21. Underworld

340 8 1
                                    

L'odio è un liquore prezioso, un veleno più caro
di quello dei Borgia; perché è fatto con il nostro sangue,
la nostra salute, il nostro sonno
e due terzi del nostro amore.

Charles Baudelaire

L'acquerello che spuntava al di là delle finestre si tingeva di un arancio sempre più scuro, e stracci di nuvole violette, all'orizzonte, sembravano grondare ai lati della tela. Hermione Granger diede le spalle al tramonto nell'imboccare la scalinata che portava ai piani alti, superando mura fitte di cornici dorate e abitanti sonnacchiosi – i quali, allo scricchiolio dato dalle pergamene che traboccavano dalla borsa della Grifondoro, sbatacchiante a suo fianco, trasalivano gettando occhiate torve tutt'intorno.
Nonostante quella non fosse da considerare una giornata esattamente ordinaria, Hermione si era sforzata, fin dal suo risveglio, di viverla come tale. In realtà i compleanni erano sempre stati per lei fonte di minimo interesse e preoccupazione; sarebbe stato più corretto dire che tenesse a quello degli altri più che ai propri, i quali tendevano a scivolarle addosso senza che lei quasi ci facesse caso. Perciò, sebbene il traguardo raggiunto fosse, in questa occasione, ben più significativo dei passati – diciassette anni gravavano di una certa importanza, quando eri una strega da sempre limitata dai vincoli dello Statuto di Segretezza – Hermione continuava a non tributare all'evento alcuna rilevanza, e soprattutto, si premurava che nessun altro lo facesse.
Gli incubi vissuti la notte precedente, costellati di festeggiamenti, schiamazzi e nefasti tentativi di far baldoria in nome del grande avvenimento, erano stati sufficienti a farla svegliare col fiato mozzo e i capelli incollati al volto; nello scontrarsi però con i saluti pacati di Ginny e le civette, conditi degli auguri più sobri in cui Hermione avesse mai potuto sperare, si era lasciata andare ad un sospiro di sollievo. Erano state gentili, e la Grifondoro, sul momento, aveva avuto modo di sentirsi in colpa per aver sospettato di loro. In fondo, Ginny non avrebbe mai osato organizzare qualcosa per lei senza il suo espresso consenso – o almeno, Hermione sperava che avesse abbastanza buonsenso da non farlo.
La giornata era così filata alla stessa stregua di tutte le altre, tra le lezioni, gli orari impossibili e le consuete montagne di compiti svolte alla luce pomeridiana della biblioteca. L'unico difetto, in un primo momento, era sembrato incarnarsi nella presenza di Lavanda, che l'aveva raggiunta a metà pomeriggio riferendole che Gazza aveva ordinato ai Grifondoro di lasciare libera la torre fino a sera – a quanto pareva Neville aveva accidentalmente calpestato una Caccabomba proprio sulle scale, spargendo dappertutto un tanfo tremendo.
Tuttavia, al di là dell'iniziale disappunto di Hermione, la compagnia di Lavanda si era rivelata meno molesta del solito. Dopo la prima mezz'ora spesa a sospirare all'indirizzo di qualsiasi ragazzo del settimo anno passasse loro di fronte, la civetta aveva aperto A spasso con gli spiriti e ci si era seppellita fino a sera. Il fatto che non avesse chiesto nemmeno una volta delucidazioni su ciò che leggeva, aveva fatto mentalmente benedire a Hermione che fosse davvero il suo compleanno.
Proprio pochi minuti prima Lavanda l'aveva lasciata invitandola a raggiungerla presto alla torre. A Hermione non era affatto sfuggita l'aria così inequivocabilmente frivola con la quale l'aveva salutata, e nemmeno i movimenti guardinghi della civetta nell'abbandonare la biblioteca. Non era riuscita nemmeno più a concentrarsi sulle ultime frasi del suo tema di Trasfigurazione; sentendosi assalire da un dubbio atroce quanto inverosimile, aveva ficcato il resto dei libri della borsa precipitandosi verso l'uscita.
E così Hermione si ritrovava a trascinarsi su per le scalinate di pietra in totale solitudine, la tanto sospirata sala comune che non accennava a farsi più vicina. Sembrava incredibile solo a pensarci. Non era possibile che Ginny potesse spingersi a certi livelli – che lei, Hermione, non fosse altro che il misero ingranaggio dell'abile piano che doveva aver architettato.
Ma più ci rifletteva, più l'idea appariva assurda. Assolutamente improbabile che la storia di Gazza e della Caccabomba di Neville non fosse stata altro che un semplice espediente per impedire a Hermione di varcare la sala comune. Impossibile che Lavanda, trascorrendo il pomeriggio con lei in biblioteca, non avesse fatto altro che tenerla d'occhio. Del tutto inconcepibile che in quel preciso momento, a qualche piano sopra di lei, i suoi compagni si stessero indaffarando ad organizzare qualcosa. Quel qualcosa di cui Hermione aveva sognato quella stessa notte, l'incubo peggiore che potesse mai capitarle. Aveva già quasi l'impressione di sentire l'odore del fumo, la vista dell'alcool, l'insopportabile baccano dei festeggiamenti. In un paio di minuti sarebbe sprofondata nel panico.
Hermione continuò a salire in fretta, inghiottendo vorace ogni scalino, i capelli che le rimbalzavano sulle spalle. Cominciò a sperare di incrociare un Gazza fortemente odorante di Caccabomba – ma i corridoi erano del tutto sgombri, e lei quasi prese a correre, sempre più agitata. Quando intravide la liscia sagoma della Signora Grassa, Hermione si arrestò, tentando di placarsi.
Non sta succedendo niente là dentro, si ripeté intimamente. Si accostò al ritratto, il fiato corto; tentò di percepire qualcosa al di là della porta, ma tutto appariva silenzioso. Stranamente silenzioso. O forse era soltanto un silenzio normale, solo che lei non era in grado di distinguerlo. Formulò la parola d'ordine in tono controllato, e si fece avanti con esitazione, le dita a stringere i bordi del ritratto.
Poi accadde.
Qualcosa sembrò esplodere sopra la sua testa, perforandole l'udito. Una marea di risate, odori e suoni la avvolse in un vortice brusco e impetuoso. Hermione aveva ancora la borsa scolastica davanti alla faccia, tesa a nasconderle il volto paonazzo.
« Sorpresa! »

The TheatreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora