Mi sedetti comodamente su una sedia degli spalti di San Siro.
Avevo portato Mattia alla mia migliore amica, quindi io potevo dedicarmi completamente a tifare mio marito in una delle partite più importanti della stagione: il derby di Milano.
Osservo divertita quanti siano gli spettatori con indosso la maglia di Lorenzo, o con cartelli del tipo: "Chiesa sposami".
Dentro di me pensai: "mi spiace, c'è chi ci ha già pensato"
Mancava ancora un'ora al fischio d'inizio, ma io ero arrivata lì secoli prima per poter assistere anche al riscaldamento: vedere Lorenzo che si allenava era una delle cose più rilassanti che potessi fare.
Accanto a me si sedette una ragazza che mi chiese: "tu per chi tifi?"
"Inter", risposi sorridendole.
Lei mi disse: "Anch'io!"
Mi fissò per qualche istante, con sguardo attento, poi aggiunse: "aspetta un attimo... io ti ho già vista"
"Molto probabile", le dissi.
"Tu sei... la ... moglie di Lorenzo Chiesa"
"In persona", le dissi, felice che la gente mi conoscesse, che anche io fossi una di quelle persone che possono dire di essere riconosciute ovunque vadano.
La ragazza mi sorrise, e si perse in mille complimenti, riguardo al mio lavoro, a nostro figlio, al nostro appartamento e, ovviamente, alla recente vittoria del pallone d'oro da parte di Lorenzo.
Dopo una mezz'oretta, in cui quella ragazza non fece altro che parlare, finalmente le squadre entrarono in campo, e si sentì risuonare nello stadio il tanto agognato fischio d'inizio.
Lorenzo dal campo mi "inviò" un bacio e fece il simbolo del cuore con le mani, rivolto verso la mia direzione.
Con le labbra mimai la parola: "ti amo". Mi vide.
Non ero così lontana dal campo... essere la moglie di un giocatore aveva i suoi vantaggi.
Iniziarono a giocare, e da quel momento in poi non ebbi occhi che per il pallone che continuava a spostarsi tra le gambi dei calciatori, che si muovevano con agili movimenti lungo l'intera area del campo.
Lorenzo fece goal. Era immancabile ormai che nella maggior parte delle partite mio marito fosse sempre in prima linea, colui che aveva la capacità di portare al vantaggio con un'incredibile semplicità.
Improvvisamente anche un giocatore del Milan riuscì ad inserire la palla nella porta avversaria.
Dopo quindi che il vantaggio dell'Inter fu reso inutile, la partita ricominciò, e l'ansia ritornò a crescere.
Ad un tratto, vidi Lorenzo afferrare il pallone con i piedi, avanzare velocemente, con la sua agile corsa portarsi davanti alla porta del Milan.
Fece un passaggio, poi la palla tornò a lui.
Lo vidi prepararsi al goal, muovere il piede per colpire la palla, ma poi accadde l'imprevisto.
Lorenzo cadde a terra.
Ma non era semplicemente caduto: c'era del sangue che fuoriusciva copioso dal suo petto.
Tutto lo stadio era ammutolito improvvisamente.
Sulle prime non capivo cosa fosse successo, ma poi realizzai.
Qualcuno gli aveva sparato.
Mi lanciai velocemente verso il campo.
Corsi in mezzo a file di spalti, di persone ammutolite, che guardavano il campo, poi me.
Delle guardie mi fermarono. Pensavano che fossi un'intrusa, ma un compagno di squadra di Lorenzo venne verso di me e ordinò che mi fosse permesso di entrare.
Ricordo che corsi a perdifiato, che mi gettai a terra, accanto a Lorenzo, e che in quello stadio non si sentì altro che il mio urlo straziante che invocava il suo nome.
Vidi gli addetti dell'ambulanza avvicinarsi al corpo steso a terra.
Strinsi la mano di Lorenzo e, per un solo meraviglioso istante, mi sembrò che rispondesse alla mia stretta.
Percepii le sue dita chiudersi sulle mie, come per dirmi: "stai tranquilla, non piangere"
Eppure io piangevo.
I compagni di squadra di Lorenzo, nonché i giocatori del Milan, si chiusero intorno al corpo di mio marito per evitare che il mondo intero potesse vedere quella scena.
Alcuni mi misero una mano sulla spalla, per consolarmi. Ma nulla avrebbe potuto restituirmi la felicità.
I medici mi implorarono di spostarmi, spiegandomi che bisognava portarlo subito all'ospedale, per estrarre la pallottola, cercando di limitare l'emorragia, nonché di evitare che il suo cuore si fermasse.
Mi staccai dal suo corpo, lasciando la sua mano solo all'ultimo, per poter sentire ancora una volta la sua morbida pelle a contatto con la mia.
Tutti mi abbracciarono, lasciarono che mi sfogassi, poggiando il mio volto nell'incavo dei loro colli.
Vedere la barella sulla quale si trovava Lorenzo trasportata dagli addetti dell'ambulanza creò un'enorme ferita nel mio cuore.
Tentai di seguirla, ma poi quella sparì insieme ai soccorritori, lasciandomi al centro del campo di San Siro, in ginocchio, con le mani sugli occhi, a piangere.
Nel frattempo l'intero pubblico era ancora là, atterrito per ciò che aveva appena visto.
Era accaduto tutto così in fretta. Forse nemmeno io avevo ben chiaro cosa fosse successo.
Eppure era successo.
Restai lì, per quella che poteva essere un'eternità come qualche minuto, inginocchiata sull'erba del campo, così fresca e viva, così poco adatta ad essere teatro di una tragedia simile.
Non ricordo come, o chi mi accompagnò, fatto sta che mi ritrovai all'ospedale, a fissare Lorenzo attraverso un vetro.
Gli avevano estratto la pallottola, che era andata incredibilmente vicina al cuore.
Aveva perso veramente tantissimo sangue.
I medici non erano certi che potesse sopravvivere.
Arrivarono i genitori di Lorenzo e Federico, che si sedette accanto a me, abbracciandomi, dicendomi che tutto sarebbe andato bene.
"Lorenzo è forte, lo sai. Ce la farà", mi disse.
Quella fu l'unica volta in cui le sue parole e i suoi abbracci non riuscirono a consolarmi.
Nulla avrebbe potuto farlo.
STAI LEGGENDO
Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esiste
RomanceUna ragazza tra tante, in un giorno tra tanti, incontra la persona che sempre aveva sognato di incontrare. Una storia d'amore tra Lorenzo Chiesa, giovanissimo e promettente calciatore, e T/n, ragazza di quindici anni con un mare di sogni da realizza...