Greta in attacco

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Emma e Greta si ritrovarono tra le mani un calice di vino per ciascuna e vennero presentate a tutti gli altri. Greta non perse tempo e si lanciò a chiacchierare con Rafa Leão, che sembrava in effetti parecchio divertito dalla sua compagnia. Emma li osservava ridere e scherzare come se si conoscessero da sempre e si rammaricò di non avere un carattere aperto e spigliato come quello dell'amica. Greta non solo sapeva sempre quello che voleva, ma sapeva anche come fare per ottenerlo, si muoveva sicura e non sbagliava mai un colpo. Emma, invece, era l'esatto contrario: nonostante sapesse molto bene anche lei quello che avrebbe voluto, non si sentiva però all'altezza di poterselo prendere con la stessa disinvoltura, grinta e determinazione che contraddistinguevano la sua migliore amica.

"Pare proprio che vadano d'accordo quei due" commentò una voce accanto a lei. Emma si sentì sollevata nel trovare vicino a sé Ante Rebic. Lo apprezzava tantissimo per il modo in cui si era comportato con Riccardo e le faceva piacere scambiare due chiacchiere con lui.

"In realtà lei preferirebbe Theo, ma questo non lo dire a Rafael" commentò Emma avvicinandosi all'orecchio di Ante per farsi sentire meglio. Lanciò un'occhiata distratta in direzione del terzino francese che però la intercettò e le sorrise strizzandole l'occhio. Di nuovo.

Ante se ne accorse. "Theo può sembrare un farfallone ma è innamoratissimo di Zoe, quindi temo che la tua amica non abbia speranze con lui, al momento. Mentre credo che tu gli sia simpatica".

"Mi domando come sia possibile, dato che l'altra volta a Milanello ci ho parlato sì e no tre minuti" ribatté Emma divertita da quel commento ma chiedendosi tra sé e sé se il croato fosse a conoscenza di qualcosa che lei non sapeva. Lui, però, preferì cambiare discorso.

"Ricky sta bene? Mi è dispiaciuto molto non poter venire a vedere un suo allenamento o una sua partita come mi aveva chiesto, ma in questo periodo ci stiamo allenando tutti i giorni perché tra campionato e Champions fino a che non ci sarà la sosta per il Mondiale giochiamo due partite alla settimana".

"Ci mancherebbe, non ti devi giustificare. Per Ricky è stata già una grande vittoria poterti incontrare e ricevere la tua maglia e il tuo biglietto. Gli hai portato fortuna davvero, sai? La sua squadra ha vinto le prime tre partite di campionato, anche il derby di domenica scorsa contro l'Inter che sembrava imbattibile! Eppure ce l'hanno fatta e Ricky ha anche segnato la sua prima doppietta con la maglia del Milan!" Emma e Ante continuarono a chiacchierare a lungo di Riccardo e delle performance calcistiche sia delle giovanili del Milan, sia della prima squadra; Emma, però, intanto si guardava attorno cercando Brahim che, dopo averle scortate all'interno del privé, ne era uscito e non aveva più fatto ritorno.

Lo vide finalmente sopraggiungere poco dopo. Aveva l'espressione tesa ma sorrise quando vide Emma in compagnia di Ante.

"Ero uscito a fare una telefonata e poi è successo un desastre, una emergencia" disse subito, quasi a volersi giustificare.

"Ma figurati non importa, spero nulla di grave" rispose Emma che invece sarebbe stata molto curiosa di sapere di che cosa si trattasse. O forse no. Probabilmente si trattava della sua fidanzata ed Emma non aveva nessuna voglia di sentir parlare di lei in quel momento.

"Invece sì che importa, sono stato io a invitarvi qui" insistette lui facendo intendere di essere dispiaciuto per essere sembrato maleducato nei confronti delle due ragazze. "Veo que no perdió el tiempo Greta!" commentò notando l'atteggiamento sempre più intimo che sembravano avere Greta e Rafael.

"Era giusto quello di cui parlavo prima con Ante" osservò Emma, notando che l'attaccante croato, nel frattempo,.si era elegantemente defilato.
"E comunque Greta è fatta così, nessuno riesce a resisterle" aggiunse buttando giù l'ultimo sorso di vino che aveva nel bicchiere. Mentre chiacchierava con Ante non ne aveva sentito il bisogno ma in quel preciso momento invece ne avrebbe voluto ancora, la faceva sentire rilassata e l'aiutava ad abbassare le difese.

"Mi sembra che Rafa non ci stia provando, a resisterle" ridacchiò il numero 10 rossonero. "Quieres un poco mas?" domandò poi, mostrandole la bottiglia dopo essersi versato un altro bicchiere di vino. Emma annuì mentre sentiva un sorriso ebete spuntarle sul viso. Adorava la sua voce quando parlava in italiano, ma le piaceva ancora di più sentirlo parlare in spagnolo e quell'alternanza tra i due idiomi la faceva letteralmente impazzire.

"Scusami, non ti ho ancora fatto i complimenti per la partita e i magnifici goal che hai segnato" disse nel tentativo di riscuotersi da quel pensiero, una volta che lui le ebbe rimesso in mano il calice di nuovo pieno. "Spero ne segnerai ancora tanti con la maglia del Milan" aggiunse poi con un sorriso. Chissà se sa già qualcosa a proposito del suo futuro, pensò tra sé e sé la ragazza. Il fantasista spagnolo, infatti, era in prestito dal Real Madrid fino a giugno dell'anno successivo: il Milan avrebbe avuto la possiblità di riscattarlo, ma lo stesso Real Madrid, versando una cifra più alta, avrebbe potuto assicurarsi il ritorno in Spagna del giovane campione. Emma non sapeva quali fossero le intenzioni delle due squadre, certo era che il numero 10 nel Milan aveva trovato spazio ed aveva ripagato la fiducia del mister con delle buone giocate. Il pensiero che lui se ne sarebbe andato da Milano la fece rabbuiare per un attimo.

"Tutto bene?" le chiese lui che evidentemente si era accorto del cambio di espressione di Emma.

"Sì, mi stavo solo domandando se sapessi già qualcosa sul prossimo campionato. Voglio dire, se lo giocherai qui a Milano o a Madrid". Emma avrebbe voluto rimangiarsi le parole all'istante, vedendo l'espressione apparsa sul viso dello spagnolo. Forse non avrebbe dovuto spingersi a tanto.

"Non lo so ancora" rispose solamente lui, ed Emma capì che sarebbe stato un arogmento da non toccare più. Si augurò soltanto che lui non smettesse di parlare con lei soltanto per quell'ingenuità. Lo spagnolo, però, ritornò subito allegro cambiando discorso e chiedendole notizie del fratello, ed Emma si ritrovò a ringraziare mentalmente Ricky per averle salvato, seppure inconsapevolmente, la serata.

Nel frattempo, la maggior parte dei compagni di squadra e delle ragazze avevano cominciato a ballare; erano tutti piuttosto brilli e anche Emma e Brahim si unirono a loro, coinvolti da quell'atmosfera allegra e spensierata.

Emma si stava divertendo tantissimo, anche se non riusciva a staccare gli occhi da Brahim che ballava sempre nei suoi paraggi. Ogni tanto, lui si avvicinava per dirle qualcosa o fare qualche battuta divertente, ma non le sembrava di percepire la tendenza, che invece aveva notato in Andrea, a cercare di invadere il suo spazio. E nonostante tutto, Emma sentiva tutto il suo corpo andare a fuoco solo a sentire l'alito caldo di lui contro l'orecchio, per non parlare della sua risata, contagiosa e irrefrenabile. Per un attimo le tornò in mente quanto l'avesse trovata fastidiosa ed irritante la prima volta che lo aveva incontrato, convinta che lui stesse ridendo di lei; in quel momento, invece, non avrebbe mai voluto vederlo smettere di ridere.

O forse sì, avrebbe voluto vederlo smettere ed esserne lei stessa la causa. Perché quello che Emma avrebbe avuto una voglia matta di fare in quegli istanti era prendere il viso del ragazzo tra le mani e stampargli un bacio sulle labbra. Subito dopo aver formulato quel pensiero, però, Emma si sentì sprofondare per la vergogna. Ma cosa le saltava in mente? Lui era gentile e simpatico con lei, ma da qui al provare anche solo una vaga attrazione per lei ce ne passava un treno. E se anche avesse assecondato i suoi istinti e ci avesse provato con lui, cosa ne avrebbe potuto ricavare? Assolutamente niente. Già era stato difficile, in quelle settimane, non pensare più al pomeriggio a Milanello e già sarebbe stato ancora più complicato, dal giorno successivo, togliersi dalla testa quella serata, non c'era bisogno di complicare ulteriomente tutto per un semplice capriccio.

Immersa in queste riflessioni, Emma non si era resa conto di aver perso di vista Greta e Rafa; fu Brahim a farglielo notare poco dopo, quando venne annunciato che la serata era finita ed il locale stava per chiudere.

"Magari sono qui fuori" disse speranzosa la ragazza aprendo la piccola borsa che portava a tracolla per controllare il cellulare. In effetti, Greta le aveva mandato un messaggio vocale circa un'ora prima.

"Ehi Em, sto andando con Rafa a casa sua, ma non preoccuparti torno a prenderti tra un'oretta".

Emma emise un profondo sospiro e si lasciò cadere su un divanetto del privé. "Chiamo un taxi non preoccuparti" digitò senza riflettere, prima di tornare ad infilare il cellulare nella borsa. Tanto di sicuro Greta aveva di meglio da fare e quel messaggio non lo avrebbe visto tanto presto.

Colpo di testa | Brahim DíazDove le storie prendono vita. Scoprilo ora