30° capitolo

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L'aereo partiva alle 2 del mattino. Ci attendeva un viaggio lunghissimo.

Nel mese che era trascorso dalla nostra cena, avevo trasferito tutte le mie cose nel lussuoso appartamento di Lorenzo a City Life. Sarebbe stato divertente d'ora in poi vivere tra i vip nonostante fossi semplicemente una studentessa di architettura.

Era bello svegliarsi ogni mattina con accanto Lorenzo, vedere sempre le sue cose in giro per casa e poter dire di convivere con il ragazzo della mia vita.

Ci accomodammo sui sedili dell'aereo che avevamo prenotato, pronti per nove ore e trenta minuti di viaggio.

In realtà quella era la prima volta che prendevo l'aereo: nella mia vita avevo viaggiato molto ma non ero mai andata così lontana dall'Italia.

Non appena ci fummo seduti, sentimmo un dialogo a pochi metri di distanza da noi:

"Hey ma hai visto? E' Chiesa"

"Federico?"

"No, Lorenzo, il fratello più piccolo"

Mi girai leggermente vero il mio ragazzo sorridendogli, trattenendo una risata. Lorenzo odiava essere definito come "il fratello più piccolo di Federico" o "il figlio più piccolo di Enrico".

Non appena l'aereo decollò appoggiai la testa sulla spalla di Lorenzo e chiusi gli occhi, per assaporarmi ogni istante di quel meraviglioso viaggio. Il giorno seguente sarebbe anche stato il nostro anniversario: erano trascorsi quattro anni da quella volta in cui Lorenzo mi aveva guardata negli occhi e mi aveva baciata per la prima volta. Quel bacio aveva sancito l'inizio di una nuova vita, che mai avrei immaginato di poter vivere.

Tenendo sempre le palpebre chiuse, strinsi la sua mano e portai verso di me il suo braccio. Lui mi baciò in fronte.

"Buonanotte amore"

"Lo sai che non dormo se non mi trovo su un letto", gli risposi, tenendo sempre gli occhi chiusi.

"Mmh non mi sembra che ieri sera stessi dormendo, eppure eravamo sul letto...."

"scemo"

"Ti amo anch'io"

Risi.

Ad un certo punto iniziai a leggere. Quando avevo un bel libro tra le mani ero in grado di passare anche delle ore intere a leggerlo senza nemmeno accorgermi dello scorrere del tempo.

Quando chiusi il libro afferrai il telefono e aprii Instagram.

Vidi che Lorenzo aveva messo una storia che mi ritraeva mentre leggevo, con sotto scritto "La mia secchiona preferita".

Guardai Lorenzo con uno sguardo di disapprovazione.

In tutta risposta lui mi baciò, dicendomi: "ti amo amore mio".


Circa cinque ore dopo atterrammo a New York, e ci volle almeno un'altra ora per completare tutti i controlli di rito.

Prendemmo un taxi. Era stranissimo. Avevo sempre preso i taxi italiani: salendo su quelli statunitensi mi sembrava di vivere in un film.

Prima di arrivare in hotel Lorenzo mi bendò. Voleva che tutto fosse una sorpresa, e direi che ci stava riuscendo a pieno.

Mi aiutò a scendere dal taxi in quanto era un po' difficile farlo autonomamente senza l'uso della vista. 

Prima di togliermi la benda mi baciò, cingendomi la vita con le braccia. Quando finalmente tornai a vedere, mi ritrovai davanti al Plaza.

Restai a bocca aperta. Era l'hotel più famoso e lussuoso del mondo, e io alloggiavo lì, con il ragazzo che amavo.

Quando aprii la porta della nostra camera mi ritrovai di fronte ad una distesa di petali di rosa.

Lorenzo mi cinse il bacino da dietro e mi prese in braccio, baciandomi in modo assai poco casto.

Mi trascinò sul letto e mi baciò, prima sulla bocca, poi scese lentamente, fino ad arrivare al seno, e poi più giù.

Mezz'ora dopo eravamo raggomitolati sotto le lenzuola.

Lorenzo ad un tratto estrasse da sotto il letto un pacco rosso.

"Aprilo", mi disse porgendomelo.

Slacciai lentamente i nastri rosso bordeaux, che si abbinavano perfettamente al resto del pacchetto.

La prima cosa che vidi fu una borsetta, nera, meravigliosa, Chanel.

Restai ad osservarla. Quella borsa l'avevo vista la settimana prima in Galleria Vittorio Emanuele, e sapevo esattamente quanto costasse. Guardai Lorenzo a bocca aperta.

"ma... ma... non dovevi .... no... non...."

Mi zittì posando le sue labbra sulle mie, e baciandomi dolcemente.

Quando rivolsi nuovamente lo sguardo verso il pacco notai che dalla carta spuntavano delle spalline dorate.

Quando le estrassi, mi ritrovai tra le mani un meraviglioso vestito rosso bordeaux, lungo, morbido e bellissimo.

"Non è finita", mi disse Lorenzo prima che potessi aprire bocca.

Trovai nel pacco anche delle meravigliose scarpe col tacco nere.

Non avevo più parole per esprimere il mio stupore.

Lorenzo riprese a baciarmi.

"Stasera ti voglio vestita così", mi sussurrò dolcemente all'orecchio.

"E così mi avrai", gli risposi, baciandogli lentamente il collo.


Un'ora dopo, quando uscii dal bagno interamente cambiata e truccata, pronta per la cena, lasciai Lorenzo a bocca aperta.

"Sei vivo?", gli chiesi ridendo.

"Non ne sono certo", mi rispose, continuando a guardarmi e ad avanzare verso di me.


Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora