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"Niente dovrebbe condizionare
ciò che siamo in grado di donare"

MARGOT

Mi sveglio più volte durante la notte per colpa dei miei incubi fino a quando decido che è giunta l'ora di scendere da questo dannatissimo letto.

Alle 6.00 ho già gli occhi aperti e la mente a lavoro.

Dovevo dimenticare quello che avevo appena rivissuto e cercare di calmare il mio corpo. Lui non è qui e non mi farà mai più del male.

Ho bisogno di camminare, ho un dannato bisogno di aria.

Sarei potuta andare con la moto, ma non conosco mezzo centimetro di questa città. Che cazzo.

Non conosco neanche la casa, ma non posso di certo perdermi chiusa qui dentro quindi l'idea migliore era ovviamente gironzolare indisturbata per la villa, almeno avrei trovato qualcosa da fare.

Apro lentamente la porta per poi ricordarmi che su questo piano ci siamo solo io e Fred, quindi non devo preoccuparmi, nessuno mi avrebbe fatto il terzo grado.

Faccio qualche passo nella penombra dell'alba scendendo al piano di sotto fino a quando non inizio a sentire dei rumori provenire dal seminterrato. Decido di andare a controllare, più mi avvicino e più i rumori diventano forti e nitidi.

Ma chi cazzo c'è così presto nel seminterrato? Ma poi non doveva esserci solo il garage? È immensa questa cazzo di villa.
Non credo che mi abituerò mai a questa grandezza.

Non possono essere dei ladri vero? Oh cazzo e se lo fossero?

Non curandomi troppo dei miei, forse giusti, pensieri continuo a camminare facendomi guidare da quel trambusto.

Quando arrivo vicino al rumore quello che mi trovo davanti é uno spettacolo piuttosto attraente.

Poco lontano dalla porta del garage c'è una stanza allestita da palestra in piena regola. Tutti gli attrezzi, come: tapis ruolant, cyclette, panca, bilancieri, sbarre per trazioni e sopratutto il sacco da boxe. Il pavimento è rivestito da della gomma nera che ha contatto con i miei piedi nudi è ruvida ma allo stesso tempo morbida.
È fantastica, mai avuta una cosa del genere a casa. Mi avvicino ancora di più appoggiandomi al lato della porta a vetri.

Frederick è super concentrato nel boxare contro il sacco e vorrei sottolineare il fatto che sia senza maglia, con dei guanti che gli fasciano solo le nocche e dei pantaloncini che lasciano ben poco all'immaginazione, praticamente zuppo di sudore e con tutti i muscoli in bella vista compresi di vene in evidenza.

Non sono di certo cieca e dire che sia brutto sarebbe un fottuto eufemismo.  Ma rimane comunque il figlio del nuovo marito di mia mamma, nonché per legge mio fratellastro che alla fiera mio padre comprò quindi non avrei dovuto neanche guardarlo. Neanche per sbaglio, eppure...

«Vuoi farmi un ritratto per caso?» mi dice fermando il sacco con una mano e fissandomi con quei suoi occhi glaciali, riportandomi con i piedi per terra. Ma che diavolo vado a pensare?

E rimane una gran testa di cazzo, con un bel fisico ma una testa di cazzo, per di più con un ego smisurato.
Mi era bastato parlargli due volte per capirlo.

In compenso però avevo scoperto lo sport che praticava, pugilato.  

«No Federico, ho visto di meglio» gli dico ridendo ed è vero, indubbiamente lo è, ma una tentazione resta comunque una tentazione. Avrei resistito comunque, di certo non mi sarei abbassata a tanto.

Rovinavo sempre tutto, non avrei dovuto farlo anche sta volta.

«Sono scesa ed ho sentito dei rumori, per questo sono qui» mi giustifico subito anche se non gli sarebbe dovuto fregare niente, ormai é anche casa mia questa e posso fare quello che voglio, in ogni caso.

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