74. scuola

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Il mio compleanno era stato fantastico.
E anche se camminare era stato difficile per due o tre giorni non vedevo l'ora di rifarlo.

Sapevo che anche al mio Daddy era piaciuto molto ma ogni volta che gli chiedevo di tornare nella stanza sorrideva e diceva che dovevo meritarlmelo.

Io ero bravo e non mi facevo punire, tranne le piccole punizioni che mi piacevano, ma nulla di vero, e non sapevo proprio cosa fare per meritarlo.

Ma oltre a questo erano state settimane magnifiche.

Continuava a ripetermi ogni giorno che mi amava e non avrei potuto essere più felice, i nostri bagni insieme furono molto più frequenti e diventarono momenti davvero davvero intimi.

Gli avevo raccontato la mia prima e unica relazione oltre a quella con lui, ne sembrava un po' infastidito ma non avrei mai potuto rivedere in nessun modo un quel ragazzo.
E anche lui iniziò a raccontarmi un po' del suo passato.
Da quello che avevo capito non era nato da genitori ricchi ma non sapevo molto altro, però mi aveva raccontato la relazione con il suo primo sottomesso, prima di diventare tale stavano insieme per davvero, in realtà era durata solo un paio di mesi quando erano entrambi quindicenni e poi si erano rincontrari anni dopo, uno vestito elegante che accompagnava un amico e l'altro su un palco sotto un riflettore a farsi vendere come sottomesso per togliere i debiti alla sua famiglia.

Per questo adoravo i bagni insieme a lui, piano piano stavo scoprendo chi era il mio Daddy, anzi, chi era Mattew.

Ed era una persona fantastica.
Ero così fortunato a stare con lui.

Mi aveva proposto di iniziare a farmi studiare così da potermi costruire un futuro, sapevo solo leggere e scrivere perché alle case di raccolta c'erano lezioni obbligatorie ma duravano solo per due anni.
Ma se avessi studiato avrei potuto iniziare a lavorare

Io non sapevo neanche se volevo farlo, stare con il mio Daddy era bellissimo perché andarsene?

-non devi andartene per forza amore, dico che ne avresti la possibilità se volessi, e avere un istruzione è importante, non è che ti caccio se vuoi lavorare.
Puoi lavorare e rimanere qui, puoi non lavorare, lavorare e andartene, o anche proprio non studiare
Ma vorrei che lo facessi.-

-mi sembra faticoso e basta... e poi andrei a scuola?-

-ovviamente avresti un insegnante privato ma so anche di scuole di sottomessi-

-scuole di sottomessi?-

-sono delle scuole dove tutti i sottomessi che vogliono un istruzione vanno, non sono molto grandi perché non tanti dominatori vogliono farli andare ma è una cosa abbastanza comune
Le classi di solito sono fatte da 10 persone e non sono divise in base all'età ma al livello di istruzione fino a quel momento.
Io preferirei studiarsi a casa ma se seriamente ci stai pensando sappi che c'è anche quell'opportunità-

-mh... perché preferiresti che io studiassi a casa?-

Lui mi accarezzò la schiena e mi diede un bacio sui capelli bagnati

-perché alcuni sottomessi sono degli stronzetti viziati e non voglio che ti prendano di mira.-

-e perché dovrebbero?-

-perché io sono un Daddy troppo buono rispetto agli altri e non ci sono in giro belle storie su di me.-

-tipo?-

-queste sono storie per i prossimi bagni.
Non cambiare discorso comunque, vuoi studiare o no?-

-mh... ci posso pensare un po' su?-

-certo cucciolo.-

Era così difficile prendere decisioni... di solito il mio Daddy mi ordinava di fare le cose e io le facevo sapendo che lui sceglieva il meglio per me.
Ma quella era una decisione così importante e la stava lasciando a me...
Non ero abituato a prendere decisioni.
Sarebbe stato più semplice se lui mi avesse ordinato di farlo e basta.

Intanto lui mi stava facendo uscire dalla vasca per ascigarmi

Lui voleva che lo facessi no?
Allora lo avrei fatto.
Ma io non volevo andarmene...
Non dovevo per forza andarmene se studiavo.
Però sarebbe stato faticoso... mi piaceva la mia vita semplice.
Allora poi non dovevo lamentarmi se il mio Daddy mi trattava come un bambino.
Ma a me piaceva.... certo non fino in fondo...

La questione era sempre quella, volevo poter fare quello che volevo, come fumare, bere e diventare grande.
Ma adoravo la mia vita tranquilla da bimbo coccolato.

Era quella, mi dissi, la decisione che prendevo se iniziavo a studiare o meno.

Quella notte al parco divertimenti avevo scelto di non agire, ma forse questo poteva funzionare...

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