Aprii gli occhi e sorrisi. Non mi trovavo a casa mia, bensì a Parigi.
Ma non ero lì per un'occasione qualunque: quella sera c'era la consegna del pallone d'oro.
Io e Lorenzo eravamo molto in ansia per l'occasione... forse più io che lui. La vittoria di quel premio è ciò a cui ogni calciatore aspira, ciò che ti fa entrare nella storia, che ti rende indimenticabile.
Molti avevano detto che Lorenzo era appartenente a quel ristretto gruppo di candidati che effettivamente poteva sperare di vincere.
Lorenzo aveva lavorato tantissimo per arrivare lì ed io, in quanto sua sostenitrice numero uno, mi sentivo presa in causa.
In fondo ero io che l'avevo visto crescere: da quando aveva diciotto anni non avevo mai perso un istante della sua carriera. Anche nei tre anni in cui eravamo stati separati, non avevo mai perso l'abitudine di leggere qualsiasi notizia su di lui.
Io l'avevo visto maturare, cadere, rialzarsi, diventare qualcuno.
L'avevo visto entrare nei grandi nomi del calcio, avevo visto come le squadre di serie A avevano lottato per prenderselo.
Ed infine eccoci qua, insieme in una stanza d'hotel parigina, ad attendere la fatidica premiazione.
Ci trovavamo in città già da un paio di giorni: l'avevamo visitata in lungo e in largo, apprezzandone ogni particolarità e dettaglio.
Nonostante tutto però, quando mi fu chiesto se preferivo Milano o Parigi, la mia risposta era stata scontata: per quanto la capitale francese potesse essere meravigliosa, nulla avrebbe mai superato le città italiane e la loro bellezza, tanto più se la città in causa era Milano.
Milano, la città dei miei sogni, quella città che mi aveva fatta innamorare già dalla prima visita, quando avevo quindici anni.
Quella stessa città che poi, dopo tanti sacrifici, da sogno era diventata realtà.
Io e Lorenzo pranzammo in un ristorante lungo la Senna.
"Hai ansia?", gli chiesi, guardandolo negli occhi.
"Abbastanza direi", mi rispose.
Gli sorrisi. "Per me il vincitore sarai sempre tu"
Lorenzo si sporse verso di me e mi baciò dolcemente. Nulla era paragonabile alla sensazione che provavo sentendo le sue morbide labbra sulle mie.
Quella sensazione era rimasta totalmente immutata, dal nostro primo bacio.
Mai avrei perso quel brivido dietro la schiena che sentivo ogni volta che quel meraviglioso ragazzo mi sfiorava.
Trascorsero le ore, e fu la volta di prepararsi per la cerimonia.
Indossai un meraviglioso vestito nero, lungo, con un fantastico strascico, che mi seguiva elegantemente come la mia ombra.
Ero sostenuta da delle vertiginose scarpe col tacco, mentre in mano stringevo una borsetta Prada, abbinata al resto dell'outfit.
I miei capelli invece, cadevano sciolti sulle spalle.
Fummo scortati in auto fino al luogo dove si sarebbe svolta la premiazione.
Quando entrammo ci fecero sedere su delle sedie, di fronte ad un enorme palco, al cui centro svettava il tanto desiderato "ballon d'Or".
Vidi gli occhi di Lorenzo luccicare quando si posarono su di esso.
La premiazione fu lunga, e l'ansia crebbe in modo atroce. Proseguirono a nominare calciatori, con pause infinite da nome a nome.
Alla fine, finalmente, fu la volta dei primi 5.
Presi la mano di Lorenzo e, sfiorando io suo polso, sentii che il battito del suo cuore era accelerato.
Nominarono il 5. non era lui.
Il 4. Nemmeno.
Voleva dire che era tra i primi 3 al mondo.
Seguì una pausa, decisamente troppo lunga per i miei gusti.
Il 3 non era lui.
Nemmeno il secondo.
Eccoci qua. Sentimmo una risuonare nella sala, che ci sembrò infinite volte più forte di tutte quelle udite fino ad ora.
Disse: "The winner is LORENZO CHIESA"
Lorenzo si alzò dal suo posto per andare a ritirare il premio, mentre io sentivo che delle lacrime stavano iniziando a farsi strada sul mio volto.
Lorenzo, con quella sua eleganza innata, fece il suo ingresso sul palco.
Gli consegnarono il pallone d'oro.
A quel punto prese il microfono, ed in inglese disse:
"Volevo ringraziare tutti. Non mi merito un riconoscimento del genere.
Ho lavorato tutta la vita per arrivare qui, ho fatto sacrifici, ho subito insulti, ma ora sono qui.
Ci sono veramente un'infinità di persone che vorrei ringraziare: da coloro che mi hanno dato la possibilità di diventare qualcuno, la Fiorentina, l'Inter, e anche il Chelsea che mi ha ospitato per tre anni.
Vorrei ringraziare i miei genitori che hanno sempre creduto in me, che mi hanno sostenuto. Mio padre, che con i suoi preziosi consigli mi ha reso la persona che sono ora e mia madre, che probabilmente mi ha dato ancora più nozioni calcistiche di lui.
Devo l'anima a mio fratello Federico, quella persona che mi è sempre stata accanto, da quando ho esalato il mio primo respiro ad ora, che stringo questo premio. Premio che per me ha vinto e vincerà per sempre lui.
E infine, vorrei ringraziare l'altra metà di me, seduta lì, meravigliosa come sempre, con quei suoi occhi pieni di lacrime di commozione. A lei devo tutto. Conosce tutto di me, e nessuno è in grado di capirmi quanto lei.
Lei, che con la sua intelligenza è sempre stata la parte più bella e matura di me, che mi ha aiutato ad imparare a camminare nel mondo con le mie gambe.
Ma credo che tutto ciò che ho da dirti, amore mio, possa essere riassunto con due semplici parole:
ti amo"
Lorenzo proseguì con il suo discorso, ma io non ascoltai più nulla.
Nessuno l'avrebbe mai amato quanto me, nessuno.
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Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esiste
RomanceUna ragazza tra tante, in un giorno tra tanti, incontra la persona che sempre aveva sognato di incontrare. Una storia d'amore tra Lorenzo Chiesa, giovanissimo e promettente calciatore, e T/n, ragazza di quindici anni con un mare di sogni da realizza...