Niccolò Machiavelli

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La vita

Niccoló Machiavelli nasce da una famiglia borghese di buone tradizioni culturali, a Firenze, il 3 maggio 1469: il padre si chiamava Bernardo ed era un uomo di legge, che per vivere una vita dignitosa andò al servizio di vari comuni della zona e questa povertà iniziale pesó abbastanza sulla vita di Nicolò, almeno fin quando non entró nella vita politica di Firenze; la madre Bartolomea, invece, era un'autrice di rime sacre. Lui ebbe un'educazione umanistica basata sui classici latini e visse in una città di mercanti e banchieri dove le notizie venivano commentate e tramandate per capire i risvolti che dei fatti su Firenze. Della giovinezza si sa ben poco, come anche dei suoi maestri e dei suoi studi, alcune brevi notizie ce le da Bernardo Machiavelli nel suo libro dei ricordi: nel 1476 studia aritmetica in latino e l'anno dopo comincia la scuola di battista da Poppi nella chiesa di San Benedetto, invece, dal novembre del 1481 passerà alla scuola del latinista Paolo da Ronciglione; quindi si può immaginare il suo studio approfondito della storia romana e dei grandi scrittori.

Nel 1496 ci fu la morte della madre e quattro anni dopo, nel 1500, del padre; sposerà Marietta Corsini nel 1501 , con la quale avrà cinque figli pur non essendo molto fedele, infatti nelle sue lettere parlerà spesso di amori come quello per la Riccia o per la cantante Barbara Salutati, quindi fugaci o tenaci.

La sua attività politica

Nel 1498 concorse alla segreteria della seconda cancelleria del Comune ma ottenne il posto solo alla morte del candidato del partito savonaroliano; in seguito divenne segretario della magistratura dei Dieci di libertà e pace . Iniziò la sua carriera politica nel 1498 al servizio della Repubblica e svolse questo lavoro per 14 anni, fino al 1512. Dopo il ritorno dei medici, lui fu imprigionato e torturato poiché accusato di aver partecipato ad una congiura contro i medici; finché poco tempo dopo fu riconosciuto innocente ed esiliato a San Casciano, dove scrisse la lettera a Francesco Vettori per raccontargli come passava le sue giornate.

Nel 1499 riconquistò la città ribelle di Pisa e nel 1500 considerò la monarchia di Luigi XII un modello da seguire; nel 1502, presso Cesare Borgia, compì una missione e rimase colpito da questultimo tanto da citarlo come modello nel Principe.

Il Principe

Il principe è un capolavoro di Niccolò Machiavelli, un genere didascalico e come tale si rifà a una tradizione che risale al medioevo, ma per via delle novità tematiche e metodologiche si proietta, invece, verso modernità saggistica e politica. Tratta di scienza e politica ed è diviso in una Dedica e 26 capitoli. L'autore lo dedicó prima a Giuliano e poi a Lorenzo dei medici, per ottenere degli incarichi politici. In questopera, Machiavelli, si propone il voler considerare la politica e lo Stato esclusivamente come una realtà di fatto per poi esaminare la sua natura e affermare la piena autonomia della politica da ogni altra forma di attività.

Le tematiche sono: guerra e pace, quindi la pace fondata sulla guerra esattamente come lamicizia sulluguaglianza; la virtù e la fortuna, due forze che vedono la politica come il campo di scontro tra di esse.

Lui comincia lopera trattando due possibili forme di regime politico: la Repubblica e il principato. Divide il principato in quattro tipi: ereditari, misti, nuovi ed ecclesiastici; Invece, i capitoli seguenti sono dedicati alle milizie. La terza parte del libro riguarda lelencazione della qualità che un principe deve avere per mantenere lo stato, infatti è preferibile farsi temere che farsi amare poiché il principe deve fare buon uso della pietà e non si deve preoccupare di essere accusato di crudeltà, almeno se questo serve a tenere uniti i suoi sudditi. Inoltre, deve guadagnarsi la simpatia del popolo, mantenere la parola data e saper fingere nellinteresse dello Stato, non esitando nellandare contro la fede e la morale.

Il messaggio che Machiavelli vuole trasmettere è quindi la redenzione politica e civile dellItalia: negli ultimi due capitoli si sofferma sul discorso della fortuna e su come essa possa influire sulle vicende umane, infatti la fortuna è responsabile solo per metà del destino degli uomini e laltra metà è affidata al libero arbitrio e quindi alla virtù degli uomini.

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