Un gran polverone

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Capitolo 42

Confuso, Zhang Chengling seguì I due uomini. Rifletté che il suo Shifu sembrava essere una persona diversa da quando aveva tolto la maschera. L'atmosfera era così opprimente che persino Gu Xiang aveva messo da parte la sua sfacciataggine e si era avviata senza emettere un sospiro di troppo.

In più, la coppia che non riusciva a stare insieme senza punzecchiarsi senza sosta, era eccessivamente tranquilla; entrambi camminavano in disparte, procedendo in avanti.

Zhou Zishu non si era preoccupato di indossare una nuova maschera, nessuno lo conosceva da quelle parti. Provava un forte dolore al petto, come se fosse prossimo al soffocamento. Le parole del Grande Sciamano erano state un duro colpo, un peso che ora gravava sulla sua cassa toracica.

Se avesse dovuto rinunciare al suo Kung-fu in cambio di un cinquanta per cento di probabilità di sopravvivere allora preferiva non avere nessuna speranza. Almeno sarebbe morto con il cuore sereno. Sin dall'antichità innumerevoli persone avevano sofferto e alcune erano anche morte nella ricerca di un manuale segreto che insegnasse la più alta pratica marziale conosciuta. Il suo Kung-fu derivava da decenni di pratica faticosa sopportata in estenuanti e lunghi inverni ghiacciati e estati torride e afose. Aveva dovuto partire da zero ed era stato un apprendimento laborioso e difficile.
Non era semplicemente un possesso materiale o l'insieme di alcune abilità: era l'essenza del suo essere, la sua stessa anima.

Come avrebbe potuto vivere se gli avessero portato via il suo Kung-fu? Sarebbe stato come vivere senza una parte fondamentale di sé stesso.
A questo punto avrebbe fatto prima a farsi trasformare in uno storpio con la mente distrutta nel momento stesso in cui aveva lasciato lo Spiraglio Celeste, la totale mancanza di cognizione sarebbe stata senza dubbio più facile da sopportare.

Il Grande Sciamano doveva averlo capito poiché, alla fine, aveva solo sospirato e non aveva cercato di convincerlo. Se si fosse privato anche di questa parte della sua anima, restando senza un briciolo di dignità, non avrebbe finito per vivere una esistenza vuota e che si sarebbe conclusa sempre con la morte?
Voleva vivere ma non voleva una lunga agonia.

Incapace di trattenersi Zhou Zishu improvvisamente cominciò a cantare a squarciagola:
<< Il tempo vola come una freccia che non riesco a prendere,
temo che gli anni non mi aspetteranno;

All'alba salgo sul monte a raccogliere le magnolie,
al crepuscolo potrai trovarmi a togliere le erbacce dal delta del fiume;

Il sole e la luna continuano a rincorrersi,
così come la primavera e l'autunno;

E meditando mi ritrovo a pensare agli alberi che si spogliano delle loro foglie,
così come accadrà alla mia grazia e alla mia gioventù...>>

Il timbro della sua voce era rauco. Ogni parola, ogni strofa cantata si portava via un po' del suo dolore, della paura e della depressione in cui si era sentito affogare e lasciava dietro di sé un sentimento di ribellione e una sorta di selvaggio orgoglio che non riusciva più a reprimere.
Era nato con quell'orgoglio ma l'aveva tenuto rinchiuso nel suo cuore per molto tempo. Ora che era giunto alla fine della sua strada, ora che vagava libero tra fiumi e montagne che si estendevano per miglia intorno a lui, finalmente lo sentiva scoppiargli in gola.

La giornata era cupa e il cielo incombeva pesante. A perdita d'occhio si snodava davanti a loro un sentiero sterrato fiancheggiato da alberi avvizziti a cui seguiva un altopiano sconfinato. Il forte vento da nord- ovest soffiava cupo, sibilando tra le fronde degli alberi e le fessure delle rocce come il lamento di un fantasma. Un millennio o dieci millenni potevano essere volati via come fosse stato un solo secondo.

Faraway Wanderers (Tian Ya Ke) di Priest (Traduzione italiana)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora