La famiglia distrutta

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<<Nonno mi racconti una storia?>> chiese la bambina, allungando le manine paffute nella direzione dell'anziano.

<<Mh... una storia dici...>> pensò tra se il nonno, prendendo in braccio la bambina e facendola accomodare sulle sue gambe.

<<Vediamo... piccola Ashley tu sai cosa sono i licantropi?>>

<<I lica.. lica...>> la bambina non riusciva a ripetere quella strana parola per lei nuova.

Al nonno sfuggì uno sbuffo divertito.

<<I licantropi, detti comunemente lupi mannari, sono dei grossi cani che ->> James Rivera interruppe la frase al forte rumore di una porta che era stata violentemente aperta.

Fece scendere dalle sue gambe la piccola Ashley.

<<Aspettami qui.>> le ordinò, mentre i suoi occhi diventavano rossi.

Ashley notò solo in quel momento che l'uomo le appariva con una macchia sfocata al posto del volto e da questa erano visibili solo due puntini rossi dove ci dovevano essere gli occhi.

<<Nonno...>> borbottò la piccola, cercando di mettere a fuoco il viso.

Intanto, l'anziano aveva aggirato il divano e stava fissando la porta. Ashley si arrampicò sul morbido mobile, per poi scrutare dall'altra parte del poggia testa. In quel momento due grossi lupi, uno bianco e uno nero, apparvero di fronte a loro. I due vampiri e i due licantropi si scambiarono degli sguardi per diversi istanti che parvero infiniti ma poi al ringhio del lupo bianco, quello nero balzò nella direzione di James Rivera.

<<Nonno!>> Ashley urlò, tendendo una mano nella direzione del vecchio, rendendosi conto che questa era tornata delle giuste dimensioni ma prima che riuscisse a raggiungerlo, la stanza intorno a lei cambiò. 

La ragazza si ritrovò ad essere di nuovo una bambina, in piedi su una rampa di scale. Le ci volle qualche secondo per mettere in ordine i pensieri su quello che era appena successo. Stava fissando il pavimento ma appena realizzò, alzò di scatto la testa vedendo di fronte a lei un pianerottolo e poi una porta familiare. "Sono..." un singhiozzo improvviso attirò la sua attenzione, facendola voltare alla sua destra: la porta che conduceva alla cucina era aperta e c'era una donna, seduta su una sedia e con i gomiti appoggiati sul tavolo. La sua testa era nascosta dalle mani ma queste non riuscivano a coprire i singhiozzi che le facevamo fremere il corpo. "Mamma..." Ashley dovette rivivere la scena che per molto tempo l'aveva perseguitata: sua madre, seduta al tavolo, immersa nelle lacrime e la palese e ingiustificata assenza di suo padre. "No... io so che papà non c'è più. Ti prego mamma, smettila di piangere..." Alla bambina vennero gli occhi lucidi, provò a scendere un gradino ma questo scomparve appena avvicinò il piede, come se fosse fatto di fumo. Ritrasse l'arto ma subito dopo si sentì come percorsa da una scarica e un pensiero o per meglio dire, un brutto ricordo, la colpì come un fulmine a ciel sereno: "Aspetta... mamma, tu non puoi essere qui... tu sei –". Ashley non riuscì neanche a metabolizzare la frase che lo scenario cambiò nuovamente: sua madre scomparve dalla sedia e la ragazza vide i muri macchiarsi di un rosso scarlatto, così come i tappeti. Forti rumori di oggetti rotti e urla la spaventarono talmente tanto che si rannicchiò, portando le gambe al petto e circondandole con le braccia, nascondendo la testa tra di esse. Sentì ringhi seguiti dalla voce di sua madre straziata, abbai e vetri rotti, zampe che correvano sul pavimento e mobili che venivano distrutti; piangeva, tremava, voleva solo che tutto finisse e, poco dopo, quello scempio cessò.

Sentendo che era tornato a regnare il silenzio ormai da un po', Ashley si fece coraggio e alzò lentamente la testa. Si guardò attorno: il sangue e i segni di lotta erano presenti in tutta la casa ma mancava qualcosa.

<<Mam->> prima che potesse chiamarla, la donna dai capelli rossi come la figlia, apparve davanti alla piccola.

Il suo corpo era ricoperto di sangue, i vestiti lacerati lasciavano intravedere le ferite da cui quel liquido scarlatto stava fuoriuscendo ma la cosa più evidente era la mancanza degli occhi, le orbite erano vuote e nere.

<<Ashley...>> parlò con una voce metallica.

La piccola era terrorizzata e non riuscì a proferire parola.

<<Ashley! Perché non c'eri anche tu con me? Perché mi hai lasciata da sola? Sei debole, non sei riuscita nemmeno a proteggere tua madre!>> tuonò la donna.

<<Mamma... scusami...>> fu l'unica cosa che riuscì a dire la bambina.

Il corpo tremava senza che potesse controllarlo e si stringeva ancora di più le gambe mentre grosse lacrime le percorrevano il viso.

La donna-zombie tese una mano in direzione della figlia, come a volerle afferrare il volto. Ashley emise un urlo disperato e si ritrovò seduta sul letto dove si era addormentata la sera prima, con il viso madido di sudore e delle lacrime che le stavano offuscando la vista.

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