Occasioni mancate

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Greta, Emma ed Elisa avevano deciso di partire per tornare a Milano nella tarda serata di martedì 1 novembre. Nessuna di loro avrebbe avuto lezione presto la mattina dopo e speravano, mettendosi in viaggio dopo cena, che il traffico del rientro dal ponte si fosse un po' smaltito. Greta aveva in programma di vedere Rafa la sera successiva, dopo la partita di Champions, mentre Emma aveva accettato un invito a cena fuori da Andrea per il venerdì. Non sapeva bene cosa aspettarsi ma ormai era decisa ad andare fino in fondo con quel tentativo. Non aveva più baciato un ragazzo dopo aver rotto con Gabriele ed era curiosa di vedere cosa avrebbe provato a rapportarsi con un altro. Sapeva di non essere innamorata di Andrea, ma pensava fosse meglio così, meglio riprovarci con qualcuno con cui non avrebbe dovuto preoccuparsi di eventuali complicazioni sentimentali. Greta aveva cercato di dissuaderla in tutti i modi dall'accettare quall'invito e anche Elisa sembrava condividere il parere dell'amica, ma ormai lei aveva preso la sua decisione e niente e nessuno le avrebbe fatto cambiare idea.

Quando Emma mise piede in casa erano quasi le due di notte e la ragazza si stupì di vedere la luce accesa in cucina e di trovare lì la madre e il fratello.

"Ciao! Ma cosa ci fate svegli?" domandò, ma le bastò osservare meglio Riccardo per capirlo: aveva il viso arrossato e gli occhi lucidi, doveva avere la febbre e anche alta. "Non stai bene Ricky?" chiese avvicinandosi e lasciando una carezza sulla testa del bambino.

"Ha trentanove di febbre" sentenziò la madre allargando le braccia e allungando poi al figlio un bicchierino di plastica contenente dello sciroppo.

"Ma stava bene quando ci siamo sentiti prima che io partissi da Firenze!" esclamò Emma ricordando la telefonata di qualche ora prima, in cui Riccardo l'aveva salutata allegramente prima di andare a dormire.

"Sì, stava bene quando si è addormentato, ma mezz'ora fa si è svegliato dicendo di avere molto caldo e in effetti era bollente. Sarà un virus che gira a scuola, diversi suoi compagni erano assenti nei giorni scorsi" disse la madre stringendosi nelle spalle.

Riccardo restò a casa per quel che rimaneva della settimana e per Emma furono giornate molto più semplici. Non avendo il fratello da recuperare a scuola e da portare agli allenamenti il pomeriggio, ne approfittò per fermarsi in università a sistemare gli appunti delle lezioni insieme ad alcune ragazze che aveva conosciuto e a cominciare a cercare di farsi entrare in testa qualche nozione. La sua prima sessione di esame sarebbe cominciata solo a febbraio, aveva ancora parecchio tempo a disposizione, ma cominciare a portarsi avanti con lo studio non sembrava affatto una pessima idea, soprattutto considerata la mole dei testi che erano stati assegnati dai professori in preparazione ai primi esami. Per Emma, che quando portava Riccardo agli allenamenti studiava per lo più nella propria auto, era molto più stimolante poterlo invece fare nella biblioteca dell'università insieme alle compagne di corso.

Emma si fermò in biblioteca a studiare anche il venerdì, tanto era d'accordo con Andrea che si sarebbero incontrati sul tardi perché lui era sempre tra gli ultimi a lasciare lo studio: voleva imparare il più possibile e la ragazza ammirava questa sua dedizione al lavoro che lo avrebbe probabilmente portato a seguire le orme di suo padre. Durante il pomeriggio, però, Emma cominciò a sentirsi accaldata e stanca e le venne il sospetto di essere stata colpita dalla stessa sindrome influenzale che da tre giorni aveva costretto Ricky, solitamente attivo e vivace, a vegetare letteralmente sul divano.

Per lei fu una tortura destreggiarsi nel traffico di Milano per tornare a casa: si sentiva esausta, aveva voglia di chiudere gli occhi, appoggiare la testa sul volante e dormire. Le sembrava che quel giorno in giro ci fosse molto più traffico del solito, ma si sforzò di restare lucida e concentrata. Se avesse potuto esprimere un desiderio in quel momento, avrebbe chiesto un autista personale. Riuscì comunque a raggiungere indenne il palazzo in cui abitava e stava per suonare il citofono, sapendo che in casa c'era Riccardo con i nonni, quando sentì squillare il proprio cellulare e rimase stupita nel leggere il nome sul display: Andrea.

Colpo di testa | Brahim DíazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora