L'ultimo scontro tra papato e impero

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Il progetto portato avanti negli anni da Gregorio XII fu ripreso da Innocenzo III, il suo programma di governo fu pienamente teocratico e durante il consiglio lateranense IX, del 1215, aveva represso con spietata forza le eresie, capendo però che frati domenicani e francescani offrivano ai fedeli un modello positivo. Alla morte prematura di Enrico XI di Svevia era scoppiata una contesa per la successione al trono, nella quale si inserisce Innocenzo III, sperando che Federico II fosse più ubbidiente e proclamandolo nel 1215 re Germania. Tuttavia il giovane non era un facile strumento nelle mani della chiesa e alla morte di papa Innocenzo III riesce a farsi incoronare imperatore con il nome di Federico II da Papa Onorio III. Quest'ultimo bandi nel 1227 una nuova crociata per la Terra Santa, invitando Federico II a guidarla, il suo scopo era allontanare Federico, ma a causa dei suoi indugi il papa lo discomunicò e mantenne questa scomunica finché Federico II non partì per la sesta crociata. Nel suo lungo regno Federico II si disinteressa quasi completamente della Germania, che affidò al figlio Enrico; infatti si dedicò prevalentemente a riordinare il regno dell'Italia meridionale, sottomettendo i Normanni e riacquistando tutti i privilegi di cui negli anni si erano impadroniti. Nel dicembre 1220, con la dieta di Capua, ordinò di abbattere tutti i castelli costruiti abusivamente, procedendo con una revisione generale dei privilegi, infine, per avere il pieno controllo del territorio del Regno, fece costruire anche una rete di castelli ispezionati da parte dei suoi funzionari. Fra il 1222 e il 1224 Federico dovette affrontare i saraceni di Sicilia, li sconfisse portandoli a Lucera e permettendogli di continuare a vivere con le loro abitudini e con le loro religioni. Questo atteggiamento di tolleranza suscitò molte critiche ma gli permise di guadagnarsi la devozione dei saraceni che diventarono la sua fedelissima guardia del corpo. Tornato dalla crociata Federico II emanò le costituzioni Melfitane, nel 1231, dove esponeva i principi secondo i quali voleva governare. Lui sostenne che il suo potere derivasse da Dio e la sovranità si esercitava mediante le leggi, era perciò proibito organizzarsi autonomamente. Inoltre Federico per dare importanza alle costituzioni Melfitane fece coniare immediatamente una nuova moneta, chiamata augustale, sulla quale venivano rappresentati il suo volto coronato dall'alloro e l'Aquila imperiale. Il progetto di riordino del Regno di Sicilia suscitò grandi paure in Italia settentrionale, dove i comuni sospettavano che Federico avrebbe esteso quel modello anche al resto dei territori, infatti per evitare ciò costituirono una Lega guelfa, che venne subito sconfitta a Cortenuova (Bergamo), dove Federico si impossessò del Carroccio di Milano. Il tutto si aggravò quando fu eletto Papa Innocenzo IV, concentrato a distruggere l'imperatore; in un consiglio il Papa scomunica per la terza volta Federico e sebbene quest'ultimo si fosse piegato il papa lo proclamò decaduto, bandì contro Federico una vera e propria crociata e in seguito si alleò con i comuni ostili all'imperatore. Federico morì nel 1250, a succederlo ci fu Corrado IV, tuttavia non riuscì a farsi incoronare imperatore morendo poco dopo aver ottenuto il regno. Allora, il figlio illegittimo di Federico II, Manfredi, prese l'eredità paterna e si fece incoronare re di Sicilia. Nella battaglia di Montaperti la sua cavalleria, che appoggiò i Senesi e li aiutò a riportare una schiacciante vittoria, mise in allarme Papa Urbano IV, il suo successore Clemente IV appoggiò la discesa in Italia di Carlo d'Angiò. Lo scontro avvenne a Benevento nel 1266, durante il quale Manfredi morì. Il bisogno di ripagare i debiti fece sì che Carlo d'Angiò attuasse delle altissime tasse, che misero in allerta tutto il popolo. Il malcontento era tale che a Palermo il lunedì di Pasqua del 1282 un gesto volgare compiuto da un francese fece scoppiare una rivolta che si propagandò velocissima per tutta l'isola e passò alla storia col nome di guerra del Vespro. I nobili siciliani capirono che per liberarsi dal dominio angioino avevano bisogno di un aiuto esterno e si rivolsero a Pietro III d'aragona. La lotta fra gli angioini e l'esercito di Pietro durò vent'anni e si concluse nel 1302 con la pace di Caltabellotta , durante la quale Pietro promise di tenere la Sicilia annessa al suo regno fino alla sua morte.

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