Capitolo 6

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"Non mi fido di nessuno, nemmeno di me stesso."

-Iosif Stalin

Mi sveglio di soprassalto con il fiatone ed il battito a mille.

Mi gira la testa.

Non riesco a respirare.

La gola si stringe e mi si offusca la vista per le lacrime.

Boccheggio in cerca di aria.

Mi sento prendere il viso e scuotermi.

<<Sayah concentrati sulla mia voce, inspira ed espira.>> Riconosco mio fratello e faccio come dice.

Allungo la mano verso il comodino e Alex subito capisce.

Prende le mie gocce per l'ansia.

Mi sforzo di aprire la bocca e mandarle giù nonostante sia la cosa più difficile da fare al momento.

<<Brava continua così.>>
Riesco a prenderne dieci per poi ricadere sul letto, la debolezza prende il sopravvento.

Respiro ed espiro, respiro ed espiro.

Dopo non so quanto il battito si regolarizza e mi calmo.

Chiudo gli occhi con una mano sul petto, la testa che mi gira ancora.

Mio fratello mi accarezza i capelli. <<È tutto apposto ora, ci sono io con te.>>

Mi rimetto su con il busto e stringo forte mio fratello, che mi accarezza la schiena.

<<Riesci a parlare ora?>> Mi domanda.

<<Si.>> Dico con difficoltà.

Cerco di alzarmi ma un dolore acuto alla gamba me lo rende impossibile.

<<Ferma ferma non puoi alzarti, ti hanno sparato alla gamba, te lo ricordi?>>

Annuisco.

<<Hai anche dei lividi sulla schiena, fortunatamente non hai riportato nessun danno alla testa se non una leggere contusione.>> Continua accarezzandomi una guancia.

Mi guardo intorno e la mia stanza riprende forma.

Mi concentro su Alex, i suoi tratti mi appaiono ancora leggermente sfocati.

<<Ti va di parlarmi di cosa ha scatenato l'attacco di panico?>>
Mi chiede apprensivo.

Deglutisco e sposto gli occhi altrove.

<<La mamma...quel giorno.>> Sussurro guardando altrove.

Mi riabbraccia e glielo permetto solo perché sono ancora debole.

<<Non sono mai smessi vero?>> Mi chiede.

<<No...>>

Da quel giorno ne soffro.

Ogni volta ad aspettarmi ci sono sempre gli stessi incubi, che non riesco ancora a superare, e che mi portano ad avere attacchi di panico al risveglio.

La notte è il mio più grande nemico e sono anni che provo a sconfiggerlo invano...

Difficilmente li riesco a calmare senza le mie gocce.

In riformatorio è stato un inferno, ho dovuto sempre cavarmela da sola.

Mi proibivano di assumere farmaci.

Non c'era nessuno ad aiutarmi, ed è stato difficilissimo imparare a controllare questi attacchi.

Full Of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora