Giancarlo Siani

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Giancarlo Siani nasce a Napoli il 19 settembre del 1959. Gli anni in cui frequenta il liceo Giambattista Vico sono anche quelli in cui inizia a interferire con gruppi politici della sinistra; gradualmente si distacca dall'unione i ragazzi del 77 e si avvicina ai movimenti politici non violenti. Dopo aver conseguito con il maggiore dei voti il diploma classico, si iscrive al corso di laurea in sociologia alla facoltà di lettere e filosofia della Federico II; ma agli studi velocemente sostituì l'impegno personale nel sociale, scegliendo la l'impiego giornalistico.

In quel periodo fondò, assieme ad altri giovani giornalisti, il Movimento Democratico per il Diritto all'informazione, di cui fu portavoce nei diversi convegni nazionali sulla libertà di stampa. I suoi primi articoli sono proprio di questi anni 1979/80. Collabora ai periodici Scuola-Informazione e a Il lavoro nel Sud, una rivista mensile creata dal giornalista Francesco Pinto. Pur provenendo dal mondo della borghesia medio-alta, il suo impegno costante per il mondo sociale lo spinge a interessarsi delle fasce più deboli, degli emarginati; le sue prime esperienze segnano per gli anni futuri il suo costante lavoro giornalistico dedicato al mondo del lavoro, e improntato a mettere in luce le ingiustizie sociali, i soprusi dei violenti, le incapacità amministrative della città, il degrado urbano e civile, le difficoltà dei giovani alle prese con i problemi della disoccupazione e della droga. Gli inizi di questo suo apprendistato giornalistico coincidono con il periodo in cui la Campania è macerata da una sanguinosa guerra di gruppi camorristici. Giancarlo inizia, come da antica prassi, a fare il cronista, a conoscere il mondo dell'emarginazione e della violenza, a interessarsi della camorra e degli ambienti dai quali questa traeva la sua linfa vitale. Questa pratica giornalistica gli apre le porte del quotidiano Il Mattino, che gli affida un'inchiesta, I giovani e la città, che riempirà le pagine del quotidiano nel periodo agostano, quando il giornale, a causa delle ferie della maggior parte dei giornalisti, decide di accogliere gli scritti di quanti bussano alle porte dei redattori per divenire collaboratori della testata.

Anche questa iniziazione al quotidiano ha successo e, per quel caso che contraddistingue la vita di ognuno di noi, avviene nel periodo in cui il quotidiano, con il direttore Roberto Ciuni, si dà un'organizzazione diversa con la creazione dei dipartimenti e con un certo svecchiamento che conduce il quotidiano a un interesse maggiore per la periferia, costituita da un bacino di circa tre milioni di abitanti. Nei punti caldi di questo territorio, preda di clan camorristici, il quotidiano preferisce inviare persone esterne all'ambiente per svolgere il ruolo di corrispondenti. Giancarlo Siani firma il 21 ottobre del 1980 il suo primo articolo da Torre Annunziata, la cittadina vesuviana che lo vedrà impegnato sino alla fine dei suoi giorni come attento lettore di quanto avviene nella vita civile e sociale dell'antico centro industriale, che ormai si avvia a vedere scomparire non poche attività industriali e commerciali. Di Torre Annunziata Giancarlo conosce tutto, ha orecchie che arrivano anche là dove non dovrebbero arrivare e mostra il coraggio di denunciare, anche quello che non si dovrebbe, dalle colonne del Mattino in anni in cui i cronisti del quotidiano erano sotto scorta armata. Dal 1980 al 1985 tutta la sua vita si svolge tra le stradine del porto, degli antichi quartieri, tra le stanze degli uffici pubblici e la caserma dei carabinieri, da cui attinge notizie di prima mano.

La sera del 23 settembre 1985, però, questo apprendistato viene fermato da mani nemiche. Giancarlo Siani viene ucciso sotto casa mentre è ancora al volante della sua Mehari. Da pochi giorni ha compiuto 26 anni e da pochi giorni ha ultimato un volume-dossier dal titolo Torre Annunziata un anno dopo la strage, già composto da una tipografia, sugli affari camorristici di Torre Annunziata, che, dopo la sua morte, per una sorta di incantesimo, non è stato più ritrovato: tutto distrutto, originali e piombo; anzi, mai esistito, mai visto, come nel classico gergo di certi ambienti.

Sono dovuti passare otto anni di indagini e processi giudiziari perché si venisse a capo delle cause che avevano spinto le mani della malavita a togliere la vita a un giovane che aveva voglia di cambiare il mondo, di rendere più serena la vita degli emarginati, che amava lottare perché la società potesse mutare in meglio. E che lo ha fatto, da aspirante giornalista professionista, con profondo attaccamento al mestiere, con la gioia che anima i giovani onesti e con la forza del suo sorriso.

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