28° capitolo

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Quando riaprii gli occhi vedere la mano di Lorenzo nella mia era stato il più grande conforto che mi potesse essere dato.

Nei giorni successivi feci lenti miglioramenti. Ripresi a camminare con le mie gambe, sempre con Lorenzo pronto a sorreggermi e a venirmi in aiuto. Avevo sempre un mal di testa bestiale, ma i medici dicevano che era normale, e che prima o poi sarebbe passato.

Il braccio rotto non mi dava nemmeno troppo fastidio: per fortuna era il sinistro, quindi nel momento in cui sarei uscita dall'ospedale, avrei potuto riprendere anche a studiare.

Trascorrevo la maggior parte del mio tempo stesa su quel letto, che per me era come una prigione. Avevo tentato di leggere o ascoltare musica per passare un po' il tempo, ma il risultato era sempre un dolore lancinante alla testa.

Vennero a trovarmi un sacco di persone: a parte Lorenzo che praticamente si era accampato nella mia stanza d'ospedale, i miei genitori che si erano stabiliti nel mio appartamento per starmi vicino e la mia migliore amica che mi teneva costantemente aggiornata su qualsiasi gossip possibile e immaginabile, venne spesso da me anche Federico, addirittura con il suo cagnolino, Marlon Brando.

Ogni volta che mi veniva in mente il nome che aveva dato a quella bestiola mi veniva da ridere.

Vennero anche alcuni dei calciatori dell'Inter, che a quanto pareva dopo la cena di Natale mi avevano catalogata come parte integrante della squadra. Rimasi sorpresa quando anche gli amici di Lorenzo partirono da Firenze solo per accertarsi che stessi bene.

Non sapevo di avere così tanti amici al mondo.

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Genitori di T/n.......

Guardavamo nostra figlia dall'enorme vetrata che sovrastava la sua stanza.

Era ancora impressa nella nostra mente l'immagine di quell'adolescente che amava sognare, che scalpitava ogni volta che alla Tv c'era una partita di calcio, e che ricattava suo padre per portarla a vederne dal vivo. Quella ragazza ambiziosa dedita allo studio e alla lettura, piena di passioni.

Ed ora quella persona era lì, circondata da una quindicina di calciatori, tra cui Federico Chiesa, di cui si era comprata la maglietta quando aveva solo quattordici anni.

Quanto tempo era passato da quando andava al liceo, da quando sembrava così timida, impaurata dal mondo.

Certo non era più la stessa T/n, era molto diversa. Migliore? Meglio non chiedercelo.

Abbiamo pensato molto a quanto sarebbe cambiata nostra figlia trasferendosi a Milano e stabilendosi in modo fisso con Lorenzo Chiesa. Spesso ci eravamo chiesti se nostra figlia si sarebbe trasformata in una persona superficiale, legata al denaro.

Sorridemmo. Era sempre lei, nonostante la sua vita fosse cambiata radicalmente, ciò che nascondeva sotto l'apparenza era sempre la stessa bambina che da piccola si lamentava perchè le toccava fare educazione fisica a scuola, la stessa ragazzina appassionata di Harry Potter e delle Gilmore Girls.

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T/n.......

Quando finalmente uscii dall'ospedale, l'organizzazione per portarmi a casa era degna di un Nobel.

Lorenzo, che si rendeva conto della scomodità di una Ferrari in casi come quelli, chiamò addirittura i suoi genitori che mi scortassero dall'ospedale all'appartamento del loro figlio con la loro Range Rover nero lucido.

Quando spalancai il portone dell'appartamento del mio ragazzo vidi che a terra c'erano dei petali di rosa.

Lorenzo mi guardò, mi sorrise e disse: "li avevo preparati per quella sera... mi sembrava carina come accoglienza"

Fissai l'azzurro profondo dei suoi occhi, mi avvicinai a lui e lo baciai. Quel bacio rappresentava tutto ciò che non gli avevo ancora detto, cioè che gli ero grata per essermi stato sempre vicino, per avermi tenuto la mano mentre ero in coma, per aver vegliato su di me ogni singolo istante, non solo di quelle due settimane in cui rimasi in ospedale, ma dal giorno in cui l'avevo conosciuto, anni prima.

Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora