Un'ultima volta

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Emma fissava il display del cellulare da diversi minuti; dopo averci parecchio riflettuto, aveva deciso di ascoltare il consiglio di Elisa e aveva composto un messaggio in risposta a quello di Brahim. Lo leggeva e lo rileggeva, si trattava di poche parole, ma non riusciva a decidersi ad inviarlo.

Era ancora lì in preda ai dubbi e alle mille domande che le affollavano la testa quando il cellulare squillò tra le sue mani. Sul display apparve il nome di Viola, la sua compagna di università, con la quale si era accordata per uscire quella sera.

"Emma scusa se te lo dico con così poco preavviso ma ce la faresti a venire un po' prima? Così mi aiuti a decidere cosa mettere stasera!" le chiese l'amica non appena ebbe risposto al telefono. Le due ragazze avrebbero infatti trascorso la serata nel bar in cui lavorava un loro compagno di università per il quale Viola si era presa una cotta. Emma sbuffò piano, avrebbe dovuto sbrigarsi, non solo ad uscire di casa ma anche a rispondere a Brahim.

Rientrò in Whatsapp, inviò il messaggio, lanciò il telefono sul letto e aprì l'armadio per decidere cosa indossare. Forse aveva sbagliato ad accettare di incontrarlo, ma ormai era fatta e non poteva più tornare indietro.

Quello che non si aspettava fu lo squillo che dopo pochi secondi annunciò l'arrivo della risposta di Brahim. Sapeva fosse lui prima ancora di guardare il cellulare perché qualche giorno prima aveva personalizzato la suoneria che accompagnava i suoi messaggi. Lo spagnolo le propose di vedersi l'indomani sera a casa sua; Emma non aveva molta voglia di ritornare lì, ma dal momento che avrebbero dovuto parlare di un argomento delicato sarebbe stato meglio farlo in un posto tranquillo in cui nessuno avrebbe potuto interromperli o disturbarli.

Quando la sera dopo Emma suonò il campanello dell'appartamento in cui viveva Brahim era talmente tesa e nervosa che le tremava la mano, e quando se lo trovò di fronte si sentì tremare anche le gambe. Lui aveva i capelli bagnati come se fosse appena uscito dalla doccia e indossava una t-shirt nera molto aderente e dei pantaloni della tuta anch'essi neri che invece gli ricadevano morbidi sui fianchi. Nonostante il freddo che l'inizio del mese di dicembre aveva portato con sé e che Emma sentiva fin dentro le ossa, pensò che avrebbe avuto una gran voglia di bagnarsi le mani scompigliandogli i capelli e poi di infilarle sotto quella maglietta. Ma come poteva pensare una cosa del genere di un ragazzo che si era lasciato distrarre da un'altra mentre stava baciando lei? Non doveva lasciarsi confondere, non doveva lasciarsi travolgere dalle emozioni che solo il trovarsi in sua presenza le provocava. Era lì per capire se fosse sincero o no, come le aveva suggerito Elisa.

"Vieni, entra" disse lui. Le posò una mano sulla schiena mentre lei varcava la soglia del suo appartamento ed Emma si sentì mancare l'aria nei polmoni. L'attrazione fisica che provava per lui era così forte da farle male, doveva sforzarsi di non guardarlo o tutte le sue difese sarebbero crollate miseramente. Dopo avergli lasciato la borsa e il piumino perché lui li appendesse, gli voltò le spalle e si avvicinò alla finestra più ampia del salotto, appoggiandosi al davanzale. Cercò di concentrarsi sulla vista della città che pullulava sotto di lei: i lampioni che illuminavano la strada, i fari delle auto che sfrecciavano dirette chissà dove, le luci che filtravano dalle finestre delle altre eleganti palazzine della zona. Si riscosse quando sentì una mano appoggiarsi sulla sua spalla. Era un tocco simile a quello di quella famosa sera di ottobre in discoteca, ma Emma questa volta, invece di andare in estasi, si irrigidì.

"Hai già mangiato? O magari vuoi bere qualcosa?" le chiese Brahim in tono gentile, ma lei scosse la testa.

"Sì ho già cenato. E no, non voglio niente, grazie". Non si voltò nemmeno nella sua direzione, così lui staccò la mano dalla sua spalla e si appoggiò al davanzale della finestra accanto a lei. Emma avvertì un'intensa sensazione di freddo e di vuoto nel punto in cui fino a poco prima era appoggiata la mano di Brahim. Ed era la stessa sensazione che sentiva nel suo cuore. Benché fosse sempre stata consapevole del fatto che tra loro non avrebbe mai potuto esserci niente più che una semplice avventura, in quel momento desiderava disperatamente che qualcosa, anche se poco, potesse ancora succedere.

Colpo di testa | Brahim DíazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora