Allertata dal marito, Anja si era precipitata a casa di Stefan. Il volto della donna tramutato nel dolore fece stringere il cuore al giovane. Osservava quelle mani amorevoli carezzare il viso di Klara, su cui era impressa ancora quella violenza mentale, che qualcuno le aveva voluto arrogantemente imprimere per soggiogarle l'animo e farla cedere nella sua unica debolezza. Il ricordo!
Aveva provocato i suoi inseguitori e questa era stata la prima conseguenza di quel gesto. Klara, però, sapeva a cosa sarebbe andata incontro. Aveva scorto l'acredine e l'audacia nei suoi proponimenti pronunciati senza timore. Voleva la verità e l'avrebbe ottenuta a qualsiasi prezzo. Che cosa la sua mente avrebbe elaborato da quell'incontro inaspettato, non appena destata, fu un quesito che mise Stefan sulla difensiva. Klara non era più al sicuro, ma a lei poco sarebbe importato.
Qualche ora più tardi, dopo aver vegliato su Klara con tutto l'amore che le riversò, Anja si congedò, non prima di aver donato una confortevole carezza a Stefan, il cui sguardo inquieto e turbato non riusciva a rasserenarsi.
«Chiamami se dovessi avere bisogno!» gli mormorò con un sorriso materno.
«Lo farò!» rispose lui, baciandola sulla fronte. Rimase, dunque, sull'uscio fino a quando non la vide salire nella macchina con Eder.
A passi lenti e mogi salì nuovamente in camera di Klara. La penombra del pomeriggio era fredda e rifletteva una luce metallica e cupa. Avvicinò la poltrona al letto e si mise comodo a vegliarla con turbolenta agitazione nell'anima, seppur cercasse di mantenersi placido. Si portò le mani sul viso stanco, preoccupato. Sentì il peso spazientito dell'ansia comprimergli il petto, logorandolo con inquieta apprensione. Rimase così per un bel pezzo, quando la dolcezza di due piccole mani si adagiò sulle sue allontanandole dal suo viso.
Stefan sentì il cuore cedergli. Non si era accorto che Klara si era svegliata; non l'aveva udita scivolare fuori dal letto. La vide inclinare il capo di lato e rivolgergli un mesto sorriso, che dileguò in parte la preoccupazione sul suo volto.
«Klara!» la invocò con dolce e dolente affanno.
Lei lo sbirciò, desiderando dissipare quel tormentoso senso di impotenza che ancora deprimeva il giovane. Lentamente si sedette sulle sue ginocchia, scivolando su di lui per rannicchiarsi sul suo petto nel desiderio di sentirsi al sicuro.
Stefan chiuse gli occhi vinto da quella dolce iniziativa, che lo travolse nell'impulso di stringerla forte a sé in una protezione senza alcun limite. Sentì il suo capo adagiarsi sulla sua spalla e si quietò l'animo. Le accarezzò i capelli, adagiando una guancia sui suoi ricci.
«Non puoi più rimanere sola, Klara. Lo sai, vero?» Sentì la sua testolina muoversi in un lento assenso.
«È riuscito a fuggire, Klara!» le rivelò poi in un sussurro. Lei si strinse di più a lui, dilaniandolo con la sua morbidezza.
«Quell'uomo ti ha aperto la mente in particolari che cercavi di tenere sepolti?!» Il suo capo si mosse di nuovo. Lui la strinse più forte a sé.
«Me lo hai fatto vivere, Klara! Hai condiviso con me quel momento ed è stato straziante.»
L'afflizione di quel tono le fece sollevare lo sguardo su di lui, triste e rammaricato. Scosse il capo; sbatté le palpebre; gli occhi intristiti lo fissarono pupilla per pupilla, muovendo lo sguardo dall'uno all'altro occhio, comunicandogli il suo sconforto. Lui le prese il viso con una mano, cercando di placare quel linguaggio agitato.
«È successo, Klara! Lo so! Non avresti voluto che io ti vedessi in quello stato, ma non è ragione di vergogna. L'averlo vissuto anch'io mi ha fatto riflettere su molte cose.» Fece scorrere un pollice su quel viso piccolo e tenero. «Ti proteggerò, Klara!»
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LE CORDE DI KLARA
RomanceHallstat, Austria 1930 Un misterioso omicidio viene consumato in un borgo cristallizzato da un lago sotto gli occhi innocenti di una bambina. Nella Berlino della seconda guerra mondiale, la pianista Klara Lindel si ritroverà a percorrere il suo pass...