L'Italia degli stati regionali

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La crisi dei poteri universali portò dei grandi cambiamenti: il signore trasformó il sistema di governo comunale creando organi posti sotto il suo diretto controllo e fecendo sì che lesercito fosse sotto il suo comando diretto; le corti si trasformarono in centri di cultura e il ruolo del signore volle essere legittimato dallimperatore o dal Papa (ciò avvenne con la carica del vicariato).

NellItalia centro-settentrionale cerano comuni e signorie cittadine, al centro lo Stato della Chiesa e nel meridione la divisione tra Angió e aragonesi, lassenza di poteri che garantissero un equilibrio politico portò dunque a molte guerre e allaffermazione di tre grandi Stati regionali: Milano, Venezia e Firenze.

A Milano ci fu una lotta tra la famiglia Della Torre (guelfi) e dei Visconti (ghibellini): lo scontro ebbe fine solo nel 1311, quando i Visconti furono riconosciuti vicari imperiali da Enrico VII. La massima estensione territoriale di Milano avvenne con Gian Galeazzo Visconti che ottenne nel 1395 il titolo di duca. Il figlio, Filippo Maria, riprese una politica di espansione ma fu sconfitto a Maclodio nel 1427 e fu lultimo duca della dinastia dei Visconti. Il potere fu conquistato nel 1450 da Francesco Sforza, che sposò Bianca Maria Visconti (figlia di Filippo Maria).

Venezia conservò invece un ordine repubblicano e con la riforma serrata del maggior consiglio sono le famiglie iscritte al libro doro potevano far parte del gran consiglio. Invece, istituzione del consiglio dei 10, venne limitato il potere del doge. Al vasto stato damar, Venezia affiancó un ampio stato da tera. Ricordiamo che per difendere il proprio dominio sul mare Venezia si scontrò anche con Genova nella guerra di Chioggia, durante la quale Genova fu sconfitta, ma Venezia perse alcuni domini. Venezia con la sconfitta di Filippo Maria Visconti a Maclodio, occupò anche altre terre e nel 1428 ormai costituiva uno Stato regionale di 30.000 km.

Il governo di Firenze era affidato a sei priori, un podestà permanente e un capitano del popolo, mentre in caso di crisi veniva istituiva una balia. Le lotte interne non cessarono e i guelfi si divisero in : guelfi bianchi e guelfi neri. I guelfi neri riuscirono a prendere il potere grazie al sostegno di Papa Bonifacio VIII e di Carlo di Valois, ma il loro dominio ebbe breve durata. Quando Firenze decise di sperimentare la signoria il potere fu affidato a delle figure di prestigio, questa situazione, però, ebbe come conseguenza un restringimento oligarchico e quando la crisi del trecento colpì Firenze, si abbattè sui settori che rendevano la città più prospera. A questi problemi si aggiunsero anche lepidemia di peste e le tensioni sociali, che sfociarono nel tumulto dei Ciompi.

Tra le famiglie più influenti di Firenze cerano gli Albizzi e i medici, in particolare, Cosimo de medici riuscì a conquistare molto prestigio e trasformò Firenze in una signoria;

Con il tempo si manifestò anche la natura composita dello Stato della Chiesa e la stessa città di Roma si dedicò allespansione territoriale nel Lazio, in questo periodo ebbe luogo anche la parabola politica di Cola di Rienzo: un notaio di origini umili che si pose a capo del movimento popolare delle città e riuscì a frenare la prepotenza dei baroni e a stabilire nel comune un governo di stampo popolare. Cola si provocò però molti nemici che pilotarono contro di lui una sommossa e lo cacciarono dalla città. Le sue idee ebbero successo anche con Papa Innocenzo III che pensó di servirsene per preparare il ritorno del papato a Roma e lo invió nuovamente nella città, dopo averlo nominato senatore. Purtroppo la sua fortuna non durò molto poiché fu trucidato dalla folla. Innocenzo VI mandó poi a Roma il cardinale spagnolo Egidio di Albornoz, che riuscì in pochi anni a ripristinare lunità dello Stato della Chiesa ed emanò le costituzioni Egidiane, con cui riordinó la legislazione dello Stato e suddivise il territorio della Chiesa in cinque province. A riprendere il controllo di Roma fu poi Papa Martino V. Lo Stato della Chiesa divenne sempre di più la monarchia centralizzata e comuni maggiori cominciarono a perdere completamente la propria autonomia.

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