47° capitolo

693 25 8
                                    

Alla fine quei mesi di riposo assoluto mi servirono tantissimo: ero felice, completamente.

A parte la preoccupazione per il parto ormai imminente, tutte le ansie erano sparite improvvisamente, come nulla fosse.

Per fortuna non era accaduto più nulla di "strano": niente più contrazioni anomale o dolori vari. Tutto era andato perfettamente.

Ed ora stava per giungere il fatidico momento.

La mia gravidanza, in linea teorica, si sarebbe conclusa il giorno seguente.

Mi guardai allo specchio: osservai me, poi la mia pancia.

Oramai ci avevo fatto l'abitudine, non mi ingombrava più così tanto: avevo imparato le posizioni migliori per dormire, quindi non avevo nemmeno più la problematica del sonno ad assillarmi.

"devo tenerlo da conto finchè posso", pensai, sapendo che dopo la nascita del bambino tutto sarebbe stato decisamente più complicato, e che il tempo per dormire si sarebbe ridotto sempre d più.

Ormai da cinque mesi sapevamo che la creatura che portavo dentro di me era un maschio: sarebbe stato un piccolo Chiesa, pronto a scorrazzare per i campi da calcio non appena gli si fosse presentata l'occasione.

Strano ma vero: non sapevamo ancora come chiamarlo.

Ci avevamo pensato molto, ma alla fine avevamo propeso per una decisione dell'ultimo momento: solo vedendo il volto di nostro figlio avremmo capito quale fosse il nome migliore per lui.

Nostro figlio. Sentire quelle parole risuonare nella mia mente mi faceva un effetto stranissimo.

Solo un anno prima ero convinta che tutto fosse perduto, che io e Lorenzo non ci saremmo mai più messi insieme, ed ora eravamo lì, sposati e in attesa di un bambino.

Il nostro amore era la prova che il destino esiste.

Mi sedetti sul divano, con Lorenzo al mio fianco.

Pensai a come sarebbe stato fare la mamma, ed improvvisamente mi venne una paura tremenda, mai provata prima.

"Lori?", gli dissi, con voce tremante.

"dimmi tesoro", ripose guardandomi negli occhi.

"E se non ci riuscissi?", chiesi.

"a fare cosa?"

"la mamma. Non so nulla di bambini"

"sarai una madre meravigliosa", mi rassicurò Lorenzo, posando una mano sulla mia pancia, per accarezzarla.

Ma io non riuscivo a calmarmi. Mi sentivo totalmente inutile nei confronti della creatura che stava per nascere.

"Non riesco nemmeno a tenere in vita una pianta, come potrei farlo con un essere umano?", chiesi, ormai piangendo.

"amore...", tentò di dire Lorenzo, ma io ormai ero troppo preoccupata per pensare a lui.

"ho letto un sacco di libri sulla gravidanza, ma come cacchio ho fatto a non pensare di leggerne a proposito di come farlo crescere questo benedetto bambino?"

"amore stai tranquilla"

"io voglio che sia felice", dissi alla fine guardando la mia pancia, con lo sguardo offuscato dalle lacrime.

"guardami", mi disse Lorenzo.

Obbedii.

Mi prese le mani.

"Tu sarai una mamma meravigliosa, esattamente come sei una persona meravigliosa."

Fui lì lì per replicare, ma lui mi bloccò.

"E comunque fosse non sei sola. Insieme riusciremo a farlo crescere nel migliore dei modi che ci sarà possibile. Nemmeno io so nulla di bambini, ma per questo chiederemo ai nostri genitori... qualcosa ne sapranno loro, no?"

Annuii e feci un profondo respiro.

Era vero. Non aveva senso nascondersi dietro alle preoccupazioni. Tutti avevano cominciato così, i nostri genitori compresi.

Abbracciai Lorenzo, che mi baciò.

"Lorenzo?"

"dimmi amore"

"mi si sono appena rotte le acque"


Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora