Anime tornentate

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È tutto finito

Questo fu il primo pensiero che il cervello di Emma formulò, subito dopo aver sentito le parole del suo fidanzato, in quel venerdì pomeriggio di inizio maggio in cui Brahm l'aveva raggiunta di persona al Centro Sportivo Vismara per comunicarle che il suo futuro a Milano era fortemente in dubbio. Dentro di sé Emma sapeva già come sarebbero andate le cose: il Real Madrid stava per perdere a sua volta dei giocatori importanti e difficilmente avrebbe accettato di cedere il fantasista spagnolo al Milan ad un prezzo inferiore a quello che gli avrebbe consentito di acquistare qualche altro rinforzo di pari livello. La realtà era questa, si trattava solo di prenderne atto e di accettarla.

Nello stesso tempo, però, nella parte più profonda e nascosta del suo cuore, Emma manteneva accesa una debole fiammella, un piccolo barlume di speranza. Finché il campionato non fosse finito, un miracolo sarebbe sempre stato possibile; magari la proprietà della sua squadra del cuore si sarebbe in qualche modo convinta a sborsare al Real Madrid la cifra che chiedeva. Emma sapeva che era solo un'illusione ma voleva restarci disperatamente aggrappata. Ci sarebbe voluto un miracolo, ma sperarci non costava nulla.

Anche se forse l'impatto con la realtà sarebbe stato ancora più doloroso, dopo.

I giorni che seguirono a quel venerdì pomeriggio furono un incubo per Emma che proprio non riusciva a convivere con l'idea di Brahim lontano da Milano. Non solo da lei - loro due in qualche modo avrebbero trovato il modo di andare avanti, questo Brahim glielo aveva promesso e lei ci credeva con tutta se stessa - ma anche e soprattutto dai colori rossoneri. Negli utlimi tre anni, nonostante fosse un calciatore di proprietà del Real Madrid e giocasse nel Milan solo in prestito, lo spagnolo aveva mostrato grande attaccamento alla maglia rossonera, si era sempre impegnato a fondo e aveva dimostrato a più riprese che quei colori e quello stemma gli erano entrati nel cuore. Ed Emma non poteva fare a meno di pensare al dolore e al senso di vuoto che avrebbe sentito quando, alla ripresa del campionato, tra i titolari che sarebbero scesi in campo con la maglia del Milan, Brahim non ci sarebbe stato più.

Con lui, in quei giorni, la ragazza si sforzava comunque di mostrarsi serena e positiva, anche se si sentiva morire dentro. I rossoneri erano attesi da una serie di partite decisive per la loro stagione, si giocavano l'accesso alla finale di Champions League e il quarto posto in campionato che avrebbe significato per loro la certezza di disputare il prestigioso torneo anche nella stagione successiva. Brahim doveva concentrarsi solo su quello e non essere in alcun modo distratto da altre preoccupazioni. I suoi genitori e le sue sorelle si sarebbero fermati a Milano fino al mercoledì sucessivo per assistere anche alla semifinale di andata, poi sarebbero ripartiti, e nonostante le dispiacesse non poter avere il fidanzato tutto per sé, ad Emma sembrò giusto lasciargli i suoi spazi con la sua famiglia.

Purtroppo durante la partita di campionato di sabato 6 maggio contro la Lazio, Rafael Leão subì un infortunio. Nulla di particolarmente grave ma neanche da sottovalutare, sarebbe dovuto rimanere lontano dal campo da calcio per una decina di giorni e non avrebbe quindi potuto giocare la semifinale di andata in programma mercoledì 10. Rafa poté guardare quella partita solo da bordo campo, e ciò che vide non gli piacque affatto. I rossoneri subirono fin dall'inizio del match la pressione degli avversari ma, a differenza di quanto era accaduto contro il Napoli dove erano riusciti a difendere il risultato per poi ripartire in contropiede, incassarono due reti già nei minuti iniziali della gara e, privi del loro giocatore migliore, non riuscirono più a recuperare. Certo c'era ancora il ritorno ma sarebbe stato molto difficile, anche con il rientro di Rafa, ribaltare il risultato contro un'Inter in forma come quella che si era vista non solo quella sera ma anche nelle precedenti partite di campionato.

Emma cercò di stare il più vicina possibile a Brahim dopo quella bruciante sconfitta; rimase a dormire da lui quella notte e anche la successiva, poi i due dovettero separarsi perché il Milan era atteso da una trasferta di campionato piuttosto insidiosa a La Spezia e la partenza per raggiungere la località ligure era fissata per il venerdì pomeriggio. Emma e Brahim avrebbero potuto vedersi ben poco nei giorni successivi, solo la domenica, perché la semifinale di ritorno di Champions si sarebbe giocata martedì 16 maggio e il giorno precedente il Mister voleva tutti i suoi giocatori in ritiro a Milanello per favorirne la concentrazione in vista dell'importante match.

Colpo di testa | Brahim DíazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora