3. Escape

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Good morning day
Sorry you're not here
All those times before
We're never this unclear
It's hard to walk when you can't even crawl
Once I had this world, but now I've lost it all

Three Days Grace, Drown

Svegliarsi la mattina e affogarsi di caffè era uno dei rituali universali di Hermione Granger. E quel giorno, a dire il vero, la tradizione era ancora più disperatamente rispettata. Quelle sarebbero state le ventiquattr'ore più insostenibili della sua vita. Con suo grande rammarico e sconsolata contrarietà, la triste prospettiva si era presentata così tenace da insinuarsi perfino nelle sue più innocue abitudini; e così gli esercizi di Aritmanzia si presentavano incompleti nella sua borsa, lo stomaco ancora protestava per il poco cibo offertogli la sera prima e le occhiaie profonde apparivano vistose alla luce dell'alba.
La collera suscitata dall'ingiustizia subìta da Ron le aveva a malapena consentito di chiudere occhio, e ancora adesso c'era un qualcosa di scattoso nei suoi movimenti dedito a suggerire a chiunque si trovasse nei paraggi di non cercare di irritarla in alcun modo.
Il sopracciglio di Ginny Weasley, seduta vicino a lei, era sollevato da almeno dieci minuti. Hermione aveva pensato di non riuscire a tollerarlo, ma si era ben presto scoperta molto ferrata nell'ignorare qualsiasi cosa la circondasse; e i pensieri che si scontravano nella sua testa, confusi e intrecciati e controproducenti, bastavano da soli a toglierle qualsiasi consapevolezza del mondo esterno.
Così continuava a bere caffé, perfettamente soddifatta con quell'occupazione. Ginny aveva ormai perso il conto delle volte in cui si era riempita la tazza, e ben presto, preoccupata, aveva cominciato ad aggiungere latte alla caraffa senza che l'altra nemmeno se ne accorgesse, intenta com'era a sorseggiare guardando dritto di fronte a sé. Per alcuni istanti nessuna delle due disse proferì parola; poi Ginny, stufa di annoiarsi, se ne uscì in uno sbuffo impaziente.
« Insomma, era proprio necessario scendere a colazione mezz'ora prima? » esclamò, indicando gli altri cinque studenti sparsi qua e là per i tavoli della Sala Grande.
« Non riuscivo a dormire. E poi ieri sera hai detto che volevi parlarmi » Hermione si riscosse, posando la tazza vuota e occhieggiando la brocca come se volesse fare di nuovo rifornimento.
Ginny intuì il pericolo e si affrettò a sottrarla alla sua vista. « Sì, bè, non mi sembra di averti dato appuntamento all'alba ».
« Svegliarsi presto fa bene. » Commentò Hermione allungandosi verso la caraffa. « E magari, in questo modo, stasera non farai notte fonda ».
Con un'occhiata eloquente, riprese a versarsi caffè mentre la giovane Weasley assumeva un'aria decisamente incredula.
« Lo sapevo. Ed era proprio di questo che volevo parlarti, Hermione. » Si mosse sulla panca, facendosi più vicina. « Ron non ha avuto tutti i torti ad aver agito in quel modo. Tutti quanti vanno alla festa, è logico che non voglia essere tagliato fuori ».
Hermione discostò la tazza dalle labbra. « Se avere rispetto delle regole significa essere tagliati fuori, allora non credo di voler essere inclusa nel vostro giro ».
« Parli come se fossimo criminali. » Replicò l'altra, leggermente piccata. « Non faremo niente di male, e se solo venissi anche tu stasera, scopriresti che ti stai sbagliando di grosso a reagire in questo modo ».
Hermione posò la tazza sul tavolo per la seconda volta, gli occhi castani fissi sulla porcellana quasi per pura casualità.
C'era qualcosa che le sfuggiva, come se la cosa giusta da fare le troneggiasse davanti, sulla punta della sua lingua tagliente, per poi sottrarsi subito dopo al suo tocco leggero. Percepiva una strana incomprensione tra sé e il resto del mondo; ed era una sensazione così sgradevole che Hermione non poté impedire al malumore di farsi ancora una volta, inesorabilmente, spazio dentro di lei.
Le sue idee erano sempre state precise, studiate, nette e ragionevoli. Per quale motivo incorreva continuamente in critiche e biasimi? Era davvero così assurdo, trovare disdicevole l'idea di una festa clandestina in un castello così strettamente sorvegliato, a cui avrebbero partecipato persone che nemmeno andavano d'accordo tra di loro?
Sarebbe accaduto il putiferio, si disse Hermione testardamente, versandosi con dita rigide altro caffé.
« Posso assicurarti fin da subito che io non metterò piede alla vostra festa. » Disse con molta praticità. « Anzi, sarebbe l'ideale, per voi, che io nemmeno vi veda ».
« D'accordo, e con Ron come la metti? » Ginny, apparve rassegnata e curiosa. « Non gli rivolgerai più parola fino alla fine dell'anno? »
Hermione la guardò stupita. « No, lo sto aspettando per poterci parlare. » Sorresse lo sguardo scettico di Ginny. « Tranquillamente. Ci parlerò con calma, sul serio ».
Fu forse il tono inaspettatamente docile di Hermione a convincere Ginny, la cui aria dubbiosa si dissipò dal volto lasciando spazio a un sorrisetto molto malizioso.
In verità non c'era nessuno abile quanto Ron a farle perdere le staffe; era stato così fin dal primo anno, e la cosa proseguiva anche adesso che avevano formato una vera coppia.
Talvolta Ginny si chiedeva come facesse Hermione a sopportarlo.
Ma era precisamente in casi come quelli, che la giovane Weasley cambiava idea e si domandava come facesse lui a sopportare lei.
« Dubito fortemente che Ron ti appoggerà, stavolta. » Disse Ginny, sovrappensiero. « A meno che, certo, non subentri qualche trucchetto femminile... forse la proposta di te, lui e il bagno privato dei Prefetti potrebbe indurlo a saltare la festa ».
« Ma Ginny, perché mai dovrei portarlo proprio... » cominciò Hermione confusa, per poi comprendere al volo dove volesse esattamente andare a parare l'amica e tingendosi subito di cremisi per averlo soltanto immaginato.
« Bè, cosa ti prende? » La esortò l'altra con un ghigno furbo. « Non è così che le donne vincono le discussioni? »
Hermione era senza parole; si sentiva il viso in fiamme e fu con lo stomaco ormai definitivamente chiuso che allontanò da sé la tazza di caffè, accorgendosi di quanto dovesse apparire impacciata. Avrebbe voluto che Ginny distogliesse lo sguardo e cambiasse discorso, e invece sentiva la sua rinnovata attenzione premuta proprio su di sé come se il suo stesso, dannato disagio l'avesse incastrata.
« Perché voi... » continuò Ginny lentamente, sospesa in equilibrio sul filo della rivelazione del secolo, « Perché voi lo fate, vero? Cioè... come le coppie normali ».
Il respiro di Hermione si era fatto irregolare e difficoltoso. La sua bocca si apriva e si chiudeva ritmicamente come a voler pronunciare parole del tutto riluttanti a saltar fuori; confessioni e bugie cominciarono a spaziarsi nella sua mente, scombussolandole ulteriormente le idee già poco definite, finendo per gettarla in uno stato di una tortura così penosa da indurla a chiedersi, con rabbia, perché mai quella mattina non fosse rimasta semplicemente a letto.
« Ecco... in realtà è ancora presto » mormorò con voce piccola.
Ginny trattenne il respiro. « Non posso crederci ».
« Ginny, per favore... »
« State insieme da quattro mesi! » Insistette la Weasley, sconvolta. « E vi conoscete da quasi sette anni! »
Rossissima in volto, Hermione si guardò disperatamente attorno. « Abbassa la voce! »
« Come... com'è possibile? » Sussurrò Ginny, avvicinandosi e curvandosi ancora di più. « Sei stata da noi per quasi tutta l'estate. Eri continuamente in camera da sola con Ron ».
« Sì... per parlare! » Confessò Hermione in un cipiglio di ovvietà. « E' proprio questo il bello di stare con lui, Ginny. E' mio amico, non siamo... non siamo conigli in calore, ecco. Il nostro è un rapporto serio, diverso. Abbiamo parlato di tutto. » Sorrise senza poterselo in alcun modo impedire. « E l'ho anche aiutato a fare i compiti. Non abbiamo fretta come tutti gli altri, è per questo che dureremo molto a lungo insieme ».
Sembrava che Ginny non avesse mai sentito niente di più terribile.
Fissava Hermione come se si trovasse a che fare con uno Schiopodo Sparacoda particolarmente feroce e fu dopo grandi ripensamenti, che finalmente riuscì ad articolare parole sensate.
« Non... non avete fatto niente? »
« Ginny, te l'ho appena detto. » Sospirò Hermione, un poco più decisa. « Per il momento no ».
« E' strano. » Ripresasi dallo shock, Ginny si fece assorta. « Ho sempre pensato a mio fratello come a un arrapato. O almeno, con la zia Muriel aveva un certo feeling, e con Fleur non sembrava affatto voler soltanto parlare ».
Hermione fece finta di non aver sentito, indaffarandosi con il primo libro che le capitò sottomano. In verità quella considerazione le aveva dato un certo fastidio, anche se sulle prime non capì quanto effettivamente ciò le avrebbe pesato.
« Ma ne avete almeno parlato? »
« Ehi, è per caso diventato un interrogatorio? » protestò Hermione fintamente arrabbiata, e Ginny spalancò gli occhi, prendendolo come un assenso.
« Vuoi forse dirmi che siete entrambi... non so, asessuati? » Domandò con calore. « Santo cielo, nemmeno le coppie anziane sono tanto innocenti. Almeno loro un pensierino lo fanno, ogni tanto ».
« Ssst. » Supplicò Hermione, di malumore. « Stanno arrivando Calì e Lavanda ».
La presenza delle civette non le era mai risultata più gradita, poiché impediva a Ginny di continuare quel discorso pericoloso. Le spalle di Hermione finalmente si rilassarono e fu con totale spontaneità che aprì il suo libro di Incantesimi, finalmente lieta che non ci fosse nient'altro a distrarla. Di certo non la prese bene quando Calì e Lavanda atterrarono nel tavolo di Grifondoro con un tale impeto da far tremare tutto quanto, sbandierando un certo giornale a destra e a manca rischiando di rovesciare la caraffa di succo di zucca sui preziosi appunti di una Hermione ormai scandalizzata.
« Guarda, Ginny! » Esclamò Lavanda, il giornale ripiegato sulla settima pagina. « Zabini è ancora al primo posto ».
Calì e Lavanda erano incorreggibili, pensò Hermione intenta a creare una vera e propria Bolla Difensiva sulla sua pila di libri.
Sciocche, frivole e superficiali, con nessun interesse che andasse oltre la moda, i ragazzi e i pettegolezzi. Oh, di questi ultimi ne erano davvero fanatiche; Hermione non ricordava nemmeno più il numero di volte in cui non era riuscita a chiudere occhio a causa del loro spettegolare continuo, anche fino a tarda ora.
Divulgavano maldicenze su chiunque, ma curiosamente non erano in cattivi rapporti con nessuno; e i loro sorrisi civettuoli, una volta che voltavi loro le spalle, si convertivano nelle critiche più spietate. Hermione avrebbe certo peccato di grande ingenuità nel credere si essere esonerata da tali giudizi, infatti, nonostante le apparenze, era più che certa che Calì e Lavanda trovassero grande diletto nel prenderla in giro.
Nonostante questo, la Grifondoro era ormai abituata ad ignorarle, come in effetti faceva chiunque altro a Hogwarts. Probabilmente era proprio per questo loro sentirsi abbandonate, pensava Hermione, che per ripicca si comportavano in quel modo.
« Zabini? » Mormorò Ginny, osservando la pagina. « E Harry al secondo posto. Strano » aggiunse ironica, e le civette si scambiarono un sorrisetto.
Ciò che Hermione aveva sempre considerato bizzarro, invece, era che Calì e Lavanda tenessero così tanto all'approvazione di Ginny.
Anzi, in realtà sapeva come mai si verificasse questo fenomeno, ma era una storia così lunga e travagliata che per Hermione era stato molto straordinariamente semplice scordarsi i dettagli. In linea di massima, la popolarità di Ginny era inversamente proporzionale al suo merito; e la cosa più buffa era che probabilmente non era stata nemmeno lei stessa a desiderarla.
Semplicemente, uscire per tre settimane con Harry Potter le aveva schiuso automaticamente le porte della notorietà, e Ginny si era improvvisamente ritrovata ad essere ciò che la maggior parte delle ragazze di Hogwarts aveva preso a considerare il perfetto modello da imitare.
Quell'assurda situazione si era rafforzata in modo implacabile al momento della loro rottura. Nessuno tutt'ora sapeva con esattezza quali motivi l'avessero scatenata, ma qualcuno all'epoca aveva fatto girare la voce che fosse stata Ginny a mollarlo, ed ecco che il mito si era consolidato.
Harry appariva così un povero cuore ferito che, dopo essere stato crudelmente abbandonato dall'unica ragazza che avesse mai amato, non era più riuscito a trovare nessun'altra che la eguagliasse.
Effettivamente, ammise Hermione pensierosa, era più di un anno che Harry non frequentava nessuna, nonostante rimanesse uno dei ragazzi più ambiti della scuola.
« Oh, io lo dico sempre, è inutile continuare a sperare su di lui. » Intervenne Calì guardando Ginny. « Tu gli hai lasciato una ferita troppo grande ».
Esonerandosi dal rispondere, Ginny ridacchiò continuando a tenere lo sguardo sul giornale. Hermione ebbe la netta impressione che, nonostante quelle dicerie non fossero state dettate da un suo intervento, lei sembrava approvarle in modo a dir poco incondizionato.
« Ah, ed ecco Malfoy al terzo posto. » Commentò Ginny scetticamente. « Vorrei sapere chi diavolo lo vota ».
« Io l'ho fatto. » Lavanda puntellò i gomiti sul tavolo e si prese il volto tra le mani, sognante. « E' così bello ».
« E' vero. » La sostenne Calì con calore. « Ma lui non trova spazio per le Grifondoro ».
« Grazie al cielo, aggiungerei. » Intervenne Hermione, distogliendosi dalla lettura di Incantesimi. « E' tutto fuorché una disgrazia il fatto che lui non cerchi ragazze usa e getta qui da noi. Comunque sia, di che lista parlate? » Afferrò il giornale, accigliata. « Questo giornale non sarà... »
« Eyes, esatto. » Rispose Calì, immusonita. « Sappiamo che non ti piace, quindi puoi tranquillamente restituircelo ».
Per una volta Calì era nel giusto, tanto che Hermione diede soltanto un'occhiata alla pagina prima di lanciarglielo.
Eyes era il giornale della scuola. Titolo volutamente serio per confondere le idee dei più ingenui, secondo Hermione il nome più adatto sarebbe stato semplicemente Immondizia scolastica.
Peccato che lei fosse praticamente l'unica a pensarla in quel modo; al contrario, Eyes era letto sempre più avidamente e non mancava mai di essere il punto di riferimento per eccellenza di chi si trovasse a corto di pettegolezzi o non sapesse bene chi pensava cosa di dettagli che lei avrebbe considerato del tutto superflui.
Nonostante se ne tenesse costantemente alla larga, infatti, le notizie la raggiungevano sempre con estrema puntualità, ed era con rabbia crescente che ogni volta si chiedeva come le persone potessero interessarsi in modo così vistoso agli affari altrui.
Le notizie riportate in quelle pagine potevano sembrare delle più diverse, anche se secondo Hermione erano tutte strettamente farcite di dettagli e considerazioni che di oggettivo non avevano proprio niente; partite di Quidditch, con annesse le interviste dei giocatori pre e post partita; le nuove collezioni di vestiti, di manufatti e oggetti magici trovabili a Hogsmeade; iniziative a favore della scuola, o almeno così amavano chiamarle; e per tutto il resto del giornale ecco fiorire le personalità più di spicco tra gli studenti, le dicerie più insistenti e le storie d'amore più improbabili.
Molti dei conoscenti di Hermione erano finiti su quelle pagine, e talvolta anche lei stessa.
Al quarto anno avevano parlato della sua probabile accoppiata con Neville Paciock, il timido amore nato tra il fumo dei calderoni, per poi smentirsi a distanza di un anno in vista del suo fidanzamento con Ron.
In quanto a Ginny, compariva regolarmente negli articoli in cui Harry veniva definito l'uomo distrutto dal dolore di un amore impossibile, e Ron spuntava di tanto in tanto ad ogni resoconto delle partite di Quidditch.
La cosa peggiore di tutte però, secondo Hermione, erano le classifiche.
Eyes ne inventava una nuova ogni settimana e lei era arrivata trionfalmente prima ne 'La più sfigata della scuola', 'La più zitella', 'La più secchiona' e 'La più sciatta'. Sul momento Hermione aveva stroncato tutto quanto con una risata, anche se talvolta la sua fotografia con quell'odioso '1° posto' tornava ad occuparle le notti con folli incubi.
In verità Eyes non erano altro che gli occhi di Terry Steeval e Mandy McTass, due Corvonero particolarmente avidi e ficcanaso che amavano dilettarsi nei sotterfugi più abili allo scopo di venire a conoscenza dei segreti delle persone.
Come si poteva immaginare, si mostravano di rado in Sala Grande ed era raro intravederli in biblioteca o per i corridoi; trascorrevano la maggior parte del loro tempo in sala comune e nel dormitorio, dove si mormorava avessero allestito una specie di ufficio per il giornale.
« Credo comunque che il primo posto di Zabini sia ampiamente meritato » trillò Calì improvvisamente, distogliendo Hermione dai suoi pensieri.
« 'Il più bello di Hogwarts'. » Sorrise Ginny, le braccia incrociate. « Per una volta un risultato veritiero ».
« Oh, » commentò Lavanda sorpresa, « pensa al dolore che infliggeresti al povero Harry se mai dovessi uscire con lui ».
« Ma Ginny non uscirà con lui. » Intervenne Hermione con fermezza. « E' meglio stare alla larga da ragazzi del genere ».
Ripose tutti i libri nella borsa, incurante dell'espressione di puro orrore dipinto sulle facce di Calì e Lavanda; nonostante fosse però evidente che avrebbero certo trovato qualcosa da ribattere, dato il caparbio soggetto in questione si astennero dal commentare. Proprio in quel momento, qualcuno giunse alle spalle di Hermione.
« Ehi, quali sarebbero i ragazzacci di cui parli? »
Sussultando, Hermione si voltò e un sorriso nacque istintivamente alla vista di Ron.
« Non ha importanza. Siediti » lei si spostò per fargli spazio, cogliendo di sfuggita l'occhiata di avvertimento di Ginny. Decise subito di ignorarla.
« Allora, come va? » Ron le passò un braccio dietro la schiena. « Ieri ti lamentavi degli esercizi... » lanciò uno sguardo alla borsa aperta di Hermione, « Sei riuscita a risolverli? »
« Ah, sì, è tutto a posto. Ci penserò più tardi ».
Dopo un breve sorriso, Ron ritirò il braccio e cominciò a concedersi alla colazione. Nel vederlo versarsi il succo di zucca e attirare a sé un paio di salsicce, e nell'avvertire Ginny, dietro di lei, cominciare in fretta un discorso con le civette, Hermione seppe che era giunto il momento di chiarire il dettaglio - che lei si ostinava a considerare tale, sperando che per Ron dopotutto non fosse una cosa così importante - della festa che si sarebbe svolta quella sera stessa.
Si ricordò per un attimo la conversazione appena avuta con Ginny e cercò di mantenere la calma, sforzandosi di apparire comprensiva e non pronta all'attacco; cosa che non le risultò invero per niente facile.
« Ehm, Ron... »
« Sì? » la sua bocca era piena di salsicce.
« Stasera dobbiamo pattugliare i corridoi, ricordi? »
Deglutendo, il suo ragazzo annuì bruscamente. Hermione attese che dicesse qualcosa, ma quando Ron si portò alla bocca un pezzo di toast così grande da rimanerci soffocati, perse del tutto le speranze.
« Soltanto quello. » Insistette Hermione, in cerca di una sua reazione un poco più vitale. « Non andremo da nessun'altra parte ».
Continuando a masticare, Ron finalmente si volse a guardarla.
« Uhm... » biascicò. « In realtà dopo mezzanotte saremo liberi ».
Hermione si allarmò.
« Ronald, » prese fiato, « trovo un'idea davvero sconsiderata partecipare a quel festino ».
Ron si soffocò con il toast.
« Ron! »
« Sto bene » tossì lui, continuando a battersi freneticamente il petto.
« Ti sarei grata se smettessi di mangiare mentre ti parlo. » Disse Hermione, gelida. « Hai sul serio detto a tutti che stasera avrei partecipato? »
Agonizzante, Ron si staccò dal bicchiere di succo e riprese ad osservare la sua ragazza, con la ferma intenzione di non toccare cibo finché lei non avesse smesso di parlargli.
« Bè... sì, potrei aver detto che saresti venuta. » Confermò, senza capire. « Perché, c'è qualche problema? » aggiunse ingenuamente.
I nervi a fior di pelle, Hermione si sforzò di mantenere la calma. Non poteva credere che Ron, colui che probabilmente avrebbe dovuto conoscerla meglio di chiunque altro, non potesse nemmeno immaginare che una sua partecipazione a quel festino avrebbe senza dubbio costituito l'immagine meno plausibile di tutto l'Universo.
« Ron, noi due siamo Caposcuola. » Rimarcò, tenace. « I Caposcuola di Grifondoro! Dovremmo dare il buon esempio! Sul serio avevi intenzione di far baldoria stasera? »
Era così minacciosa che Ron ebbe una mezza intenzione di deglutire, prima di pensare disperatamente a cosa diavolo rispondere.
« Io... uhm... »
« Comportamenti di questo tipo danneggiano ineluttabilmente l'immagine della scuola, e anche la nostra. Pensa a cosa accadrebbe se vi scoprissero! Probabilmente verresti espulso, e a quali scusanti ti appellerai una volta tornato a casa? »
« Oh, io... »
« Sette anni di scuola buttati al vento! Non pensi al futuro, Ron? Non credi che sarebbe infinitamente più utile impiegare le ore di divertimento nello studio, cosa che ti aiuterà a farti una posizione fuori di qui? Oppure la tua massima aspirazione di vita sarà andare a lavorare nelle discoteche babbane? »
« Ohm... »
« Te lo dico io quale sarebbe il comportamento corretto per eccellenza; pattugliare i corridoi e, nel caso in cui ci ritrovassimo faccia a faccia con tutti loro, fare immediatamente rapporto ai professori. Così saremo legalmente puliti e le nostre coscienze saranno a posto ».
« Ma... ma... »
« Grazie per il tuo appoggio, caro. » Hermione gli scoccò un bacio sulla fronte e si alzò dalla panca, afferrando la borsa con i libri. « A più tardi ».
Stravolto, Ron rimase imbambolato a guardar andare via la sua ragazza con ancora la bocca spalancata e la salsiccia in una mano. Ginny incrociò il suo sguardo e scosse lentamente la testa.
« Siete proprio come papà e mamma. » Gli disse con un sogghigno. « Ma almeno tra i nostri genitori c'è una qualche traccia di passione ».
« Stai zitta, tu » brontolò Ron riscuotendosi dalla trance, ficcandosi la salsiccia in bocca.

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