51. We used to be friends

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It's something radical in our hands
but nothing logical to our plans

Fragile tension, Depeche Mode


La neve, finalmente, aveva concesso alle colline circostanti un po' di riposo. Questa adesso riposava placida sui pendii scoscesi, biancheggiando la vallata in un'oasi di perfetta pace e silenzio.
La giornata era fredda e luminosa. Il giardino interno di Hogwarts, racchiuso da alberi spogli e massicci, brulicava in quel momento di voci e sussurri.
Era impossibile capire di cosa stessero parlando tutti.
Hermione Granger, seduta su una delle panchine di pietra, aveva inizialmente rivolto a Ginny Weasley l'inevitabile domanda. La risposta era stata una semplice scrollata di spalle.
Erano lì per godersi un po' di luce mattutina, vista l'inattesa fortuna di quella mezz'ora di buca tra una lezione e l'altra. Hermione avrebbe sinceramente voluto finire di compilare il proprio piano di ripasso, ma Ginny l'aveva trascinata fuori con aria molto misteriosa. Seduta sullo schienale della panchina, guardava in basso verso Hermione, i capelli rossi sul viso, senza però avere il coraggio di arrivare dritta al punto. Hermione la ascoltò blaterare per un quarto d'ora di argomenti stupidi; dopodiché, dando un'occhiata all'orologio da polso, sollevò lo sguardo con aria critica.
« Allora, ti decidi una volta per tutte a dirmi cosa sta succedendo? »
Ginny interruppe subito il dettagliato resoconto dell'ultima partita giocata dai Tornados. « Oh! Ehm... ma non ti interessava capire la tecnica della parata di... »
« No. » rise Hermione. « Per niente! Te l'ho letto in faccia poco fa, mi stai nascondendo qualcosa ».
L'altra, come sgonfiandosi, puntellò il gomito sul ginocchio e poggiò il mento sulla mano. « E' solo che... finché non lo dico a qualcuno non è reale, capisci? Voglio dire... rimane soltanto un incubo ».
Hermione, con l'aria mezza divertita, attese che Ginny si decidesse a parlare. Questa si guardò intorno varie volte prima di schiarirsi la voce. « Okay, te lo dico, anche se vorrei portare questa cosa nella tomba. Perché in effetti è un po' imbarazzante. Imbarazzante in senso brutto, però. » Sospirò. « Terry mi ha baciata ».
« Terry Steeval? » Hermione non poteva dire di essere del tutto sorpresa. « Beh, non ti ha mai dimenticata dall'anno scorso, no? Lo sapevi... »
Ginny annuì mesta, la faccia piegata in una smorfia. « Sì, okay, ma... pensavo che si trattasse di una cosa platonica! Cioè, per me eravamo amici e basta. Invece, chissà come, adesso ha preso coraggio e... mi ha baciata. Non me l'aspettavo. Ma perché gli uomini fanno così? Non ti fanno capire niente, e poi all'improvviso... »
Ginny si interruppe, tormentandosi le mani. Una folata di vento le scombinò i capelli. Hermione rimase a guardarla dandole intimamente ragione.
Anche Draco non le aveva fatto capire niente; e poi all'improvviso aveva dato una fine a tutto. E poi ancora, senza farle capire niente, si era riavvicinato.
Hermione non avrebbe mai dimenticato facilmente quella richiesta finale, gettando alle ortiche ogni cautela, ogni tattica. Le venne istintivo sorridere.
A Ginny non aveva raccontato niente. Perché, in sostanza, non c'era niente da raccontare.
« E... lui ti piace? » domandò Hermione, cercando di deviare i suoi pensieri.
Ginny finse di rifletterci un paio di secondi. Ma la risposta le venne spontanea. « No. Non credo. Cioè, c'è qualcosa di lui che in effetti mi intriga, ma da qui a dire che mi piace... anzi, vorrei che non lo avesse mai fatto. Non ha niente che non va, Terry, ma già l'anno scorso ho capito che non era il mio tipo. L'ho mollato per un altro e non me ne sono mai pentita. Che altro dire? »
« Ma quale sarebbe quindi il problema? »
« Che non so come dirglielo. Lo sto evitando. Mi manda un sacco di gufi... per fortuna non ci incontriamo mai, ma alla lunga sai com'è... »
Ginny lasciò cadere il discorso. Guardava accigliata di fronte a sé. Hermione seguì il suo sguardo e, prevedibilmente, vide Lavanda e Calì che si avvicinavano con due identici sorrisetti sciocchi. « Ciao, ragazze! » dissero in coro.
Hermione e Ginny borbottarono qualcosa. Calì, che aveva decorato la sua treccia con un fiore verde gigantesco, la mulinò qua e là ridacchiando. « Allora Ginny, cosa indosserai stasera? »
La diretta interessata non rispose. Preferì tuffarsi il volto nella mano aperta.
Hermione, fiutando guai, raddrizzò la schiena. « Stasera? »
Calì e Lavanda si scambiarono uno sguardo. Fu quest'ultima, con un sorriso falsamente lezioso, a chinarsi su Hermione. « Sì. Alla festa di stasera » scandì.
Un tuono rimbombò in lontananza. Hermione guardò prima Ginny, ancora sepolta nella mano, Calì, che canticchiava stonata, e Lavanda, che la fissava con aria di sfida.
« La festa di stasera? » ripeté.
« Sì! Sei sorda per caso? » Lavanda ridacchiò insolente. « Organizzata da Ron e da Harry proprio nella nostra sala comune! Hanno invitato un po' di persone... qualche Tassorosso... pochi Corvonero... un gruppo di Serpeverde... » sbuffò alla faccia contrariata di Hermione, « Oh, adesso non metterti in mezzo come al solito! Non facciamo una festa da secoli, dopo che i professori hanno aumentato le misure di sicurezza... »
« Sarà anche l'ultima prima di Natale » intervenne Calì emozionata, « quindi ci daremo dentro! Non è vero, ragazze? »
Hermione, raggelata, si volse verso Ginny. « Ecco di cosa parlano tutti! E tu lo sapevi! »
« D'accordo, avevo sentito qualcosa, ma io stavolta non c'entro nulla! » reagì Ginny piccata. « Hai sentito, no? Stavolta ha fatto tutto mio fratello! »
Hermione non disse altro. Dentro di sé, la rabbia la invadeva fino a farle tremare le mani. Una festa clandestina! E proprio lì, nella loro sala comune! Come se non bastasse, anche i Serpeverde erano invitati! Dopo tutte le precauzioni prese dai professori, stavolta non c'erano dubbi: sarebbero stati espulsi tutti in massa.
Prese fiato per controbattere, magari anche per ribadire che sarebbe stato carino da parte loro non sostenere così passivamente simili iniziative, quando due figure attirarono la sua attenzione. Al di sotto delle arcate, Ron e Harry camminavano verso l'esterno.
Senza dire niente, si alzò dalla panchina e si scagliò in loro direzione. Non appena la videro, si arrestarono come fulminati. Non c'era bisogno di chiederselo. Lei sapeva.

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