Una grandissima cavolata

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Il giorno successivo, Emma dormì fino a tardi. Aprì gli occhi che era quasi ora di pranzo e non appena sveglia controllò il cellulare. C'erano due messaggi: uno di Elisa, che aveva scritto sul gruppo Whatsapp che Emma aveva con lei e Greta per sapere come fosse andata la serata, e uno di Andrea.

Ciao, volevo dirti che sono stato molto bene in tua compagnia. Ti andrebbe di vederci per un aperitivo oggi? Se non vuoi venire ancora a Milano posso passare io dalle tue parti

Emma lasciò ricadere pesantemente la testa sul cuscino. Aveva fatto una grandissima cavolata.

Non rispose al messaggio di Andrea fino a dopo pranzo. Da una parte il suo orgoglio femminile era appagato dall'aver fatto colpo su un ragazzo che tutto sommato non era affatto male, anzi era piuttosto belloccio. Riguardo all'aspetto fisico, Emma non aveva una pessima opinione di sé, tutto sommato si riteneva carina, specie quando curava un po' di più il proprio aspetto come era accaduto la sera prima. Certo, non avrebbe potuto ambire ad un vip come invece avrebbe potuto fare Greta, che aveva una bellezza molto più appariscente e avrebbe potuto benissimo mescolarsi al mondo delle influencer che avevano tanto successo in quel periodo, però non si considerava nemmeno da buttare. Dall'altra parte, tuttavia, non si aspettava di ricevere subito un invito ad uscire da sola con Andrea, e onestamente non ne aveva nessuna voglia. Avrebbe preferito rivederlo qualche altra volta in compagnia per capire se la diffidenza che sentiva istintiva nei suoi confronti fosse solo passeggera oppure avesse invece delle motivazioni concrete.

Per quel giorno, in ogni caso, avrebbe declinato l'invito: aveva promesso a Ricky che nel pomeriggio sarebbe andata a vedere la sua partita contro le giovanili dell'Inter insieme ai genitori, poi sarebbe tornata a casa a rilassarsi un po', dal momento che il giorno successivo sarebbero inziate le lezioni all'università e sarebbe rimasta fuori casa tutto il giorno; e infine alla sera avrebbe guardato con il fratello in tv la partita del Milan contro l'Hellas Verona. Rispose quindi ad Andrea che per quel giorno aveva già altri impegni, senza specificare troppo in cosa consistessero.

***

La settimana trascorse con una lentezza che ad Emma parve esasperante: era contenta di aver inziato a frequentare l'università, ma alla sera era esausta. Probabilmente doveva ancora abituarsi ai nuovi ritmi, ma si sentiva così stanca che non era nemmeno riuscita a ritagliarsi una serata con Greta ed Elisa per raccontare loro degli ultimi sviluppi con Andrea. Il quale aveva ormai cominciato a scriverle ogni giorno e più volte nel corso della giornata, proponendole anche di venire a trovarla in università. Emma aveva glissato, ma non poteva fare a meno di guardarsi sempre furtivamente attorno sperando di non vederlo spuntare fuori dal nulla da un momento all'altro.

Finalmente la settimana giunse al termine, e il sabato mattina arrivò puntuale il messaggio vocale di Greta.

"Ehi Em, ci vieni stasera alla discoteca di sabato scorso? Andiamo con gli stessi dell'altra volta".

Emma sospirò profondamente e anche questa volta decise di parlare direttamente con l'amica.

"Gre, io vengo però non ti azzardare a mollarmi tutta sera insieme all'amico del fratello di Beatrice come l'altra volta, ok?"

Greta parve cadere dalle nuvole: "Non ti piace? Davvero? Ma se gli hai dato anche il tuo numero di telefono, a fine serata!"

"Sì, l'ho fatto per gentilezza ma è stata una grandissima cavolata!" esclamò Emma raccontando all'amica di tutti i messaggi che aveva ricevuto durante la settimana e di come avesse temuto addirittura di trovare Andrea ad aspettarla fuori dall'università.

"Ok promesso, non ti mollerò un secondo! E questa sera guido io così puoi anche bere un po' di più dell'altra volta senza preoccuparti della patente!" ribattè l'amica. Emma sperò vivamente di potersi fidare.

Alle 18, Emma e Ricky erano incollati alla televisione per assistere alla partita di campionato in programma tra Milan e Monza. I loro rispettivi giocatori preferiti, Brahim Diaz e Ante Rebic, sarebbero partiti entrambi titolari e loro non si sarebbero persi quella partita per niente al mondo. Il cuore di Emma perse un battito quando, dopo il secondo dei due goal da lui segnati, Brahim fece il segno del cuore unendo le due mani, rivolto forse ai compagni, forse a chissà chi.

Emma lo aveva ancora davanti agli occhi quando Greta passò a prenderla quella sera, non riusciva proprio a non pensare a quel giorno in cui lo aveva visto di persona e, contrariamente a quanto si sarebbe mai aspettata, ci aveva non solo parlato, ma anche riso e scambiato qualche battuta. Se ci fosse stato lui al posto di Andrea, pensò la ragazza, non avrebbe avuto nessuna incertezza, nessuna esitazione, avrebbe accettato all'istante di uscire con lui mandando al diavolo qualunque suo programma alternativo. Però intanto era Andrea, e non Brahim Diaz, che la tempestava di messaggi, quindi era inutile continuare a pensare a lui. Decise che quella sera, avendone la possiblità, avrebbe bevuto qualcosa di forte e non avrebbe pensato a niente se non a divertirsi; si sarebbe lasciata un po' andare, e succedesse quello che doveva succedere.

Non appena la vide, Andrea ne approfittò subito per incollarsi a lei; Greta però fu di parola e non la lasciò sola con lui anzi, consapevole delle intenzioni dell'amica, la trascinò più volte al bancone del bar.

Dopo un paio di cocktails, Emma cominciò a sentire la testa diventare più leggera e tutti i suoi freni inibitori allentarsi. Ballava con Greta in modo sensuale, accentuando i movimenti del bacino messo in risalto dal tubino che l'amica le aveva fatto indossare e attirandosi gli sguardi di numerosi ragazzi, oltre che di Andrea che stava sempre nei paraggi e cercava in ogni modo di allungare le mani verso di lei. Ma Emma non se ne accorse nemmeno, sentiva solo la musica rimbombare dentro di sé e tutti i problemi, i pensieri e la stanchezza allontanarsi; li immaginava come tanti palloncini lanciati in aria, che volavano verso l'alto diventando sempre meno visibili fino a scomparire del tutto.

Quello stato di beatitudine, però, venne improvvisamente interrotto quando Emma si senti afferrare per un braccio. Era Greta che indicava un punto di fronte a loro urlando parole che ad Emma parvero incomprensibili, sovrastate dalla musica a volume altissimo.

"Non ho capito un accidente!" gridò all'amica che continuava a strattonarle il braccio. Greta si avvicinò all'orecchio di Emma e con tutto il fiato che aveva in gola urlò "Guarda laggiù!!! C'è Rafa Leão!!!"

Emma ebbe l'impressione che il mondo attorno a lei si stesse fermando mentre seguiva lo sguardo dell'amica. In una sorta di privé, leggermente rialzato e protetto da una parete di vetro, diversi giocatori del Milan stavano brindando, probabilmente al successo di quel pomeriggio contro il Monza. Tra loro la ragazza riconobbe, oltre al portoghese, alcuni giocatori con le rispettive fidanzate, come Theo Hernandez, Sandro Tonali e Matteo Gabbia, e altri invece apparentemente soli, come Pierre Kalulu, Ante Rebic e anche lui, Brahim Diaz.

Emma non fece in tempo a realizzare quello che aveva appena visto che Greta cominciò a trascinarla via tenendola per il braccio. "Che diavolo fai?" le urlò cercando di fermarla, ma Greta non ne aveva la benché minima intenzione.

"Andiamo da loro!" fu la semplice risposta dell'amica.

"Ma tu sei matta! E come facciamo? Non vedi che davanti all'ingresso del privé ci sono dei buttafuori?" domandò Emma ritrovando un briciolo di lucidità e ricordandosi di aver visto alcune persone, il sabato precedente, che avevano cercato di accedere al privé venendo ogni volta puntualmente respinti dai ragazzi della security.

"Basta che dici loro che sei un'amica di Brahim Diaz" rispose Greta alzando le spalle, come se fosse ovvio. "A Milanello è venuto ben tre volte a parlare con te, me lo hai detto tu, scommetto che di te si ricorda ancora".

"Tu ti sei completamente bevuta il cervello Gre!" protestò Emma che non riusciva però ad opporsi alla forza fisica dell'amica, molto più alta, muscolosa e allenata di lei. "Non ci penso minimamente a fare una cosa del genere, e poi figurati se lui si ricorda di me".

Tra le proteste di Emma, Greta però, facendosi largo tra la folla, era riuscita ad arrivare proprio di fronte all'ingresso del privé dove i due ragazzi della security le stavano già osservando.

Colpo di testa | Brahim DíazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora