Il 14 maggio

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"Dì la verità, sei stato tu a gufare mercoledì?" proruppe Emma con voce arrabbiata il sabato successivo, quando incontrò Andrea. Lui, che già si stava allungando verso di lei per darle il solito bacio sulla guancia in segno di saluto, si fermò confuso e contrariato.

"Non capisco" farfugliò il ragazzo. "E comunque, non ci vediamo da due settimane, mi aspettavo un'accoglienza un po' diversa".

"Mi riferisco alla partita del Milan! Un pareggio zero a zero contro la Cremonese... è stato un disastro!" sbottò Emma che per il risultato di quella gara era proprio rimasta male. Era la penultima di campionato prima del Mondiale e sembrava che tutti i giocatori della sua squadra del cuore avessero la testa da un'altra parte. Anzi, probabilmente era davvero così: chi sarebbe volato in Qatar si preoccupava solo di non farsi male, chi invece si aspettava una convocazione che poi non era arrivata doveva ancora smaltire il nervosismo e la delusione.

"Accidenti, quando ti ho chiesto se ti piaceva il calcio non pensavo che ne fossi ossessionata!" esclamò Andrea.

"Hai detto bene, ne sono ossessionata! Quindi per favore risparmiami battutine tipo quanto vi state avvicinando in classifica perché se no me ne torno subito a casa" lo minacciò Emma. Ed ecco perché non potrei mai pensare di condividere la mia esistenza con qualcuno che non tifi Milan.

"Va bene va bene non dirò più niente, adesso però salta a bordo" la esortò Andrea aprendo la portiera della propria auto. Il ragazzo le aveva infatti proposto di incontrarsi nel parcheggio per lei più comodo considerando la zona da cui proveniva e di lasciare lì la sua auto perché lui l'avrebbe portata a cena in un ristorante dalla parte opposta della città, in una zona in cui era quasi impossibile trovare parcheggio, quindi sarebbe stata un'inutile complicazione incontrarsi direttamente lì.

Emma si ritrovò a pensare che erano passate tre settimane dall'ultima volta che era salita sull'auto di un ragazzo che non fosse Gabriele, e che in quell'occasione non si era trattato di un ragazzo qualunque ma di una delle persone che più aveva desiderato di incontrare in tutta la sua vita. Ricordava perfettamente ogni singola emozione provata in quell'auto, dall'imbarazzo iniziale allo stupore nel rendersi conto di come fosse fin troppo facile chiacchierare e ridere con un calciatore famoso che avrebbe potuto facilmente rubarle il cuore, fino al desiderio, provato per tutta la sera ma avvertito in modo molto più intenso durante il viaggio a bordo di quell'Audi, di sentire ancora le sue mani a contatto con la propria pelle, di continuare a riempirsi le narici del suo profumo, di potersi scoprire attraente vedendosi riflessa nei suoi occhi, di sfiorare le sue labbra con le proprie.

No, di sfiorarle e basta Emma non si sarebbe accontentata affatto.

"Come sei silenziosa! Dì la verità, ce l'hai ancora con me perché avrei gufato?"

Emma sentì un flusso incontrollato di calore salirle alle guance. Era in auto con un ragazzo che non cercava di certo solo amicizia da lei, eppure non riusciva ad impedirsi di provare un desiderio incontrollato per un altro, che sarebbe dovuto rimanere confinato nei suoi sogni per tutta la vita e che invece un giorno si era materializzato direttamente da quei sogni. Era una situazione abbastanza paradossale, ed Emma cercò di nascondere il rossore che le era salito alle guance spostandosi i capelli a lato del viso in modo che Andrea non potesse vederlo.

"Ma no, è solo che stavo pensando al primo esame che dovrò dare a febbraio. Lo so che manca ancora tanto tempo ma ho due libri da studiare di cui uno veramente tosto ed inizio ad essere un po' preoccupata" disse senza voltarsi verso Andrea che comunque si affrettò a cercare di tranquillizzarla.

"È normale, sei solo all'inizio e non sai ancora bene come organizzarti ma vedrai che andando avanti troverai il tuo metodo e ti sentirai sempre più sicura. Ti va di raccontarmi un po' di cosa parla il libro che stai studiando?"

Colpo di testa | Brahim DíazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora