50° capitolo

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Erano trascorsi tre mesi dal parto e, ormai, si stava avvicinando il momento fatidico del ritorno al lavoro.

Sinceramente non ne avevo nessuna voglia: avrei voluto trascorrere tutta la vita al fianco del mio piccolo Mattia... eppure non lo potevo fare.

Mi alzai dal letto, molto presto... cosa che facevo sempre da quando Mattia era venuto al mondo. Mi diressi lentamente verso la cucina, cercando di non fare rumore visto che Lorenzo stava dormendo come un angioletto.

Quella notte era stato lui a svegliarsi per placare le urla di Mattia... gli dovevo qualche ora di sonno in più.

Mentre facevo colazione il mio sguardo cadde, come ormai mi accadeva di continuo, sul mio corpo: nonostante fossero trascorsi tre mesi dal parto, non ero ancora riuscita a riacquisire la forma fisica che avevo prima della gravidanza.

Posai la tazza di latte che stavo bevendo, mi diressi verso il lavandino e la rovesciai. 

Mi sentivo in due modi diversi nello stesso momento: da un lato mi sembrava di essere una stupida nel ricorrere a questi trucchi per perdere qualche chilo, sapendo perfettamente che era la via più sbagliata, dall'altro invece provavo un enorme bisogno di dimagrire, di sentirmi nuovamente bella, magra.

Quel giorno, come sempre, dopo che Lorenzo fu uscito di casa per andare agli allenamenti, io mi ero dedicata anima e corpo a Mattia.

Gli unici momenti in cui mi sentivo veramente adatta erano quelli in cui stringevo tra le braccia quella meravigliosa creatura, così innocente, così libera.

Invidiavo la perfezione di quel fantastico bambino. Lui era felice. Anzi no, non sapeva nemmeno cosa fosse la felicità. Non conosceva nulla di ciò che lo circondava, non conosceva i pericoli che si celavano al di fuori delle finestre della sua cameretta, come non conosceva tutto ciò che io e Lorenzo avevamo vissuto prima di concepirlo.

Sorrisi, immaginando il momento in cui avrei raccontato la mia vita ad un Mattia un po' più cresciuto.

Lasciai che queste immagini mi cullassero per tutta la giornata.

Non pranzai. Sapevo di farmi del male, ma allo stesso tempo mi sentivo felice nel vedere i numeri della bilancia sulla quale salivo ormai un'infinità di volte al giorno che scendevano.

Feci la stessa cosa per intere giornate, e settimane. Non facevo colazione e non pranzavo. A cena non mangiavo altro che insalate o verdure di vario genere, sempre a bassissimo contenuto calorico.

Ero consapevole del problema che mi affliggeva, sapevo che stavo sbagliando. Lo sapevo. Eppure una parte di me, una sorta di mostro che ormai controllava ogni mia azione, mi spingeva a continuare.

Filò tutto liscio fino a che, un giorno, non svenni.

Accadde a cena: ero in piedi, in cucina, quando, improvvisamente, sotto gli occhi di Lorenzo, precipitai a terra.

Quando mi risvegliai ero stesa sul divano, con Lorenzo accanto a me che mi porgeva un pezzo di cioccolato.

Provai a parlare, ma lui mi fermò.

"Come stai?", mi chiese.

"Sto benissimo, lascia che mi alzi". Provai a sollevarmi dal divano, ma Lorenzo me lo impedì.

"Mangia questo, poi ti accompagno a pesarti", mi disse poi, porgendomi il pezzo di cioccolato che teneva in mano.

Lo mangiai, anche se contro voglia. Una parte di me si sentiva ancora in colpa per ciò che stava ingerendo.

Una volta che ebbi ingoiato il cioccolato, Lorenzo mi trascinò in bagno e mi fece salire sulla bilancia.

40Kg.

Non mi disse nulla. Mi riaccompagnò semplicemente sul divano, sul quale ero stata seduta fino a qualche istante prima.

Mi prese le mani, e mi guardò negli occhi. "Amore mio. Voglio essere franco con te. Ti osservo ormai da qualche giorno, e non ti ho mai vista toccare cibo"

"Io mangio Lori, stai tranquillo"

"40 Kg per un metro e 67 non sono abbastanza, e tu lo sai"

Scoppiai a piangere. "Lo so Lori, lo so"

"Perchè lo fai allora?", mi chiese, asciugandomi le lacrime che stavano scorrendo lungo le mie guance.

"Perchè la gravidanza sfigura il corpo delle donne Lorenzo, ecco perchè. Non riuscivo più a guardarmi senza provare le stesse paure di non piacere che provavo prima di conoscerti. Ero... grassa"

"Non è vero. Non lo sei mai stata. So perfettamente ciò che comporta una gravidanza, e ti giuro che ti avrei amata lo stesso anche se fossi rimasta così per tutta la vita"

Cercai di parlare, ma Lorenzo mi bloccò. "Ti chiedo scusa. Forse avrei dovuto restare di più a casa, aiutarti con Mattia e permetterti di prenderti del tempo per te stessa. Però ti chiedo per favore,  di tornare ad essere la donna fantastica che non si faceva problemi nel mangiare. Per favore"

Mi appoggiai a lui e lasciai che le mie lacrime gli bagnassero la maglietta. Aveva ragione, ed io lo sapevo fin dall'inizio. Avrei dovuto mangiare, al massimo andare in palestra, se proprio volevo dimagrire.

Come dimostrazione del fatto che avevo capito, presi il telefono e ordinai due pizze. Non era granché come dimostrazione: il lavoro da fare era ancora tanto, ma comunque era un inizio.

Lorenzo mi baciò dolcemente, come solo lui sapeva fare.

"Amore?", mi chiese ad un tratto.

"dimmi", li risposi.

"Devo dirti una cosa... molto importante"

Gli sorrisi, curiosa di ciò che stava per dirmi.

"Sono candidato al pallone d'oro"

Lanciai un urlo di felicità e gli saltai addosso. Sapevo che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.

Per me lui era il numero uno al mondo, lo era  fin dall'inizio e lo sarebbe stato per sempre.


Lorenzo Chiesa || la prova che il destino esisteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora