La crisi dei poteri universali e l'affermazione degli Stati nazionali

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Nel '300 la curia papale si ritrovò di nuovo di fronte alle critiche dei credenti, che volevano un rinnovamento della Chiesa. Inizialmente questo desiderio sembrô realizzarsi con lelezione di Celestino V, che si dimise però dopo poco tempo; Dopo di lui con il cardinale Bonifacio XIII ci troviamo di fronte ad un nepotismo sfrenato, infatti grazie a lui i Caetani divennero potentissimi; nel 1300 indisse il giubileo e la moltitudine di credenti che andarono in pellegrinaggio portarono anche una grande ricchezza alla città, lasciata poi come offerta alle basiliche di San Pietro e di San Paolo.

Quando nel 1296 Filippo IV il bello, re di Francia, ordinò che il clero pagasse le tasse alla corona, Bonifacio si oppose violentemente con la bolla clericis laicos. La lotta continuó dopo il giubileo, quando Filippo volle processare un vescovo in un tribunale Regio anziché in uno ecclesiastico: Bonifacio così convocò un concilio per scomunicare e destituire il re e nel 1302 con la bolla Unam Sanctam ribadì la superiorità del potere spirituale su quello civile; a questo Filippo rispose convocando per la prima volta gli Stati generali e inviando una spedizione armata capeggiata da Guglielmo di Nogaret: lobiettivo era arrestare il pontefice ad Anagni, ma fu subito liberato grazie allintervento degli anagnini, morendo però poco dopo nel 1303.

Successivamente fu eletto Clemente V, che trasferì la sede del papato in Francia, ad Avignone, dove rimase fino al 1377. Questo periodo viene chiamato cattività avignonese e nonostante non fosse stato un periodo negativo. Il Papa in questi anni creò numerosi prestiti finanziari e anche per questo si diffusero pratiche spirituali come la vendita delle indulgenze, che portarono nuove voci di protesta tra i fedeli.

Fu John Wyclif a criticare non solo la ricchezza ma anche lorganizzazione gerarchica della Chiesa e ad ispirare il movimento dei Lollardi. Nel 1377 con Papa Gregorio XI la curia torno a Roma, però dopo la sua morte si aprì una crisi: gli ecclesiastici francesi non si rassegnarono alla perdita della sede papale e non riconobbero Papa urbano VI eleggendo un antipapa Clemente VII. Questo momento è noto come scisma doccidente, che si provó a sanare con il concilio di Pisa, durante il quale venne però eletto un terzo Papa e proprio per questo non si riuscì a risolvere lo scisma; solo nel 1414 a Costanza fu convocato dal re di Germania, Sigismondo di Lussemburgo, un nuovo concilio: i tre papi in carica furono deposti, e fu eletto un unico pontefice, Martino V.

Il ruolo del Papa visto sempre di più come un monarca portò ad avere unampia visione sulle dottrine conciliari, che miravano a riformare la Chiesa e riconoscevano il concilio come autorità suprema per tutti i cristiani, incluso il Papa.

Unaltra voce di riforma fu quella di Jan Hus: egli si schierò contro lo stile di vita lussuoso e la corruzione morale del clero e le sue prediche si incontrarono con il sentimento nazionalista boemo, si recò al concilio di Costanza per esporre le proprie idee ma purtroppo fu processato sul rogo come eretico. Nel frattempo in Boemia era scoppiata anche una rivolta che raggiunse il suo apice nel 1419.

I contrasti tra i conciliaristi e il Papa emersero durante il concilio di Basilea, quando il Papa Eugenio IV sciolse lassemblea lo scontro si concluse con la sconfitta dei conciliaristi, che riconobbero il nuovo Papa Niccolò V.

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