Capitolo 9

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"Quando l'uomo vive nell'oscurità, non è più padrone di se stesso."

-Angelica Horus

Un tonfo mi fa girare di scatto.

<<Cosa cazzo ci fai qui con lui?!! Ti avevo vietato di venire.>> Sbraita Alex irrompendo nella stanza.

<<Dovrai impegnarti di più per impedirmelo fratello... Comunque ho finito, adesso è tutto tuo.>> Riprendo i miei coltelli facendo sgorgare ulteriore sangue dal bastardo che ormai ricopre tutta la sedia intorno a lui.

Arrivo di fronte ad Alex, che mi blocca guardandomi torvo. <<Non la passi liscia stanne certa, hai compromesso un prigioniero e non avresti dovuto farlo per nessun motivo!>>

<<È vero non avrei dovuto, ma intanto sono riuscita ad avere le informazioni che cercavate da due giorni in cinque minuti.>> Affermo saccente.

Lo sorpasso e prendo le stampelle.
Mi dirigo al primo piano, con la voce in sottofondo di mio fratello che chiama un medico.

Le porte dell'ascensore si aprono e vado al bagno per lavare i coltelli e pulirmi le mani imbrattate di sangue.

Durante il tragitto nessuno osa chiedere del perché io abbia armi sporche di rosso.

Non è difficile intuirlo, ed io non riesco a non sentirmi potente nel vedere la paura nei loro occhi.

Sanno che se dovessero fare qualcosa di sbagliato, è con me che si fanno i conti.

Un sorriso spavaldo spunta sul mio viso.

Una volta finito mi guardo allo specchio.

Il mio volto è privo di espressione.

Nei miei occhi non c'è nulla, assolutamente nulla, e così deve essere.

Questo è quello che vedono tutti, quello che io faccio vedere, perché quello che nascondo... è molto peggio.

Non ho avuto alcuna esitazione a fare ciò che ho fatto, per la mia famiglia farei qualunque cosa.

Esco dal bagno andando a sbattere contro qualcuno.

Prima che i miei riflessi possano prevederlo, mi cade una stampella e rischio di perdere l'equilibrio, due forti braccia di prendono per i fianchi prima che possa cadere.

Alzo il viso trovandomi davanti l'ultima persona che avrei voluto vedere.
I suoi occhi verdi mi scrutano.

Mi scosto appoggiandomi al muro e lui mi raccoglie la stampella.

<<Sta più attenta la prossima volta ragazzina.>> Afferma brusco per poi lasciarmi lì e percorrere il corridoio.

<<Sei una testa di cazzo>> gli urlo voltandomi dalla parte opposta verso l'uscita dell'edificio.

Sto per mettere in moto l'auto, quando vengo fermata da Alex.

<<Cosa cazzo ti è saltato in mente? È stata una mossa stupida e incosciente, dobbiamo tenerlo in buone condizioni ed usarlo per i nostri scopi! È inutile da quasi morto!>> Inveisce lui.

Con tutta la calma del mondo mi accendo una sigaretta, solo per farlo innervosire.

<<Ti rendi conto di quello che hai fatto?! Hai seriamente provato ad uccidere la famiglia di Bruce?!>>

<<Ovvio che no idiota, non uccido gli innocenti.>> Rispondo stizzita.

<<Era tutta una finta la mia, e lui ci è cascato in pieno.>> Dico con tranquillità.

Full Of DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora