Capitolo 14

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... Una bionda dalla bocca rossa e carnosa, il capello ben pettinato e ondulato sulle spalle apparve sull'uscio, fiondandosi procace sulle sue labbra.

Klara fermò la sedia; le gambe a mezz'aria; l'espressione confusa e sbigottita con una profonda O pronunciata sulla bocca simile a quella della fatina Trilly quando scorge il suo Peter Pan compiere qualcosa di indecoroso.

Stefan si sentì travolgere da quel bacio prepotente, che quasi si affannò a staccarsi di dosso. Il riavvicinamento con Klara gli aveva fatto dimenticare Gretel. Quando questa , alla fine, si separò di qualche centimetro, lo carezzò con avidità e possesso.

"Ho dovuto sapere da tuo padre che eri tornato, mettendomi al corrente delle tue nuove mansioni" e sbuffò rivolgendo al cielo un'aria contrariata. "Perché non mi hai chiamata?" lo urtò con un broncio severo e offeso.

"Ho avuto da fare, Gretel. Perdonami!"

Lo oltrepassò e lui richiuse la porta. Camminava con il corpo eretto; la schiena così dritta che la curva dei seni era evidente sul vestito verde di lana fina dal corpetto attillato sotto un cappotto nero. le sue gambe erano chilometriche e sentendo la presenza dell'uomo alle sue spalle si voltò avvinghiandosi a lui.

Klara si sforzò di riprendere il controllo sull'effetto di quelle impressioni turbolente, che le fecero sbattere le palpebre con agitazione. Si mise comoda sullo schienale; le mani ben ferme tra le gambe per meglio tenere dritta la postura e i piedi che ciondolavano lenti e impertinenti, in linea con quello strano sorriso che apparve sul suo volto di chi non volesse perdersi neppure una virgola di quella scena.

Gretel si fermò in mezzo al corridoio non appena la vide. Il suo sguardo divenne rigido e non riuscì a nascondere la sua irritazione.

Klara le sventolò una mano con occhi sgranati e allegri, in un sorriso smagliante ma solo per nascondere quello strano senso di atonia che le investì il cuore.

- Un campione non mostra mai le sue debolezze all'avversario. - Le parole di Johann le diedero coraggio.

Gretel la guardò come si guarda una barbona che mai avrebbe potuto competere con la sua classe e si rilassò, rivolgendole un sorriso sarcastico e sciacquato.

"La pianista?" Scosse il capo euforicamente scioccato. "Non posso crederci! E' una tizia fuori dai parametri femminili."

Stefan si sentì irritato. Osservò Klara come solo lui sapeva fare, senza farsi scoprire da Gretel, e gli venne da sorridere al modo bizzarro della ragazza di presentarsi. Klara si distingueva su tutto, anche sull'abbigliamento e lui sapeva quanto potesse essere sobria, raffinata ed elegante. Il suo sguardo elfico e ammaliatore le permetteva di specchiarsi su tutte le bellezze del mondo.

"Mark mi ha dato un compito e devo eseguirlo fino a quando non sarò richiamato in servizio!"

Lei protestò. "Devi fare da balia a una ragazzina quando dovresti stare per mare a farti valere?" Puntò un indice contro di lei. "Ti farà indebolire e la tua carriera ne risentirà ..." scosse il capo indignata. "Ma guardala! E' pure muta!"

"Adesso basta, Gretel!" la richiamò lui altero, fulminandola con occhi glaciali.

Klara non si scompose né si sentì offesa. Era abituata a parole ben peggiori che l'avevano accompagnata a scuola o nelle competizioni musicali, persino al conservatorio. Certo, le parole facevano male. Era consapevole di non fornire una buona immagine di sé ma andava fiera della propria dignità a differenza di quella bambolona tutta curve che, certamente, non avrebbe saputo articolare un discorso politicamente corretto per via di un cervello ammuffito tra i canoni comportamentali di una femmina dell'epoca, pettegola, svampita e forse solo buona a sfornare pagnotte ariane.

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