stomaco. Sentiva le parole di Malfoy rimbombarle nelle orecchie come tuoni, possenti e penetranti, deriderla con il loro tono sarcastico e sprezzante. Quasi le venne istintivo tirare uno schiaffo a Ron, gridargli di svegliarsi, di smettere di essere così distaccato, di dirle qualcosa. Sentiva gli occhi pizzicarle di lacrime, e le braccia, che Ron le stava toccando, formicolare di irritazione e fastidio.
« Ron... » la sua voce era soffocata.
« Senti, stai... stai tranquilla, okay? » Accortosi che qualcosa non andava, Ron parve farsi esitante. « Forse sei un po' stressata... troppi compiti, probabilmente... »
Tu sei vergine.
« Se magari ti riposassi un poco... torna a letto, è prestissimo... »
Tu sei vergine.
« Ne parliamo più tardi magari... quando starai meglio ».
Tu sei vergine.
« Poi riprendiamo il discorso, e... »
« Io sono vergine ».
Fu come se le labbra si fossero socchiuse senza avvertirla. Hermione sentì quelle parole fuggire dalla sua testa e precipitarsi addosso a Ron come il vento che abbatte le fronde degli alberi. Alzò gli occhi, vide che lui la guardava di rimando. Il cuore le batteva forte, ma di sentimenti che non le donavano alcun conforto.
« Ehm... okay, okay. » Ron mollò la presa sulle sue braccia, vagamente sconcertato. « Devo dirtelo ».
« Dirmi cosa? »
« Io... miseriaccia, non so da dove cominciare ».
Ron si passò entrambe le mani tra i capelli, chiudendo i gomiti sul volto e nascondendosi, per un breve attimo, dallo sguardo pungente di Hermione. Parve trovarsi in balia di una penosa lotta interiore; lei ebbe quasi l'impressione di sentirlo pensare, arrovellare il cervello, riordinare le cose da dire per offrirgliele nel modo meno doloroso possibile. Il fatto che qualcosa, in Ron, si fosse risvegliato, al contrario di rallegrarla le provocò ancora più agitazione. Qualsiasi cosa intendesse dirle, non era affatto buona. Lo sentiva.
« Vedi... io non so, Hermione, non sono sicuro... »
Lei continuò a tacere, le mani che le tremavano sul grembo.
« Ci penso, a volte, e ho l'impressione... bè, andiamo, non è proprio un'impressione, quasi una certezza, anche se non così certa come potresti pensare... »
Hermione desiderò che la smettesse di blaterare. Stava passando troppo tempo, il cuore le batteva fortissimo, e le lacrime minacciavano impetuose di tradirla. Non avrebbe mai pianto davanti a lui; aveva fatto questo errore in passato, e non ci teneva a ripeterlo.
« Il fatto è che, insomma... »
Ron lasciò cadere il discorso, continuando ad arruffarsi i capelli. Poi aprì di nuovo la bocca per parlare, ma lei scosse vigorosamente la testa.
« Non importa. » La sua voce risuonò fredda. « Grazie per lo sforzo ».
Scavalcò le gambe di Ron. Per un attimo sperò di essere trattenuta, di avvertire una manica del maglione tirare dalla parte opposta, ma non accadde.
Non voleva che lei restasse.
Hermione corse su per la scalinata, lasciando dietro di sé il solo crepitio del fuoco.

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