Il giorno dopo

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"Caro diario, ieri sera è stata la cosa più strana che potessi vivere: non ricordo molto bene ciò che è successo appena dopo la trasformazione in lupo, ma ricordo vividamente cosa l'ha anticipata. Quando mio padre mi raccontò il segreto della nostra famiglia, mi regalò la sua collana la cui catenina era adornata da una chiave come ciondolo. Mi disse che quella chiave apriva la nostra cantina il cui ingresso mi era stato proibito quando ero più piccolo. Ho passato al suo interno la mia trasformazione e sinceramente non so se voglio tornarci di nuovo: le mura erano piene di graffi e solchi, profondi anche diversi centimetri; le uniche cose che arredavano erano la stanza era un piccolo tavolino di metallo e uno scaffale, posto talmente in alto che avrei avuto bisogno di uno sgabello o di una scala per arrivarci. Sul soffitto era stata installata una lampadina che illuminava con una luce fioca, la gelida stanza. Ai muri, a circa cinquanta centimetri da terra, moschettoni e catene erano raccolti su degli anelli di ferro; erano un po' arrugginiti ma ancora utilizzabili. Nella stessa cantina c'era un'altra porta in ferro, anch'essa tappezzata da graffi e solchi. Provai ad infilare nella serratura la stessa chiave che aveva aperto la botola e questa scattò, aprendo la porta. Dietro a quest'ultima c'era uno stanzino con dell'altra attrezzatura che utilizzai durante la notte. Ebbi appena il tempo di sistemarmi prima che la trasformazione avesse inizio: sentii un formicolio percorrermi da capo a piedi, i peli che avevo su tutto il corpo crebbero e se ne aggiunsero altri ma la cosa peggiore furono le ossa che cominciarono a rompersi per risanarsi con un'altra forma. Penso di essere poi svenuto per il dolore perché non ricordo cosa successe in seguito, so solo che al mio risveglio, fortunatamente, trovai le catene intatte."

Era l'alba del 13 Settembre 1935 quando Tyler si svegliò dalla sua prima trasformazione. Ancora un po' intontito e tanto stanco, si ricordò di essere a torso nudo visto che si era tolto la camicia e il gilè prima del sorgere della luna. Pantaloni e boxer erano andati in pezzi, così il ragazzo si diresse lentamente verso lo zaino che aveva abbandonato in un angolo della stanza. Bevve un sorso d'acqua dalla borraccia e si vestì con il cambio che si era portato.

I domestici, che avevano cresciuto il ragazzo dopo la prematura morte del padre, erano ignari del segreto della famiglia Wilson, fatta eccezione per uno: Rafael. Quest'ultimo era arrivato in quella villa quando aveva solamente dodici anni, due anni prima della nascita di Tyler. Questo perché il padre lavorava già nella villa da un po' di tempo ed era quasi un amico per il signor Wilson, tanto che quest'ultimo gli aveva raccontato il segreto della sua famiglia. Alla morte di suo padre, Rafael rimase nella villa e strinse un forte legame di amicizia con Tyler ma venne a sapere dell'esistenza dei licantropi solo quattro anni dopo.

Tyler, dopo essere risalito dalla cantina, si chiuse in camera, prese il suo diario dalla scrivania e si sedette sul letto a scrivere tutto quello che si ricordava della sera appena trascorsa. Una decina di minuti dopo, qualcuno bussò alla porta.

<<Signorino Tyler? Sono Rafael, posso entrare?>>

Il ragazzo era talmente preso dalla scrittura che il rumore improvviso delle nocche sulla porta lo fece sobbalzare.

<<E... Entra pure.>>

Il maggiordomo aprì lentamente la porta. Indossava i suoi soliti abiti da "lavoro": camicia bianca con giacca, cravatta, pantaloni e scarpe nere.

Sia gli occhi che i capelli erano castani scuro, tendenti al nero; il suo fisico magro e asciutto lasciava pensare che non mangiasse da settimane.

<<Com'è andata?>> chiese Rafael, sedendosi a fianco di Tyler. Il ragazzo lo squadrò un attimo con occhi curiosi.

<<Ah, già, ogni tanto dimentico che anche tu sai... Francamente non è una cosa che vorrei rifare a breve.>> concluse il ragazzo, alzando gli occhi verso il soffitto.

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