Klara comprese il desiderio di Stefan, giacché fu anche il suo. Gli lasciò decidere il finale per entrambi, acconsentendo a quel bacio appassionato, sentendosi al sicuro tra le sue braccia; rilassata al battito del suo cuore.
Si staccarono senza fiato, incastrando i loro sguardi in una sequenza rapita, che pareva voler durare per sempre, mentre il fuoco li minacciava avvicinandosi.
Klara mantenne il contatto visivo con lui in un'espressione triste e languida allo stesso tempo. Un altra bomba, intanto, non molto lontana, face tremare loro la terra sotto i piedi, mentre lo Spitfire incedeva nuovamente dopo una virata.
Arrendevole, Klara si abbandonò a lui con slancio desiderato e neanche in quel momento la sua voce si fece udire. Non l'avrebbe più sentita nelle sue orecchie; non avrebbe urlato il nome di Stefan. Maledisse le sue corde per non averle concesso di pronunciare un'ultima volta il nome dell'uomo che amava.
Il caccia slittò assordante sulle loro teste nell'istante in cui veniva intercettato dalla contraerea. Con un sibilo li scavalcò a un centinaio di metri, esplodendo al suolo.
Stefan si staccò da Klara non riuscendo a credere di essere ancora vivi, benché il fuoco attorno a loro divampasse non lasciandogli tregua. Spaziò con lo sguardo, scontrandosi con la porta di una fabbrica al di là di una linea di fuoco.
Una volta dentro la fabbrica, pensò, avrebbero certamente trovato un'altra uscita dall'altro lato dell'edificio. Guardò la ragazza e le chiuse di nuovo il viso tra le mani per infonderle coraggio.
"Siamo insieme, Klara. Io e te, qui! Noi due, soli. Affrontiamo tutto questo insieme!"
Lei affondò il volto nel suo collo, aggrappandosi alla solidità delle sue spalle. Subito dopo, Stefan la fece voltare verso la fabbrica.
"Dobbiamo oltrepassare il fuoco se vogliamo uscire vivi da quest'inferno!"
Lei guardò le fiamme che si elevavano alte e schioccanti. Era una linea sottile non propagata. Con una buona dose di fortuna avrebbero potuto farcela, ma la paura la attanagliò. Scosse il capo e lo guardò con il terrore negli occhi; sollevò le spalle e indicò la fabbrica con un cenno del capo.
Stefan comprese quelle mute parole, sebbene non ci fosse altra scelta che tentare la sorte.
"Devi fidarti di me, Klara!"
Lei sembrò arrendersi a quel tono deciso, mutando la sua espressione; divenendo più risolutiva. Si tolse le scarpe: i tacchi non le avrebbero concesso una buona rincorsa. Afferrò, poi, la mano di Stefan e affondò i suoi occhi trepidanti in quelli di lui, lucidi ma arditi.
Stefan osservò la linea fiammeggiante, le cui frustate graffiavano l'aria divenuta soffocante, nebbiosa e rossastra. La incitò con un ultimo sguardo e iniziarono a correre: i cuori pulsanti; i muscoli tesi; i respiri ansimanti di terrore; gli occhi scolpiti nell'audacia del momento.
Stefan serrò le mascelle e impiegò tutta la forza che possedeva per tirare a sé Klara, facendola agire d'istinto nel saltare sulle sue braccia. La ragazza lo strinse forte, nascondendo il volto nell'incavo del suo collo. Entrambi sentirono il calore del fuoco avvicinarsi sempre di più. Stefan chinò il viso celato nel berretto su di lei. Sentendo la temperatura aumentare, concentrò la sua tensione muscolare sullo sforzo di quel salto che gli fece oltrepassare il lato opposto, spostando l'aria in un vortice di scintille brucianti.
Con un calcio spalancò una porta secondaria dell'edificio e ci entrò. Non appena Klara rimise piedi a terra, si guardarono impressionati per la follia che avevano compiuto; i loro respiri erano talmente affannati, ancora impauriti, che le mani di uno accarezzarono il viso dell'altro e viceversa, certi che il peggio li aveva lasciati vivi.
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LE CORDE DI KLARA
RomanceHallstat, Austria 1930 Un misterioso omicidio viene consumato in un borgo cristallizzato da un lago sotto gli occhi innocenti di una bambina. Nella Berlino della seconda guerra mondiale, la pianista Klara Lindel si ritroverà a percorrere il suo pass...