54. Whole lotta love

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Come as you are, as you were
as I want you to be
as a friend, as a friend
as an old enemy

Nirvana, Come as you are



Quel freddo sabato di Dicembre la sala comune di Grifondoro conservava un'atmosfera di pigro rilassamento. Le vacanze di Natale erano alle porte e la neve, quel mattino, aveva stranamente risparmiato Hogwarts dalle sue intemperie. Luce luminosa traspariva dalle nuvole e si riversava tranquilla sui divani e sui tappeti; nel camino, un fuoco brillante scoppiettava.
Ginny Weasley, annoiata, si sostenne il mento puntellando il gomito sul tavolo.
Lei era l'unica a non partecipare alla pace collettiva. Non aveva davvero nessun motivo per festeggiare.
Tanto per cominciare, si era beccata una D in Incantesimi perché anziché far scoppiare il suo palloncino, lo aveva trasformato in un missile che si era conficcato, elegantemente, nel sedere del professor Vitious.
Beh, aveva pensato, quell'inconscia vena omicida doveva per forza prendere spunto dalla realtà.
Ginny continuò a guardarsi intorno imbronciata. Non vedeva facce amiche.
Calì, che si era ormai rassegnata, aveva optato per un caschetto nero che finiva sulla nuca; quando Dean Thomas le aveva fatto i complimenti le era passata subito la depressione, ma non la rabbia verso Ginny. Quanto a Lavanda, sospirava da giorni ormai all'indirizzo di Ron, che in quel momento giocava una partita a Scacchi Magici con Harry.
E no, nemmeno lei rivolgeva la parola a Ginny. Era però convinta che, in fondo, fosse molto meglio così.
Lei e Calì si erano già date addosso due volte dall'inizio dell'anno, e Lavanda non era sicuramente più simpatica; meglio sole che male accompagnate, no?
Ma Ginny non ne era proprio così convinta.
Nessun rimorso per Calì e Lavanda, ma aveva perso anche Terry, che ovviamente dopo quel che era accaduto non poteva più essere suo amico. E come se non bastasse, Hermione a malapena le parlava. Non l'aveva ancora del tutto perdonata per aver tramato alle sue spalle durante la recita, e anche se ormai era passata una settimana, non dava cenno di ammorbidirsi.
Dopo un po' Ginny si era stufata di elemosinare gentilezza e si era chiusa in se stessa.
Sembravano capitarle tutte a lei.
« Oh, Ron! Come sei bravo! »
Ginny sollevò lo sguardo. Laggiù vicino al camino, Lavanda si era alzata ed era andata alle spalle di Ron. Batteva le mani ad ogni sua mossa vincente; lui, disorientato, abbozzava un sorrisetto e riprendeva a giocare.
Ginny stava quasi per vomitare. Quasi quasi, avrebbe preferito suo fratello accoppiato con Pansy Parkinson.
Fece una smorfia proprio nel momento in cui qualcuno la raggiunse: era Seamus Finnegan.
« Ehy, Ginny! Non vieni a giocare a carte? »
Ginny sorrise come meglio poté. « No grazie, non mi va ».
Seamus esitò. Sembrava in difficoltà. « Tutto okay, Ginny? »
Lei si strinse nelle spalle. « Non mi lamento ».
« Senti... » Seamus, arrossendo percettibilmente, si chinò sul tavolo e ridusse la voce ad un sussurro. « Ho notato che non esci con nessuno adesso, e... beh, mi chiedevo... vorresti venire a Hogsmeade con me, oggi pomeriggio? »
Ginny era impreparata. Le venne quasi da ridere; riuscì però a contenersi, pur non guardando il ragazzo dritto negli occhi. « Mi dispiace, ma è un periodo in cui voglio stare da sola ».
Si sentì in colpa quando Seamus si grattò i capelli, imbarazzato. « Oh, certo. Scusa. No, cioè... fa niente. Ciao ».
E si volatilizzò così in fretta che Ginny pensò si fosse Smaterializzato.
Un lieve malessere la colpì nel petto.
Con Seamus aveva parlato spesso, ultimamente. Era un ragazzo simpatico.
Lo aveva creduto un amico, esattamente come Terry. E ora anche lui ci aveva provato, esattamente come Terry.
Irritata, Ginny sbuffò, di malumore. Avrebbe soltanto desiderato... un amico. Un amico vero che per una volta non si invaghisse di lei, chiedendole di trasformare il rapporto in qualcos'altro.
Eppure Ginny non pensava di essere così civetta, così seducente. Ma era uno spirito libero, era se stessa, ed era forse da questo che erano attirati i ragazzi.
Fatto sta che aveva mille corteggiatori e nessuno con cui parlare. La cosa, dopo un po', era logorante.
Poi si accorse che era stufa di starsene lì. Lasciò il tavolo e salì distrattamente le scale per il dormitorio femminile, avvilita come non mai.
Non lo sopportava più: a periodi era circondata da mille persone, in altri era sola come un cane.
Ma cosa c'era di così sbagliato in lei?
Aprì la porta e si fiondò diretta verso il proprio letto con l'idea di sprofondare lì e non riemergerne fino all'ora di cena. Ma a metà strada si bloccò.
Hermione era in piedi davanti allo specchio. Jeans e un morbido maglione color crema. La vide dal riflesso.
« Ciao, Ginny » sorrise.
Quella mugolò qualcosa e, con la faccia a terra, si gettò a pancia sotto sul materasso.
Ora che ci pensava, avrebbe anche potuto fabbricarsi un sonnifero e non svegliarsi fino al giorno dopo.
« Ma che cos'hai? »
Hermione aveva aggirato il letto e la fissava accigliata. Ginny aprì un occhio verso di lei, sospettosa. « Come mai mi parli? »
« Io ti parlo tutti i giorni, Ginny » rispose l'altra sorpresa.
Ginny sogghignò sarcastica. « Come no. Mi parli in modo diverso da quando pensi che sono una burattinaia ».
« Ma io non penso che... »
« Oh, sei cambiata con me, non prendermi per il culo » disse mollemente Ginny, che sinceramente non aveva voglia di alzare la voce o di agitarsi più di tanto.
Aveva ragione, alla fine, e Hermione lo sapeva, nonostante la sua aria da santerellina.
Le parlava soltanto se strettamente necessario. Non era più come prima. Hermione non si confidava, le rivolgeva solo frasi banali e di circostanza. E questo la avviliva forse più di ogni altra cosa.
Hermione non si mosse, ma sospirò come se incassasse una sconfitta. « D'accordo, sono stata un po' fredda con te ultimamente. Ma non è stato bello scoprire che hai agito alle mie spalle ».
« Te l'ho detto mille volte! » sbuffò Ginny, sempre distesa come un salame. « Okay, sono stata insensibile a metterti nella recita, ma pensavo di fare il tuo bene sociale! Malfoy non c'entrava nulla! Del resto ti aveva già ricattata, lo vedevi sempre, cosa dovevo fare io? Vi siete messi insieme e avete fatto i vostri porci comodi senza di me, mettitelo bene in testa! Quell'idiota di Terry ha ingigantito la situazione perché gli brucia il fatto che io lo abbia rifiutato... dai, è così evidente che si sia solo vendicato di me! Non ha più quello stupido giornale su cui scrivere, è solo un frustrato adesso... »
E seppellì di nuovo la faccia sul cuscino, a fior di nervi. Ne aveva combinate tante, e le stava scontando una ad una. Poi le venne in mente qualcos'altro.
« Ah, e nel caso in cui tu non lo sappia, » sbottò guardando Hermione, « alla festa mi sono anche azzuffata con Calì per difenderti! »
L'altra era divertita e stupita insieme. « Ginny, cosa mi dici allora del tuo romanzo? Quello che scrivevi all'inizio dell'anno su me e... »
Ma non riuscì nemmeno a finire la frase. Ginny si alzò come una furia, si spalmò sul pavimento e raccattò qualcosa da sotto il letto.
Era un malloppo di fogli.
Il malloppo di fogli.
Ginny lo piazzò nel centro della stanza, estrasse la bacchetta e gli appiccò il fuoco.
« Ginny! » strillò Hermione; Grattastinchi, che dormiva beato sul letto della sua padrona, filò atterrito sotto quello di Calì.
Ma Ginny si era come tolta un peso. « Ecco! Ecco il famoso romanzo! E comunque, per la cronaca, non eravate davvero tu e Malfoy, ma la versione ottocentesca di due che si innamorano e... vabbè, non importa. Se proprio lo vuoi sapere, ho smesso di scriverlo mesi fa. Io ho bisogno di diventare ricca subito; non posso perdere tempo scrivendo libri. Ci vuole troppo tempo. Troppa concentrazione. E' una cosa troppo mentale da fare, mi sfinisce il cervello. E poi le persone dovrebbero comprarlo, e chi lo farà, visto che tutti qui mi odiano? Comunque sia, no, non diventerò una scrittrice famosa, ma magari una Cercatrice di Quidditch di una squadra internazionale. Loro sì che vengono pagati bene ».
Ginny, persa nelle sue fantasticherie, non si accorse nemmeno che Hermione la stava abbracciando.
Si dimenò con una smorfia. « Ma Hermione! Che fai! »
« Scusa... è che... » Hermione si ritrasse impressionata, « forse sono stata troppo dura. In fondo non hai fatto niente di così terribile ».
« Grazie mille. Ci hai messo una settimana ad accorgertene, ma meglio tardi che mai » brontolò Ginny mentre prendeva a calci i rimasugli bruciacchiati del suo romanzo.
Hermione sorrise teneramente e tornò allo specchio, sistemandosi i capelli. Ginny notò che erano appena più domati, sebbene crespi e gonfi come al solito. « Vai da qualche parte? »
L'altra sussultò. « Sai, ho promesso ad Hagrid di aiutarlo a tagliare gli alberi per Natale... »
Ma Ginny non ci cascò. Hermione non sapeva assolutamente mentire, quando si trattava di ragazzi.
« Devi avere una cotta davvero grande per lui allora, per vestirti con tanta cura ».
« Ma no, non ho mica l'abito da sera. » minimizzò Hermione e, evitando lo sguardo di Ginny, afferrò borsa, sciarpa, guanti e giubbotto. « A più tardi! »
E veloce come il vento uscì dal dormitorio. Ginny rimase lì ammutolita.
Beh, di sicuro l'aveva perdonata, ma era anche chiaro come il sole che Hermione le stesse nascondendo qualcosa.



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