43° capitolo

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Quando mi svegliai, mi girai subito per guardare l'orologio, e il mio primo pensiero fu: tra ventiquattro ore sarò all'altare.

Eh già. Le settimane erano passate e il fatidico giorno era finalmente giunto.

Ormai tutti i preparativi si erano conclusi. Non restava altro che attendere che il matrimonio vero e proprio arrivasse.

Non vedevo l'ora.

Mi alzai dal letto e, ancora assonnata, mi trascinai verso la cucina.

Trovai Lorenzo che faceva ginnastica in salotto, davanti alla Tv.

Mentre facevo colazione venne da me e disse: "ripensamenti?"

Lo guardai, con fare di sfida e risposi: "dovrei?"

Mi sorrise e mi baciò.

Prima che uscisse dalla stanza gli dissi: "e tu hai qualche ripensamento?"

Si voltò di scatto verso di me e disse: "lasciami riflettere un istante", mentre mi sollevava dalla sedia e legava le mie gambe intorno al suo bacino.

"scemo"


Un'ora dopo uscii di casa, per effettuare l'ultima commissione prima del fatidico giorno: il ritiro dell'abito da sposa.

L'avrei portato a casa della mia migliore amica, dove avrei dormito quella notte, giusto per seguire le tradizioni.

Non vedevo l'ora di poter osservare da vicino il mio abito: era stato realizzato da Giorgio Armani in persona e, fino a quel momento, avevo avuto l'occasione di vederlo solamente sotto forma di disegno.

Quando feci il mio ingresso nell'atelier rimasi letteralmente senza fiato: il mio abito era là, al centro della stanza. Il suo lungo strascico bianco era posato dolcemente sul pavimento, mentre i pizzi del corpo risaltavano perfettamente sul manichino nero che sosteneva il vestito.

Lo fissai per quelle che potevano anche essere delle ore, ancora incredula all'idea che io avrei indossato quell'opera d'arte.

Quando mi fu consegnato l'abito, lo portai subito nell'appartamento della mia migliore amica, per paura di rovinarlo.

Quando suonai al campanello, venne ad aprirmi un'Alessandra mezza truccata.

"Che stai facendo?", le chiesi ridendo, divertita per il suo aspetto.

"Sto facendo delle prove per domani, che vuoi che faccia"

Risi e le chiesi dove potevo mettere il vestito. Mi indicò un letto in una camera che non utilizzava mai. Ve lo posai sopra, senza mai toglierli gli occhi di dosso, quasi per paura che con un battito di ciglia potesse scomparire.


Io e Alessandra restammo un po' insieme, facendo prove di trucco come due ragazzine. In fondo era divertente.

Ad un certo punto però, provai una strana sensazione.

"Ale?", le dissi, preoccupata.

"Che c'è?", mi chiese, guardandomi. "Sei pallidissima, sicura di stare bene?"

"Mi viene da vomitare Ale"

Mi accompagnò in bagno.

Quando ne uscii ero bianca come un lenzuolo. Alessandra mi invitò subito a sedermi.

"Cos'è successo?"

"Non lo so. Non era mai successo prima: così di punto in bianco...."

"Magari hai preso freddo", ipotizzò lei.

"E' agosto Ale", le risposi ridendo.

"Hai mangiato qualcosa di strano allora..."

"Ma cosa? Mi nutro di insalata, cosa potrei aver mangiato di strano?"

"A meno che....", iniziò.

"A meno che?"

"Tu non sia incinta"

Rimasi di sasso. Sì, era vero: era l'ipotesi più plausibile, eppure non ci avevo ancora pensato.  Restai immobile, cercando di assimilare la notizia.

"Ora vado giù e ti compro un test", mi disse poi Alessandra.

"No Ale tranquilla, lo faccio io"

"Tu stai qua", mi impose.

Risi. Lei sì che sarebbe stata una brava mamma.

Nel tempo che trascorse da quando Alessandra era scomparsa dietro la porta d'ingresso a quando ne era riapparsa, non feci altro che riflettere. Un bambino. Io e Lorenzo ne avevamo parlato, ma mai mi sarei aspettata che potesse accadere così presto.

Feci un bel respiro: qualunque fosse stato l'esito del test, io ne sarei stata felice.

Quando Alessandra ritornò mi chiusi in bagno, e procedetti. Era la seconda volta che lo facevo in tutta la mia vita, solo che questa volta, a differenza dell'altra, una gravidanza sarebbe stata gradita.

Quando uscii dal bagno porsi il test ad Alessandra e le dissi: "Guarda tu, io non ne ho il coraggio"

Lo prese, e lo fissò per qualche istante prima di dirmi l'esito.

"sei incinta"

rimasi a bocca aperta. Sarei diventata mamma. 


Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora