41° capitolo

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Fu così che i "due sabati", passarono.

In quelle due settimane i preparativi per il matrimonio erano proseguiti senza problemi, tutto procedeva a gonfie vele.

Io inoltre mi ero trasferita nell'appartamento di Lorenzo.

I tre anni di malinconia ormai sembravano estremamente lontani, quasi non fossero mai esistiti. Tutto era tornato esattamente come prima del nostro fatidico litigio.

Tutto era tornato perfetto.

Quella mattina Federico venne a trovarci.

"Ciao Fede", gli dissi, aprendo la porta, ancora in pigiama.

Sia io sia Lorenzo ci eravamo appena svegliati, approfittando del weekend, in quanto uniche giornate senza l'ombra del lavoro.

"Ciao ragazzi", e detto questo posò sul tavolo del salotto una busta.

"Che è quella?", chiese Lorenzo, indicandola.

"Apritela"

Ne estraemmo due fogli, che ci rendemmo conto essere degli inviti... alla nostra festa di fidanzamento.

Guardammo Federico, che stava sorridendo, probabilmente godendo della nostra perplessità.

"Ci ho pensato io a invitare tutti, basta che vi prepariate e che arriviate a San Siro per le 20"

A San Siro? Lessi il biglietto con più attenzione. Sì, la festa era proprio a San Siro. Ero veramente senza parole.


Seguimmo così le istruzioni: indossai un vestito nero, molto corto, accompagnato ovviamente da tacchi alti e borsetta intonati.

 Alle 20 esatte la nostra auto si fermò di fronte allo stadio di San Siro.

Ritornare lì per una festa mi fece riaffiorare i ricordi della mia festa di laurea, che aveva organizzato Lorenzo ormai tre anni e mezzo prima. 

Era passata una vita, eppure mi sembrava fosse stato giusto ieri.

C'era un palco, e notai che in un angolo era pieno di pacchi regalo, disposti ordinatamente.

Erano regali di nozze, i nostri regali di nozze. Wow.

Osservai gli invitati: Federico aveva invitato tutta la Nazionale e l'Inter, oltre che un sacco di vecchi amici di Lorenzo... e miei. Ero sorpresa, più che altro perché non pensavo che Federico sapesse della loro esistenza al mondo.

Mi venne incontro la mia migliore amica, che mi abbracciò. Notai che poco distante c'era anche il suo ragazzo, così lo salutai con un cenno della mano.

Vennero a salutarci tutti, dal primo all'ultimo.

Federico inoltre aveva ingaggiato un'azienda di catering che aveva disposto tutto intorno al campo delle tavolate, con del Finger Food disposto ordinatamente su dei vassoi.

Poi fu la volta dei regali: scartammo pacchi per quasi un'ora, notando che la gente non ha molta fantasia per quanto riguarda i regali di nozze.

Ma la parte migliore della serata giunse all'accensione della musica. Io e Lorenzo salimmo sul palco.

Notai ridendo che Federico aveva utilizzato la mia amatissima Playlist per organizzare la parte musicale di quella festa. E come farne a meno.

In verità sono sempre stata una persona timida, che preferisce la calma e la tranquillità alle feste e alla musica ad alto volume. Ma quella lì, sul palco, circondata dai suoi migliori amici, non era la me che conoscevo: era un'altra, era nuova.

Quella me fu in grado di prendere in mano il microfono e cercare di seguire le canzoni che via via si susseguivano sullo stereo.


Alla fine della serata ero mezza ubriaca, ma comunque abbastanza vigile per rendermi conto di ciò che facevo. 

Ad un tratto venne verso di me Aurora,  una mia cara amica, proveniente direttamente dai tempi dell'asilo.

"Bella festa", mi disse sorridendomi.

"Grazie, mi fa piacere che ti piaccia". La abbracciai.

"Sei cambiata tanto, sai?", mi disse poi.

"In bene o in male?", le chiesi ridendo.

Non mi rispose.

"Auro?"

"Dipende dai punti di vista".

Quella risposta mi lasciò senza parole: Aurora, oltre alla mia migliore amica Alessandra (e a Lorenzo, s'intende), era la persona che mi capiva di più in assoluto, e che conosceva ogni mio singolo segreto. Ero sul serio cambiata così tanto?

"Credo comunque che tutte cambierebbero al tuo posto, forse anche più di te"

"Cosa intendi con "il mio posto"?", le chiesi, ormai seccata da queste sue mezze frasi.

"Intendo fidanzata di un calciatore. Sei molto diversa dalla te che mi confessava qualsiasi cosa, quella persona con la quale potevo parlare per ore"

"Sono sempre io"

"No. Io ti voglio bene, eppure non sei più quella persona semplice che conoscevo... ora...."

"Senti Auro questa è la vera me, e se non ti piace non so cosa farci. Io sono fatta così"

Conclusi la conversazione in lacrime. Temevo di essere diventata ciò che più odiavo: una ragazza vanitosa e inutile.

No, io non ero così. Non potevo esserlo.



Tornammo a casa ad un orario improponibile, che si aggirava intorno alle 4 del mattino. Quando ci infilammo nel letto Lorenzo mi baciò una spalla e mi disse:

"Amore domani mattina fai le valigie che poi partiamo"

"Partiamo?", gli chiesi io, confusa.

"Sì, partiamo"

"Per andare dove?", gli chiesi divertita.

"Lo scoprirai"

"quanto staremo  via?"

"scoprirai anche questo"

Che nervi queste risposte misteriose.

"Lori?", gli chiesi ad un certo punto.

"dimmi"

"secondo te sono cambiata molto da quando mi hai conosciuta?"

"Un po' sì, ma le persone crescono, ed è normale cambiare"

"Sono cambiata in bene o in male?"

"Non c'è un bene o un male, sei cambiata e basta. Ti amavo allora e ti amo anche adesso, non c'è alcuna differenza."

"Buonanotte Lori". Lo abbracciai, per sentire il suo calore, che più di ogni altra cosa era in grado di rincuorarmi.

"Notte", mi disse, baciandomi dolcemente.

Mi addormentai subito. Sognai il nostro matrimonio. Fu bello vedere come il mio inconscio vedeva le nostre nozze: tutto era meraviglioso, perfetto.

E tutto era destinato ad esserlo.




Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora