47. gli altri

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Sentii il citofono, erano arrivati.
Balzai su in piedi agitato, il mio Daddy con la sua solita calma andò a rispondere e aprì il grande cancello all'entrata, disse di scendere nel garage.
Vidi nel piccolo schermo quattro macchine passare, allora due erano in ritardo.

Andai nell'anticamera dove sarebbe arrivato l'ascensore

-stai tranquillo cucciolo-

-mh-

Ma non potevo stare tranquillo li avrei visti finalmente.
Mi torcevo le mani fissando la porta dell'ascensore che si sarebbe aperta di lì a poco.

E finalmente si aprì.
Erano in sei, uno di loro era chiaramente un sottomesso, ma la prima cosa che mi colpì è che erano tutti decisamente più alti di me.

Il sottomesso era mezzo svestito, una gonna più corta della mia e nera, scarpe alte sempre nere, un crop top nero con quella che sembrava il logo di una band sopra, era pesantemente truccato e aveva i capelli decisamente più lunghi dei miei.

Tutti gli altri erano vestiti eleganti o comunque abbastanza normali e notai che due si tenevano per mano

-bentornati ragazzi da quanto non ci vediamo-

Il mio padrone si fece avanti sorridendo, abbracciò alcuni dei suoi ex sottomessi e ad altri strinse solo la mano, quasi tutti lo fissavano con reverenza, il solito sguardo che un si usa con un padrone, ma altri erano decisamente più tranquilli e lo chiamavano per nome e sorridevano, il più grande tra tutti sembrava il più rilassato, sembrava avere più o meno l'età del mio padrone, era più basso di solo pochi centimetri ma aveva un aria da padrone, infatti teneva al guinzaglio il suo sottomesso che sembrava un di un misto fra l'ansioso e l'ammirato.
Uno dei due che si tenevano per mano sembrava quasi incazzato.

-vogliamo andare di là?-

Il mio padrone precedette tutti e li fece accomodare in un ordine ben preciso, per età forse? Poi mi venne in mente che era l'ordine in cui lui gli aveva posseduti, il più grande alla sua sinistra e il più piccolo alla sua destra e tutti gli altri in cerchio, i due che si tenevano per mano erano seduti vicini e io mi misi sulle gambe del mio Daddy appoggiandomi poi al suo petto e guardandoli tutti quanti.
C'era una sedia vuota era il quinto posto

-dio quanti ricordi questo divano... ma la casa in generale, appena sono arrivato e ho visto da fuori la piscina mi sono tornate alla mente un sacco di immagini, non pensavo avrei avuto così tanta nostalgia di questo posto...
Non tornavo qui da anni, avremmo dovuto farlo prima.-

Aveva parlato il secondo da sinistra, quindi il secondo sottomesso che aveva mai avuto il mio Daddy

Matt: -ho organizzato tutto per Eli-

-vuoi dire che non ti siamo mancati neanche un po'?-

Aveva parlato il quarto abbastanza allegro

Matt: -dico solo che non avrei mai pensato di rivedervi tutti quanti insieme-

-io credo che non avresti proprio voluto rivederci. Vero Matt?-

Il terzo era decisamente incazzato, avevo avuto ragione, quello che lo teneva per mano, il quarto lo guardò con aria di rimprovero e gli strinse la mano per cercare di calmarlo

Matt: -ti sbagli Vincent, ho rincontrato molti di voi dopo che avete preso la vostra strada.
Anzi... pensavo che non saresti venuto.-

Vincent: -e infatti non volevo. Mi ha convinto Daniel.-

Come faceva a stare così calmo il mo Daddy? Se gli avessi parlato io in quel modo ci avrebbe messo due secondi a punirmi.
Ma non aveva più nessun diritto su quel Vincent

Daniel: -dai calmati...-

Disse il quarto che ormai avevo capito fosse Daniel

Matt: -sapevo che vi eravate messi insieme, Daniel me lo ha detto quasi subito, non ho mai cercato contatti con te perché sapevo non avresti gradito Vivì-

Vincent: -NON CHIAMARMI VIVÌ.-

Il mio Daddy fece spallucce e schioccò le dita, arrivò un cameriere che fece girare dei calici di prosecco, per me c'era del succo alla mela

Matt: -ok, Vincent. Se non vuoi rimanere qui vattene.-

Daniel: -calmatevi entrambi, Vì non se ne va.-

Vincent: -no, ho cambiato idea Dan. Sapevo che non sarei mai dovuto venire. Tu rimani se vuoi ma non riesco a guardare in faccia questo verme senza avere l'impressione di dover vomitare.-

E con questo si alzò e uscì dalla stanza, lo senti scendere con l'ascensore e non lo vidi più

Matt: -scusami Dan, non avrei dovuto, se vuoi andare con lui-

Dan: -no... è lui che... lasciamo stare, chiamerò un taxi e questa sera cercherò di calmarlo...-

Matt: -non è cambiato neanche un po' Vivì-

Daniel: -no... decisamente no...-

Io stavo ancora fissando la porta che conduceva all'anticamera.
Mi sembrava impossibile che quel Vincent avesse chiamato il mio padrone "quel verme" il mio padrone era sempre stato fantastico, io non avrei mai potuto avercela con lui fino a quel punto

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