Un bussare persistente alla porta d'ingresso fece sobbalzare Stefan. Strinse un occhio. Era ancora buio fuori; non era neppure l'alba e Klara era stretta al suo petto immersa in un sonno sereno.
Si rilassò sul cuscino, pensando di avere sognato, ma come tentò di assopirsi il bussare tornò a picchiare con più insistenza.
Questa volta, a malincuore, lasciò andare Klara, sollevandosi a fatica dal letto.
Scese al piano inferiore e non appena aprì la porta una Wilma trafelata e sgomenta irruppe come un fulmine all'interno dell'abitazione. Stefan richiuse la porta, guardandola incuriosito.
"Dov'è Klara?" domandò la donna con tono ansioso. Un rumore alle sue spalle la fece voltare, direzionando lo sguardo sulla rampa più alta delle scale.
La ragazza la osservò stringendosi nella vestaglia. Il suo sguardo trafiggeva la cantante con miriadi di mute parole. Wilma sentì un brivido scenderle lungo le scapole e capì: Klara sapeva!
Mezz'ora dopo, Wilma era accomodata stancamente su una poltroncina intenta a passarsi l'angolo di un fazzoletto bianco sugli occhi.
Con sguardo freddo e diffidente, Stefan analizzava ogni suo accenno di coerenza, sebbene nelle sue parole non avesse scorto alcuna sfumatura di contraddizione. Klara, invece, aveva lo sguardo fisso nel vuoto. Quando l'aveva udita parlare, arpionata al telefono, ne aveva assorbito il turbamento e rivissuto l'angoscia di anni prima.
"Avevo bisogno di lavorare" continuò a dire "e girovagando per i locali del Reich non fu difficile udire di lavoretti che il partito offriva nel più totale riserbo per il bene della Nazione" sollevò un sopracciglio "anche ben retribuito."
Tirò su col naso. "Così una sera conobbi qualcuno tramite il mio vecchio impresario, dicendomi che avrei dovuto farmi ingaggiare al Dicke e tenere d'occhio una giovane pianista muta!" Klara sollevò lo sguardo spento su di lei.
"Avevo pensato che fosse un lavoro semplice e non incisivo. Dovevo solo riferire i suoi spostamenti e i suoi incontri!" Sospirò. Le mani le tramarono; le dita strinsero gli angoli del fazzoletto. "In seguito, osarono di più!"
Stefan si accigliò. "Che cosa ti hanno chiesto?"
Il tono cupo del giovane la fece sobbalzare. Le sue ciglia sbatterono nervosamente. "Di entrare in confidenza con lei ... Farle rivelare certe cose ..." scosse il capo confusa " ... dei dettagli durante la morte di sua madre!"
Klara si raddrizzò e Wilma boccheggiò con apprensione, sentendosi osservata con cipiglio. Sollevò le spalle rigidamente. "Chiesi loro più informazioni o non sarei riuscita a entrare in confidenza con lei, così mi dissero che sua madre doveva averle affidato qualcosa e che io dovevo scoprire che cosa!"
Stefan si rabbuiò. "Che cosa ti ha fatto cambiare idea?"
La donna abbassò lo sguardo. "Ho conosciuto Klara. Mi ha messa a mio agio. Mi ha fatto riscoprire l'amore per il mio lavoro. La sua musica mi ha travolta e ... ho temporeggiato!" Fece una pausa colma di irrequietezza.
"Non appena mi hanno ordinato di attirarla fuori, minacciandomi di diffamarmi se mi fossi rifiutata, mi sono opposta!" Scosse il capo con enfasi e la chioma bruna le si diradò sulle spalle.
"Non mi ero accorta che Klara mi stesse ascoltando e che decidesse di affrontarli ..." I singhiozzi la scossero, costringendola ad affondare il volto nel fazzoletto.
Wilma era amareggiata nel suo rincrescimento e Klara le credette. Scrisse qualcosa in un biglietto e glielo porse:
"Sai chi è il loro capo?"
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LE CORDE DI KLARA
RomanceHallstat, Austria 1930 Un misterioso omicidio viene consumato in un borgo cristallizzato da un lago sotto gli occhi innocenti di una bambina. Nella Berlino della seconda guerra mondiale, la pianista Klara Lindel si ritroverà a percorrere il suo pass...