Capitolo 33

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"Il potere logora chi non ce l'ha."
-Giulio Andreotti

Pov Ortega

Spengo il motore della jeep e scendo dalla macchina.
Chiudo lo sportello con una sigaretta tra le labbra, che accendo mentre raggiungo l'entrata dell'edificio.

Il telefono vibra nella tasca interna della giacca, rispondo mentre sorpasso i due bodyguard davanti le porte, che mi fanno entrare senza battere ciglio.

<<Novità?>> Domando facendo un tiro.

<<Va tutto secondo i piani, sei arrivato? Santos deve farti vedere di cosa è entrato in possesso... Rimarrai sconvolto.>>

<<Perché non sei con lui?>>

<<Ho da fare, tra poco vi raggiungo.>>

Arrivo alla fine del corridoio dove si trova l'ascensore e premo il pulsante aspettando che arrivi.

<<Blake porta il tuo culo qui adesso.>> Ordini con tono che non ammette replica, chiudendo la chiamata prima che possa obbiettare.

Rimetto il telefono nella tasca e finisco la sigaretta, che butto nel posacenere accanto a me.

Din.

Le porte si aprono, ed entro premendo il tasto per il settimo piano.

La parte esterna dell'edificio non è ristrutturata a posta per non dare nell'occhio, ma dentro... è una base militare di livello avanzatissimo.

Tutti i sistemi sono all'avanguardia, l'ascensore infatti, ci impiega pochi secondi per arrivare al piano 7.

Varco le porte trovando un via vai di gente.
Si stanno preparando. Tra poco attaccheranno, a poche ore dall'incontro, e non posso che stare al mio posto se voglio che le cose cambino.

Deve andare come previsto, altrimenti è tutto finito, me compreso.

La bionda seducente infondo al corridoio una volta che nota la mia presenza, mi viene incontro, in un vestito rosso fuoco aderente e scollato.

Cammina come se fosse ad una sfilata di Victoria Secret's, le labbra marcate da un rossetto rosso si muovono mentre mastica una gomma, e il suono dei suoi tacchi a spillo rimbomba tra le pareti.

I suoi occhi azzurri passano maliziosi in rassegna sul mio corpo.

<<Victor finalmente sei arrivato, Santos ti aspetta, Blake invece?>> Domanda civettuola facendomi strada.

<<Verrà.>> Rispondo solamente, guardando sempre dritto.

<<In realtà farà meglio a non presentarsi, oggi Abel è su di giri, se se lo ritrova davanti farà una brutta fine.>>

<<Verrà invece. Deve rimediare al suo errore, altrimenti lo ammazzo io.>> Continuo autoritario mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni.

<<Quando parli così mi ecciti da morire.>> Sussurra al mio orecchio toccandomi il braccio.

Non rispondo e la evito.

<<Sei libero stasera?>>

Mi scosto la sua presa e continuo a camminare.

<<No, lo sai che chiamo chi voglio e quando voglio. Chiedimelo ancora e non ci metto un attimo a trovare qualcun'altra più silenziosa e obbediente di te.>> Le dico bruscamente.

Alza gli occhi al cielo e mi sorpassa.

I miei occhi scendono sul suo culo sodo che ho preso più volte a schiaffi, ma non ci rimane per molto.

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