Capitolo 37

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... Il cielo fuori era fosco e tenebroso quando i due giovani si immersero nella notte buia per le vie silenziose.
Giunti nei pressi dell'hotel Rome, una camionetta militare sfrecciò davanti a loro con i fari accesi, facendoli affondare nell'oscurità di una viuzza.

«C'è mancato poco!» sospirò Stefan, trattenendo Klara nel vicolo, mentre lui sbirciava fuori. Le prese, dunque, la mano e continuarono ad avanzare rasenti le mura dei palazzi scalfiti.
Impiegarono altro tempo prima di scorgere in lontananza la villetta.

Il silenzio era tombale. Neanche il latrato dei cani o il miagolio dei gatti randagi riuscivano a spezzare quell'atmosfera di cupo mutismo. La città non dormiva. Era in crescente attesa che gli incubi della notte si dissolvessero in un mattino ancora lontano.

Klara percepì le presenze dei nottambuli attraverso le tende tirate alle finestre delle case. La mano di Stefan era calda e lei ne trasse conforto. I suoi occhi erano fissi su quella schiena protettiva e rassicurante. Sorrise all'immagine di lui che incassava i suoi pugni con quel broncio serrato di chi stava inghiottendo il proprio orgoglio per poi non risparmiarsi nel farle da scudo col proprio corpo.

Qualcosa, dopo un po', attirò l'attenzione della ragazza, costringendola a strattonare la mano del giovane fino a farlo fermare e sospingerlo ai piedi di un grande albero, la cui rigogliosità li nascose dall'alone di luce di un lampione.

Stefan la sbirciò confuso e lei sporse un indice a indicargli il muso di un'automobile nera avvolta nel buio di una stradina.

Il giovane si irrigidì, notando il fregio bianco sul cofano anteriore dell'auto. Erano sempre in agguato e loro erano costretti a passargli davanti. Non c'erano altre vie da percorrere oltre quella principale.

Klara comprese il disagio di Stefan e non si scoraggiò. Scrisse qualcosa sul taccuino, gli batté sulla spalla per farlo voltare verso di lei e glielo porse.

"Affrontiamoli!"

Stefan allargò gli occhi. «Non dirai sul serio?! Non sappiamo neppure in quanti sono» le bisbigliò sbigottito per quella proposta.
Lei scrisse ancora, mentre il giovane non schiodava la vista da quella visione funesta. Si sentì picchiettare nuovamente sulla spalla e si voltò. Questa volta, Klara trattenne il biglietto tra le mani ben fissato alla sua altezza.

"Se si accorgono di me, so come seminarli. Per non allarmare i militari di pattuglia mi seguiranno a piedi, mentre tu potrai controllare la loro automobile e cercare degli indizi su di loro!"

Stefan la guardò incredulo. «Ti ho per caso dato un pugno in testa sul ring e non me ne sono accorto?»

La vide mimare una risata. Sembrava tranquilla, mentre lui era ben consapevole del pericolo che avevano davanti. La vide scrivere ancora.

"Non sanno neppure che siamo fuori e che ci siamo accorti di loro."

Stefan tracannò aria, scuotendo il capo esasperato. Quegli uomini non lo avevano mai visto, ritenendo impossibile riuscire ad attirare la loro attenzione. Klara, invece, stava cogliendo l'opportunità di frugare in quell'auto.

«Non sono neppure armato!»

La vide raddrizzarsi con lo sguardo serio su un atteggiamento risoluto.

"Io sì!" gli mimò determinata, sollevando la mano a slacciare i nodi sul cappuccio del suo cilindro.
Lui sussultò. Klara faceva sul serio. Non aveva nessuna intenzione di assecondarlo. Se si fosse rifiutato, era certo, si sarebbe scagliata ugualmente su quell'autovettura.

"Fidati di me, Stefan. Ci vediamo all'incrocio del secondo isolato!"
Le vide muovere le labbra, mentre gli porgeva lo zaino insieme alla custodia del violino, che lui prese con mani incerte per poi voltare lo sguardo verso il secondo isolato indicatogli avvolto nel buio di alcuni lampioni spenti.

LE CORDE DI KLARA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora