Partenze e ritorni

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In diciannove anni di vita, Emma non aveva mai condiviso il suo letto con un'altra persona. I suoi genitori avevano abituato sia lei sia Ricky, fin da neonati, a dormire da soli nel proprio lettino, ognuno nella propria stanza; e quando stava con Gabriele, lui non si era mai fermato a dormire da lei, nemmeno quando era rimasta da sola a casa durante le vacanze di Natale dell'anno precedente. Emma aveva quindi sempre pensato che le avrebbe dato fastidio avere al suo fianco qualcuno per un'intera notte, specie in un letto che, come il suo, non era fatto per dormirci in due. Invece le sensazioni che aveva provato nelle tre notti trascorse insieme a Brahim erano state ben diverse da quelle che avrebbe immaginato, dormire vicino a lui le trasmetteva un piacevole e confortante senso di sicurezza e protezione. Per non parlare dell'irresistibile attrazione fisica che provava verso di lui: svegliarsi al mattino e trovarsi davanti il viso di Brahim che sorrideva nel sonno, con gli occhi socchiusi e i capelli arruffati era magnifico. Ogni mattina quella visione le faceva venire voglia di far aprire gli occhi nocciola del ragazzo sommergendo il suo viso di baci e scompigliando e accarezzando i suoi morbidi capelli castani, ma ogni mattina si tratteneva e restava ferma a contemplarlo come se fosse un'opera d'arte finché la sveglia che lui impostava sul cellulare non suonava. E allora lei chiudeva gli occhi e faceva finta di dormire per farsi svegliare da lui nei modi più fantasiosi che però contemplavano sempre una buona dose di coccole, spesso anche parecchio audaci.

La stessa scena si ripetè la mattina di sabato 10 dicembre, l'ultima in cui Emma avrebbe potuto avere Brahim Diaz tutto per sé nel suo letto senza doverlo dividere con il resto del mondo.

Almeno per quel giorno, comunque, i due potevano prendersela con calma perché non erano previsti allenamenti a Milanello. Il ritrovo nel centro sportivo della società era fissato per metà pomeriggio: da lì il pullman della squadra avrebbe portato all'aeroporto i calciatori e lo staff che in serata sarebbero saliti su un aereo diretto a Dubai dove sarebbero rimasti dieci giorni, impegnati in allenamenti, amichevoli ed eventi vari. Emma era consapevole che questa volta avrebbe sentito la mancanza di Brahim molto di più rispetto al mese precedente, quando lui era in vacanza e lei non sapeva nemmeno se si sarebbero rivisti ancora. Ed anche lo spagnolo non sembrava affatto entusiasta di doverla lasciare.

"Sicura di non voler provare ad entrare nella mia valigia?" le domandò qualche ora dopo che si furono decisi ad alzarsi, mentre Emma stava finalmente riuscendo a mostrargli come cucinare un piatto di pasta al pomodoro. Non ce n'era stata ancora l'occasione perché nei giorni precedenti lo spagnolo aveva sempre pranzato a Milanello e portato da là la cena per entrambi.

"Ma magari! Potevi portartene una più grande però..." rispose lei divertita. Quanto le sarebbe piaciuto poterlo fare davvero.

"Vale" si arrese lui. "Però mi devi promettere che quando torno vieni a dormire a casa mia prima che riparto per tornare a Malaga a Natale" le disse poi con due occhioni imploranti a cui non si poteva proprio dire di no. Emma distolse lo sguardo e controllò la cottura della pasta. "Ancora un minuto" decretò nell'evidente tentativo di cambiare discorso. Brahim, però, non aveva intenzione di mollare.

"Allora? Me lo prometti?" Un sospiro leggero uscì dalle labbra di Emma di fronte all'insistenza del ragazzo.

"Mh non lo so, e che cosa racconto ai miei genitori?" rispose pensierosa, rivolgendosi più a se stessa che a lui.

"Che vai a dormire a casa di un calciatore del Milan?" azzardò Brahim stringendosi nelle spalle. La ragazza scoppiò in una fragorosa risata.

"Certo come no, così mi chiudono in casa a vita!" ribatté ironica, ma fino a un certo punto.

"Por favor Ema, non avremo tanto tempo per stare insieme, torno a Milano il venti, ho tre giorni di allenamenti e poi il ventitré alla sera riparto e torno la mattina dopo Natale. E tre giorni dopo parto di nuovo per l'amichevole a Eindhoven" disse avvicinandosi di più a lei per tentare di convincerla. Emma si domandava da sempre come facessero i calciatori, perennemente impegnati in viaggi e spostamenti, a reggere quei ritmi. A lei veniva il mal di testa al solo pensiero, ma probabilmente era solo questione di abitudine.

Colpo di testa | Brahim DíazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora