Prologo - parte 2

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... Fu una settimana divertente per i due fanciulli. Stefan abbandonò l'aria birichina e sbruffoncella, ma solo per poco, e Klara si impegnò a intrattenere i coniugi Keller con le sue performance al pianoforte. Ne furono talmente entusiasti, che il signor Keller definì Klara un piccolo Mozart, specie per la bravura incamerata a quella giovane età.

Erano i giorni più caldi dell'estate che richiamavano alla vivacità e all'esuberante divertimento fanciullesco, dove le birichinate erano intese con gli sguardi in un connubio linguistico che li concordava silenti, quando volevano celare le loro marachelle agli adulti; e di certo, non mancavano i lanci con la fionda che Stefan esibiva su ogni animaletto, facendo infuriare Klara; le favole sui draghi che dominavano il lago; i litigi, le competizioni, le invidie e le gelosie nutrite per le attenzioni dei grandi e, infine, le scazzottate a cavalcioni, uno sopra l'altro, che li accomunava nella soddisfazione convincente di prevalere sull'altro, fino a quando, rossi e lividi, Vanessa li ripuliva, immergendoli in un'enorme tinozza a strigliarli dalla polvere di cui ogni volta si imbrattavano; e la notte, ristorati dal canto delle cicale, assopiti nella lettura del libro su Peter Pan adagiato sui loro petti, con una manina di entrambi a tenere le due parti della copertina, crollavano addormentati sul grande dondolo della veranda, angelici, capo contro capo, coperti da un lenzuolo al riparo dalle zanzare, sotto gli sguardi inteneriti dei coniugi Keller.

Quando Emily Lindel fece ritorno, Klara notò un cambiamento nell'umore della madre. Ad accompagnarla a Hallstat fu un caro amico di famiglia, Mark Huber: alto, magro, dal capello nero e impomatato. Era stato un soldato delle forze armate dell'Impero tedesco. Aveva combattuto nella Grande Guerra per poi essere inserito nella Reichswehr (difesa del Reich) con il grado di Maggiore a trentadue anni. Lui e sua moglie Anja erano molto legati a Klara, anche se la bambina non comprendeva il legame che univa la madre ai coniugi Huber.

Quel giorno, tuttavia, Klara scoprì che il maggiore era anche amico di August Keller; compagni ai tempi del ginnasio. La baldoria che ne conseguì per essersi ritrovati fece storcere il nasino a Klara, che voleva bene al maggiore per le paterne attenzioni che le rivolgeva e i dei regali che Anja le mandava da Berlino. Quando, poi, l'uomo posò gli occhi su Stefan, lei sentì un vuoto di gelosia. Il bambino gli confidò, infatti, la sua intenzione di entrare in marina e sotto lo sguardo del padre, Huber raccomandò entrambi, che semmai Stefan decidesse di mantenere in futuro tale desiderio, egli avrebbe messo una buona parola per lui in Accademia. August e il maggiore si strinsero la mano, come per sugellare quel patto e Klara si imbronciò ancora di più. Stefan le stava togliendo tutte le attenzioni.

Da quella volta, Emily Lindel si recò spesso a Vienna e a Berlino per lavoro e ogni volta che tornava, il maggiore Huber la riaccompagnava. Stranamente, era presente anche maestro Vogel. Tutte le volte, però, l'irrequietezza assorbiva la donna, agevolando la sua frenesia. Sbarrava porte e finestre; controllava il telefono; proibiva Klara di girovagare sola per il lago; sobbalzava ai rumori delle autovetture che passavano per Hellstat e per le vie del borgo; chinava lo sguardo per scrutare di nascosto la gente con sospetto.

Klara percepiva una strana tensione nei comportamenti irrequieti della madre, che al trillo del telefono si irrigidiva sempre, addensando gli occhi nell'oscurità.

Klara riconobbe la stessa espressione di quando lei si rannicchiava sotto le coperte, per timore di un temporale improvviso e nella sua piccola mente comprese che sua madre aveva paura.

Si era confidata con Stefan ma, ogni volta, il bambino sbuffava infastidito ai suoi lamenti, impegnato piuttosto a concentrarsi nei suoi studi, attendendo di divenire l'orgoglio di se stesso.

Trascorsero, così, quattro anni, fino al giorno in cui, un mese d'inverno, August Keller ricevette un trasferimento alla banca di Berlino.

Le vette dei colli costellati di case sfumavano nella foschia e i prati brillavano di rugiada; la nebbiolina rendeva umida l'aria, come quell'addio sospeso su di essa.

LE CORDE DI KLARA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora