Capitolo 48

55 5 39
                                    

... Come varcarono la porta di casa, una voce stranamente blanda giunse dal soggiorno.

Gretel sollevò la schiena dal divano su cui era sdraiata, cercando di mantenersi in equilibrio su una seduta alticcia. Sospirò sonoramente, mentre con gesto impacciato si portava una ciocca di capelli dietro la spalla.

Stefan la osservò, mascherando un certo fastidio. Klara era ferma sull'atrio e lo scrutò, senza manifestare irritazione. Un atteggiamento che molestò l'animo del giovane.

Si avvicinò a Gretel, che nel frattempo sventolava una bottiglia, strizzandoci dentro un occhio nella vana speranza che ci fosse rimasta qualche goccia per poi esprimere il suo malcontento con un broncio tedioso.

"Sei venuta qui a bere, Gretel?" l'ammonì lui, ficcandosi le mani in tasca con ovvia disapprovazione intanto che le sue orecchie si scontravano con un paio di tacchi scalpitare su per le scale. Sbuffò irritato al pensiero che Klara si sarebbe chiusa in camera sua, costringendolo a un altro snervante colloquio da sotto la fessura della porta.

Gretel si alzò in piedi con sensuale avvenenza o quasi, giacché il suo corpo barcollò avvicinandosi a lui con mielata letizia. Gli passò le braccia attorno al collo, soffiando sul suo viso.

"Ho litigato con Heinz!" disse, accentuando il broncio sulle labbra.

"E perché mai?"

"Ha scoperto che sono ricca!"

"Era ora!"

Lei scrollò le spalle goffamente. "C'è rimasto male perché non gliel'ho detto, ripetendo che se ne infischia dei miei soldi ..."

Lui l'afferrò per le braccia. "Conosco Heinz. Se gli interessi non è per i tuoi soldi. Dovresti dargli un po' di fiducia!"

Lei gli lanciò uno sguardo oscillante con un sopracciglio inarcato su un'espressione abulica. "Voglio essere consolata da te, così impara!" ostentò con capriccio.

A Stefan venne quasi da ridere nel vedere la sua faccia schiacciata nel gonfiore del dispetto. Lei si arpionò al suo braccio, leziosa ed esigente.

"Puoi sempre farti un goccetto insieme a me per farmi compagnia" chiosò cantilenante, strozzando un singhiozzo.

Il giovane stava per ribattere quando un suono sordo attirò la sua attenzione, facendogli voltare lo sguardo verso le scale.

Klara era ferma a metà della rampa; una spalla adagiata contro la parete; una caviglia accavallata sull'altra; i guantoni in una mano, che cozzavano contro il muro in un invito di sfida.

La ragazza non contraddiceva le capacità di Gretel nel sedurre un uomo e lei non poteva competere con quel previdente gioco di fascino irretito. Strinse le labbra, convincendosi di armare la sua abilità di seduzione in un altro modo: con una bella scazzottata!

Lo vide attento al suo richiamo, quasi attratto. Le venne da ridere e mosse le spalle. Conosceva Stefan meglio di Gretel. Lo vide, però, spostare lo sguardo sulla donna con estrema incertezza e lei batté di nuovo i guantoni sul muro, reclamando il suo sguardo.

"Ti faccio riaccompagnare a casa da Markus!"

Gretel sbalordita si raddrizzò. "Scegli i guantoni ... a me?" si additò, oscillando come un fuscello. Lui le sorrise con occhi contenti e lei, a un tratto, si sentì sobria. "Sei proprio messo male Keller. Il tuo piano così farà crepa nello scafo!" Gli batté poi una mano sul petto. "Vado a fare pace con Heinz!" biascicò gioviale.

Stefan la aiutò a indossare il soprabito e si assicurò che salisse in macchina con Markus. Quando tornò nel soggiorno, Klara era già in mezzo alla stanza.

"Boxiamo qui?"

Lei annuì, lanciandogli i guantoni che lui afferrò al volo. Si arrotolò le maniche fin sopra i gomiti, senza staccare lo sguardo da lei. Sarebbe stata una lotta contro una volontà selvaggia e il pensiero lo esaltò, mentre i suoi occhi seguivano i suoi movimenti ondeggianti e incantatori. La seguì nei passi, girando in tondo nel cerchio che si erano creati, spostando mobili e divani.

Stefan osservò Klara con occhi lucidi di sfida. Lo sorprendeva sempre. Il suo era stato un invito deterrente, che lo aveva dissuaso nell'accontentare i capricci di Gretel. Si concesse un sorriso spavaldo. Che fosse gelosa?

Klara strinse gli occhi nel percepire i pensieri che boriavano l'ego di Stefan, facendole prudere le mani nel desiderio di sgonfiargli quella spocchia appiccicata sulla faccia.

I corpi si scaldarono; i nervi tesi; i muscoli rigidi. Cominciarono a colpirsi con mosse alternate per meglio studiare gli anticipi. Klara colpiva e Stefan schivava. Lui proiettava un dritto e Klara sfondava con un destro, muovendosi di riflesso per poi piegarsi in una finta, abbassare la guardia e sorprenderlo con un gancio.

Lui gettò un'occhiata su quei guantoni, che lo colpivano per abbattere le sue debolezze; per prenderlo per mano e trascinarlo fuori da quei parametri austeri che il sistema aveva impresso anche su di lui, imprigionandolo dentro una divisa; dimenticando la sua vera passione per il mare. Klara voleva cancellare dal suo animo quella rigida moralità che non lo distingueva; lo stava preparando per fargli conoscere il suo mondo. Stefan lo comprese, investito da quelle movenze che non mostravano alcuna fragilità.

Lei stava comunicando.

Quel combattimento era una disciplina per ricordargli che la vera essenza del bambino di Hallstat era sempre stata dentro di lui e Klara voleva che riemergesse.

A un tratto, Stefan si sentì avvilito e demotivato dall'iniziativa della ragazza. Il desiderio di riaffiorare nel mondo che tanto aveva sognato e che lei gli stava mostrando con semplicità, gli pervase l'animo, la mente e osservò quei guantoni per cercare di colmare il vuoto nel suo petto.

Presto la guerra lo avrebbe richiamato. Il mare lo attendeva. I suoi tramonti lo reclamavano, come una sirena attira un marinaio nel trepido canto della desolazione.

Un dritto sul mento gli fece scattare la testa all'indietro. Klara sorrise alla scomposizione alterata di quella riga impeccabile sui capelli del giovane.

Riprendendo capacità nella mente, Stefan l'avvinghiò in una finta tenendola ancorata al suo petto. I muscoli delle sue braccia erano gonfi e in tensione.

Klara dischiuse le labbra impaurita per la scarica che le frustò la schiena. I sensi le si annebbiarono e la sua mente si annullo, eppure le sue reazioni, sebbene lo facessero adirare, erano sempre mirate a farlo scontrare con le sue stesse sensazioni, desiderando di trasmettergliele non potendogliele sussurrare.

Sentì il cuore batterle forte e il respiro affannarsi. Lui era troppo vicino; le sue labbra soffiavano sulle sue in quella morsa tesa e incisiva, che le fece infiammare il volto. I suoi occhi si inumidirono; mille emozioni le esplosero nel petto. Ebbe paura. Paura di ciò che provava; paura che lui si allontanasse di nuovo da lei; paura che i suoi propositi di avvicinamento fossero dettati dal suo mutismo per poi ingannarla.

Volle ribellarsi a quella paura e lo capocciò sul mento per fargli mollare la presa. Come si liberò scappò verso le scale, lasciando Stefan frastornato, dolorante e con una mano sul muso, chiedendosi cosa mai fosse successo per lei reagire in quel modo?

LE CORDE DI KLARA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora