La restante parte del pomeriggio e della serata tra Emma e Andrea continuò in modo tranquillo. Si sedettero in un bar a bere un aperitivo - per Emma rigorosamente analcolico - e chiacchierarono del più e del meno. Quando la riaccompagnò alla sua auto, il ragazzo indugiò qualche istante prima di salutarla.
"Sono stato proprio bene con te oggi, come sempre del resto. Mi piacerebbe rivederti presto, non esci mai in settimana?" le domandò.
"Preferisco di no onestamente. Arrivo a sera distrutta, tra le lezioni in università e il tempo che perdo in giro per stare dietro agli allenamenti di Ricky. E sto anche già cominciando a studiare in vista dei primi esami che voglio dare a febbraio" rispose Emma. Una smorfia di disappunto attraversò il viso di Andrea.
"Peccato, speravo di rivederti prima del prossimo weekend perché venerdì parto, torno a Catania per il ponte. Però sarò di nuovo a Milano martedì nel pomeriggio, potremmo vederci martedì sera" propose lui.
"Il 1 novembre dici? Temo non sia possibile perché anch'io sarò via per il ponte e dovrei tornare quella sera ma sul tardi" rispose Emma incrociando le braccia al petto.
"Ah e dove andrai di bello?" si interessò Andrea.
"A Firenze. Ci vive il padre di Greta che in quei giorni però sarà all'estero per lavoro, quindi io, lei e l'altra nostra migliore amica gli occuperemo casa!" disse Emma con un ghigno malandrino ad incresparle le labbra.
"Fate le brave mi raccomando, i fiorentini sono dei gran marpioni!" esclamò Andrea in tono scherzoso, anche se ad Emma parve di cogliere un lampo più cupo nel suo sguardo.
"Certo, come no!" ribattè lei in tono sarcastico, facendo apparire un'altra smorfia sul viso di Andrea.
Fare la brava, in effetti, non era esattamente un'espressione che si addiceva a Greta, al contrario di quanto si potesse dire di Elisa e anche della stessa Emma: lei aveva fatto la brava per una vita, il suo comportamento era sempre stato impeccabile sia come figlia, sia come sorella, sia come amica, sia come fidanzata. Aveva fatto la brava anche quando il suo cuore era stato inaspettatamente spezzato da due delle persone più importanti della sua vita: non aveva fatto scenate e aveva continuato a comportarsi fino alla fine della scuola con una freddezza e una padronanza di sé e delle proprie emozioni che non avrebbe mai pensato di saper mostrare. Ma lei era davvero così? O si trattava solo di un'etichetta che da sempre le era stata affibbiata e che ora cominciava a starle stretta? Emma aveva l'impressione che la crisi di identità che normalmente colpisce gli adolescenti a quattordici-quindici anni per lei stesse arrivando in netto ritardo.
"Ora però si è fatto tardi, devo andare" tagliò corto Emma allungandosi a depositare un veloce bacio sulla guancia di Andrea e sparendo poi altrettanto rapidamente dentro la propria automobile. Il ragazzo rimase per un attimo fermo a massggiarsi la guancia, desiderando di poter avere molto di più da quella che, sebbene fosse a tutti gli effetti ancora una ragazzina, riusciva a scatenare nel suo corpo delle reazioni che avrebbe voluto non doversi sforzare di tenere sotto controllo.
***
Quella settimana ad Emma sembrò la fotocopia della precedente; si sentiva come la pallina di un flipper che rimbalzava continuamente avanti e indietro da Milano, dove si recava la mattina per frequentare le lezioni, alla cittadina situata a 30 km dal capoluogo lombardo in cui abitava e in cui doveva tornare per recuperare Riccardo a scuola, e di nuovo a Milano nei tre giorni in cui Ricky aveva gli allenamenti. Quando Greta passò a prenderla il sabato mattina stava ancora finendo di preparare il trolley, ma era felice di trascorrere finalmente un weekend di riposo e divertimento con le sue due migliori amiche.
Il pensiero di Brahim aveva fatto capolino più volte nella sua testa durante quei giorni, specie quando il martedì sera c'era stata la partita di Champions e lui non era nemmeno in panchina; Emma temeva che l'infortunio che lo aveva costretto a uscire durante la partita del sabato precedente fosse più serio del previsto ed aveva avuto una mezza idea di scrivergli per sapere come stesse, ma ci aveva subito ripensato. La squadra aveva vinto comunque, rientrando in corsa per la qualificazione agli ottavi di Champions League, ed Emma si era sforzata di tenere i suoi pensieri lontano dal numero 10 rossonero.
STAI LEGGENDO
Colpo di testa | Brahim Díaz
FanficEmma è una ragazza diciannovenne che vive in una cittadina a nord di Milano con i genitori e il fratellino di dieci anni, Riccardo. Nell'estate 2022 il bambino viene scelto per giocare nelle giovanili del Milan, squadra di cui tutta la famiglia è ti...