39. She will be loved

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A diciassette anni non fai veramente sul serio.
Arthur Rimbaud

Se Draco precedentemente si era lasciato consolare dal dubbio di non essere ancora del tutto uscito di senno, bè, c'era da dire che questo gli era improvvisamente scoppiato davanti agli occhi con tanto di pop altisonante. E l'identità dello spillo che l'aveva conficcato, come era facile immaginare, Draco la conosceva ormai fin troppo bene.
Non sapeva esattamente come fosse finito lì sopra, disteso sul letto a fissare il soffitto con aria indiscutibilmente ebete. A dire la verità sentiva di non sapere proprio un bel niente. Erano solo passate poche ore, pochissime, davvero, eppure sembrava essere accaduto tutto quanto secoli fa, millenni, addirittura, tempi gloriosi che lui riviveva con tanto di viso illuminato di esaltazione.
Si sentiva un vittorioso. Aveva vinto, Salazar, e nessuno avrebbe potuto contraddirlo. Aveva vinto e, se solo si fosse ubriacato, cosa che per la prima volta in vita sua voleva evitare, sarebbe corso di nuovo dalla Granger tenendola in alto con le braccia come fosse un trofeo. Tanto era leggera, forse ci sarebbe riuscito. Draco si immaginò la scena. Si vide agitarla per aria come una piuma. Lei gli rimbalzava tra le braccia. Poi Draco crollò sotto il suo peso, caddero, e lui se la ritrovò addosso subito dopo. Sbigottimento, sorpresa, risate. Ah, che ridere, davvero, era divertente. Poi lui la ribaltò e la baciò. Immaginò di riprendere da dove avevano lasciato poco prima, su nella torre della Granger. La stessa smania, la stessa passione. Ma stavolta non c'erano porte, né invasori molesti ad interromperli. Proprio nessuno. E soprattutto, non c'erano gatti. Ecco, sì, il gatto era vitale che non ci fosse, o la scena si sarebbe rovinata. Draco si concentrò per scacciarlo via dalla scena e dalla camera della Granger che si immaginava. Eppure, per qualche assurdo motivo, più cercava di dimenticarselo, più quel gatto rossiccio li fissava poco distante. E lui e la Granger intanto continuavano a baciarsi. Ehi, aspettate, aspettate!, pensò Draco disperato. Il Draco della sua fantasia si staccò dalla bocca della Granger e si volse a guardarlo. Quella stupida palla di pelo vi sta fissando, davvero, guardate, vi sta fissando con i suoi occhiacci gialli. Il Draco immaginario si volse. Vide il gatto. Si girò verso la Granger, le disse di aspettare un momento. Poi si alzò dal letto, si ritrovò tra le mani una scopa da Quidditch e cominciò ad inseguire il gatto per la stanza. La Granger dal letto applaudiva estasiata. Vai, vai così, si disse Draco sorridendo. Alla fine il gatto trovò un buco da qualche parte e si nascose. Il Draco della sua fantasia si arrestò con la scopa brandita verso l'alto, in attesa che la palla di pelo sbucasse fuori. Poi si sentì chiamare; si volse. La Granger era completamente nuda sul letto e lo aspettava. Cavolo, pensò Draco mentre sorrideva al soffitto, questo non se lo aspettava proprio. Era un colpo di scena. Vai, che aspetti, va' da lei!, pensò. E si vide buttarsi di slancio su quel materasso, appassionato...
« Draco! Blaise! »
Pop. La stanza della Granger svanì in una nuvoletta di fumo.
Stralunato, Draco sollevò appena la testa dal cuscino. Blaise aveva fatto lo stesso dal suo letto, una pagina del libro di Trasfigurazione ancora tesa ad essere sfogliata.
Pansy e Theodore si erano appena catapultati nella stanza del dormitorio ed erano pallidi come cenci. Draco non si lasciò impressionare. Avevano appena rovinato la sua fantastica visione.
« Spero che ci sia una motivazione più che plausibile per questa improvvisata! » sbottò acido.
« Siamo rovinati. » Gemette Theo passandosi entrambe le mani sulla chioma spettinata. « Stavolta non abbiamo davvero più via di scampo ».
Si lasciò sedere sul baule di Draco. Pansy incrociò le braccia e Blaise, perplesso, chiuse il libro. « Avanti, cos'è successo? »
« L'hanno bandito. » Rispose la Serpeverde in tono vago, senza guardarlo direttamente negli occhi. « Hanno definitivamente bandito Eyes ».
Draco, con uno sbuffo, tornò ad appoggiare la testa sul cuscino. Avrebbe dovuto immaginare che non poteva trattarsi di niente di interessante. Serrò le palpebre e cercò di focalizzare meglio le gambe della Granger. Gli altri tre, intanto, continuavano ad infastidirlo con le loro voci.
« Tutto qui? » Domandò freddamente Blaise. « Era prevedibile, dopotutto ».
« Non c'è soltanto questo. » Reagì Pansy con lo stesso tono, e si volse verso di lui con aria un po' ostile. « I festini clandestini sono saltati fuori. Silente non è parso molto sorpreso, ma gli altri professori hanno fatto subito in modo che da ora in poi vengano impediti. Sono state imposte nuove norme di sicurezza per il castello ».
Draco, proprio nel bel mezzo delle sue fantasticherie, sentì la voce di Pansy frapporsi pian piano nel languido bacio che stava scambiando con la Granger. Riaprì gli occhi e rivide il soffitto.
« Una serratura speciale per la Stanza delle Necessità. » Disse Theo in quel momento. « Vi rendete conto? Addio alla mega-riserva di alcolici ».
Ci volle un po' perché Draco riuscisse ad assimilare l'informazione. La Stanza delle Necessità chiusa. Serrata. Deglutì piano. « Salazar ».
« E non è tutto. » Continuò Pansy con aria lugubre. « Da ora in avanti, le statue e le armature presenti nei corridoi sono autorizzate a ristabilire l'ordine. Vale a dire, credo, che non si faranno scrupoli ad inseguire chiunque si troverà fuori dai dormitori dopo il coprifuoco ».
« Bè, abbiamo la bacchetta per questo. » Osservò Blaise con ovvietà. « Non sarà difficile far prendere loro un'altra direzione, no? »
Pansy lo guardò torva. « Non so se ci hai mai fatto caso, ma quelle stupide scatole di latta sono armate. Vuoi mettere in confronto il tuo misero bastoncino di legno con una spada affilata? »
Cadde il silenzio. Draco, che non aveva voglia di voltarsi, non ebbe difficoltà ad immaginarsi l'espressione di Blaise. Sogghignò. « Ti amo, Pansy ».
« Sì. » Ribatté Blaise inviperito. « Davvero adorabile ».
Pansy si limitò a soffiare. Theo, ancora seduto sul baule, scosse piano la testa. « E ancora non avete sentito le due notizie più tragiche, ragazzi ».
Draco fece una leggera smorfia. « Lasciami indovinare. Le armature hanno il permesso di infilzarci ».
« Peggio. » Disse Theo. « Perfino i ritratti ci danno contro. Molti di loro hanno accettato di collaborare con la sorveglianza. Terranno gli occhi aperti per tutta la notte ».
« Anche se questo non è un nostro problema, Draco. » Aggiunse Pansy. « Noi siamo Caposcuola. Abbiamo il permesso di perlustrare fino a notte fonda ».
« Già, » sibilò lui, « peccato che in questo modo non potrò spassarmela con chi voglio io » aggiunse irritato. Già aveva cominciato a progettare fughe intime con la Granger negli angoli più remoti della scuola. Se le cose davvero stavano così, se la sorveglianza era aumentata così tanto, riuscire a stare solo con lei da ora in avanti si sarebbe rivelata un'impresa.
Theo si lasciò andare a un sospiro sconsolato. Poi Draco ci ripensò, ostinato a voler trovare una scappatoia. « Bè, ci sono sempre le sale comuni. Qui possiamo fare ancora cosa vogliamo. Potrei organizzarmi e... »
« Ecco che arriviamo alla notizia più brutta. » Lo interruppe Pansy funerea. « E' stata istituita una sorveglianza speciale per ogni sala comune ».
Draco non si lasciò scoraggiare dal tono di voce. Ghignò ancora. « Piton, immagino. Vorresti davvero chiamarla sorveglianza? »
« Ma non sarà costituita dai direttori delle Case, » proseguì Pansy decisa, « bensì dai fantasmi ».
Draco non poté impedirsi di sollevare il capo dal cuscino. Era come se qualcosa gli stesse premendo sul petto. « Cosa? »
« Il Barone Sanguinario? » Sbottò Blaise sconcertato. « Qui dentro? »
« E' uno schifo. » Annuì Pansy contrariata. « Ma verrà qui in sala comune a fare la guardia ogni notte dopo la mezzanotte. Lo trovo ingiusto. Il nostro è l'unico fantasma visibilmente terrificante; cola sangue dappertutto e si tira dietro quelle catene arrugginite. Invece i fantasmi delle altre Case sono tutt'altra cosa. Quell'idiota del Frate Grasso, ad esemp... »
« Non se ne parla ».
Draco si era rizzato a sedere. Era ancora più pallido del solito. « Non se ne parla proprio » ripeté.
« E cosa vorresti fare? » Blaise si fece accigliato. « Siamo braccati ».
« Scriverò a mio padre. Cazzo se lo farò. » Draco si sentiva deciso e irremovibile. « Questo è un colpo basso. Salazar... non proprio adesso ».
Si rituffò sul materasso, le braccia spalancate. Attorno a lui tutto era divenuto silenzioso. Non poteva credere a ciò che era successo nell'ultimo paio di minuti. Se fino a poco prima si era sentito invaso dall'euforia per il successo con la Granger, adesso era esattamente come se qualcuno gli avesse portato via tutta la felicità a tradimento, mentre magari era distratto. A cosa serviva avere finalmente il via libera con la Granger se poi non avrebbe potuto far niente?, si domandò disperato. Sarebbe più riuscito a stare da solo con lei, a evitare l'intrusione di terzi incomodi? Ce l'avrebbe fatta a resistere all'impulso di mandare a quel paese l'intero regolamento pur di godersi, finalmente, la tanto agognata felicità con la Mezzosangue? Avrebbe voluto subito parlarne con lei, vedere cosa ne pensava. Non poteva certo essere il solo a farsi tutte quelle domande.
Rimase a fissare il soffitto, stralunato, ogni briciola di fantasticheria sulle gambe della Granger totalmente spazzata via. Doveva essere tutto uno scherzo, davvero.
« Non proprio adesso? » Pansy, approfittando della quiete, non aveva perso di vista Draco un momento. « Perché, cosa sarebbe successo di tanto importante? »
Draco si sentì gelare. Ecco fatto. Era arrivato il momento. Doveva decidersi in fretta; o confessare tutto in pochi rantoli agonizzanti, o avvolgersi nella coperta e fingersi morto. Rimase a rifletterci per un lungo momento. Piegò la testa e incrociò subito l'aria indagatrice di Pansy. Draco artigliò d'istinto la coperta.
« Niente. » Esalò scocciato. « Tecnicamente non è successo niente ».
« Oh, Dio... Blaise diceva sul serio? » Pansy fissava Draco allibita. « Abbiamo davvero perso la partita per colpa di... »
« L'avete fatto? » S'intromise Theodore, scombussolato ed eccitato al tempo stesso. « Voglio le sue mutandine come prova! »
Draco si accigliò, poi su puntellò sui gomiti per guardarli entrambi con una smorfia altezzosa. « Pansy, so che non puoi capire... ma ti assicuro che le gambe della Granger sono una motivazione più che valida per saltare una partita. Se solo fossi lesbica, approveresti ».
Pansy incrociò le braccia in risposta. Theo, intanto, aveva contorto la faccia in una smorfietta delusa. « E...? »
« Niente mutandine. » Precisò Draco. « Non ora, almeno. Dammi tempo ».
Riappoggiò la nuca al cuscino e, con un sorrisetto gongolante, perse di nuovo lo sguardo nel vuoto. Non sapeva come avesse reagito Pansy; di sicuro aveva fatto una smorfia schifata. Comunque sia, quando parlò, la sua voce risuonò vivace come sempre. « Tornando alle cose serie... l'unica cosa da fare è pensare per bene a un modo per sfuggire a tutto questo controllo. » Sbottò. « Basterebbe anche solo riuscire a mandare via il Barone Sanguinario ».
« Convincilo tu, se proprio ci tieni. » Theo fece una smorfia. « Io non mi avvicino ».
« Ma è proprio su questo che hanno giocato, sulla nostra codardia! »
« Pansy, l'hai mai guardato bene? Fa orrore. Deve aver ucciso qualcuno ».
« E' morto, non può farti assolutamente niente! » Sbottò Pansy. « Bisogna pensarci bene, ripeto. Non voglio passare il resto dell'anno confinata nel dormitorio femminile ».
« E io non voglio passarlo confinato nella mia testa. » Disse Draco atono. « Sono in stato di shock. Sono come un prigioniero. Non durerò a lungo. Sono in fin di vita. Morirò».
Protese un braccio, afferrò un cuscino e se lo piantò sulla faccia. Gli altri tre, scossi, non poterono far altro che sospirare.

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